Le Lucciole.... better Fireflies!

in #animal7 years ago

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LE LUCCIOLE

Maggio è il mese delle lucciole. Avete mai osservato un campo di grano di notte? Migliaia di piccole lanterne si accendono e si spengono facendo intravedere le spighe che mosse dalla leggera brezza formano come delle piccole onde del mare. I contadini non temono la natura di notte perché la conoscono a menadito. In fondo, in fondo c’è il campo di grano che è quasi maturo perché il verde sta deviando verso il giallo, a destra c’è il pescheto dove le verdi foglie riparano le pesche ancora acerbe e piccole ma sulla buona strada per diventare grosse e mature, a sinistra la vigna si è rivestita di verdi rami che fra poco faranno sbocciare i fiori. Le prime ciliegie sono quasi rosse e già si avverte il profumo fresco ed amarognolo trasportato dal vento. Le fave, i piselli ed i fagiolini sono verdissimi e non si riesce a capire se sono maturi. Avvicinatevi ed individuerete chiaramente i frutti pronti per la raccolta, quelli ancora in maturazione ed i fiori. E che dire dei ‘’fragulun’’ (così venivano chiamate le fragole)? Con la luce delle lucciole si riesce solo a vedere il verde delle foglie. Avvicinatevi ed i bellissimi frutti rossi e profumati fanno capolino in tutto il loro splendore. Anche i fichi sono ‘’avanti’’, infatti in luglio assaggeremo i primi ‘’mataloni’’.
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A proposito lo sapete che il frutto della pianta di fico non esiste? O meglio il frutto che noi mangiamo è il fiore stesso ma lo chiariremo meglio in un’altra occasione. Maggio è il mese della Madonna. A San Tommaso tutte le sere si faceva la processione. Iniziava nella strada comunale ed in aperta campagna, quindi proseguiva per i viali della chiesa. Si recitava il rosario e si faceva una sosta per ogni stazione della via Crucis. Alla fine tutti confluivano in chiesa dove un frate o un prete forestiero teneva una predica. La processione avveniva al buio perché di giorno i contadini lavoravano. Migliaia di lucciole illuminavano il cammino. Noi bambini ci divertivamo a rinchiuderle fra due mani con le dita divaricate quasi a formare una lanterna. I piccoli animaletti continuavano imperterriti ad accendersi ed a spegnersi. In testa alla processione c’era Rino ad Blen (Rino figlio del contadino del prete Urbano soprannominato Blen dal cognome vero Belli) che portava un’enorme croce di ferro. Alcune pie donne portavano delle candele accese con le fiamme che mosse dal vento si muovevano e proiettavano delle grandi ombre per terra e sulle piante. A quel tempo non esisteva l’inquinamento luminoso, non un palo della luce, non una lampadina accesa fuori dalle case, non un auto che passava con le luci accese. Il mio ricordo della luce è di qualche cosa che si muove perché le lucciole e la fiamma delle candele risentono della brezza. Alla processione partecipavano soprattutto donne, ragazze, bambini e pochi uomini. La recita del rosario avveniva in latino e nessuno si rendeva conto degli strafalcioni che spesso recitava. Praticamente alla partenza da una stazione della via Crucis il prete dava il ‘’la’’ cioè recitava solo l’inizio e tutti i devoti continuavano. Siamo alla fine degli anni 50 e ci troviamo a San Tommaso bel paesino sulle colline romagnole di Cesena ed abitato da famiglie di contadini mezzadri. La mia era una di quelle ed io ero un bambino al quale sono rimasti impressi molti ricordi. Quella sera si sentì come al solito il rumore di un motore che scoppiettava nella salita prima della chiesa. Dopo alcuni scoppi sempre più radi se ne sentì uno potente come una vera e propria bomba. Poi silenzio assoluto. Quindi si senti un urlo: ziobonoman! Era il contadino soprannominato Giaz (Ghiaccio) che portava con la sua Apecar la moglie Iolanda alla processione. Lui no, lui era un socialista e non frequentava la chiesa. Avrebbe aspettato la Iolanda giocando a carte nel ‘’bitulen’’ (circolo dei comunisti). Diciamo che era abbastanza arrabbiato. Da circa un mese aveva acquistato da Barberini a Cesena una Apecar usata. Era di quelle con il manubrio, senza cabina, con la messa in moto a pedale, con un seggiolino laterale abusivo per trasportare un passeggero. Quando nei giorni di mercato andava a fare spesa a Cesena con la moglie passava ‘’zo pri foss’’ (Via padre Vicino da Sarsina) perché non si incontravano i vigili urbani che erano inflessibili e facevano le multe. In quella strada si potevano incontrare invece i carabinieri che spesso capivano e facevano finta di nulla. Comunque quello era il periodo nel quale alcuni contadini passavano dall’asino all’Apecar per trasportare la frutta al mercato e per andare in città. Era successo che Giaz aveva avuto una gran ‘’bazza’’, cioè un gran fortuna, aveva acquistato il mezzo usato ad un prezzo molto conveniente. Purtroppo c’era un problema perché come ben sappiamo spesso le bazze sono finte e poi nessuno credeva che le potessero dare i rivenditori. L’Apecar si fermava spesso e volentieri e si faceva una fatica boia a farla ripartire. Improvvisamente iniziava a scoppiettare fino allo scoppio finale con conseguente spegnimento. I paesani lo prendevano in giro e dicevano ‘’us sent al sc-iuptedi l’ariva Giaz’’ (si sentono le schioppettate, arriva Giaz). Se poi l’arresto improvviso avveniva in piena salita, la situazione diventava pericolosa perché il mezzo iniziava a retrocedere ed al guidatore non rimaneva che saltare via per salvare la pelle. Comunque il bravo Giaz si armava di santa pazienza, smontava la candela che aveva fatto il carboncino e quindi non scoccava la scintilla oppure era tutta bagnata di olio ed il motore era ingolfato. Con un pezzo di carta vetrata eliminava il carboncino e puliva per bene ‘’le puntine’’. Poi si poteva ripartire. Conoscendo il problema la brava coppia partiva da casa sempre in anticipo per potere arrivare in orario. Vi ho detto prima dell’esclamazione ‘’ziobonoman’’. Sia chiaro, non era una bestemmia ma era un’imprecazione al limite (zio anziché dio buon uomo). Dovete sapere infatti che all’epoca molti bestemmiavano. Alcuni sempre e comunque intercalavano una parola ad una bestemmia, altri solo quando erano arrabbiati. Altri infine usavano bestemmie finte ‘’Zioviglion’’ (zio anziché dio), ‘’zioporc’’. Io non ho mai avuto l’abitudine di bestemmiare perché mio babbo mi diceva che per i giovani non era buona educazione. Rossella era una bella ragazza e le piaceva Mario. A sua volta a Mario piaceva Rossella. Ed allora dov’era il problema, vi chiedere voi? A volte purtroppo le cose non sono semplici come sembra. Mario era fidanzato ormai da quattro anni con la figlia del fattore. La relazione procedeva ormai stancamente ma nessuno dei due prendeva la decisione per troncarla. Rossella aveva pure un fidanzato che era militare ed aveva firmato ‘’la ferma’’. Sia come sia, Rossella tutte le sere andava alla processione e si metteva verso la fine della fila in modo che fosse abbastanza facile defilarsi. Mario si nascondeva nel pescheto vicino. Insomma maggio fu un mese ‘’birichino’’ per i nostri due eroi.
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Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino, infatti verso fine maggio i due furono scoperti in atteggiamento abbastanza esplicito. Nel paese scoppiò il finimondo ma fu fatta finalmente chiarezza e la nuova coppia diventò ufficiale!!!