Discovery-it Arte&Storia
La nascita della scrittura
Ebbene sì amici, siamo giunti alla pubblicazione numero tre della nostra rubrica umanistica di Discovery-it!
Oggi il nostro percorso ci ha portato fino agli albori di un'arte sopraffina che affonda le radici in un tempo molto lontano: la scrittura.
Quale invenzione più grande di questa ci ha reso attraverso la sua evoluzione nei secoli, ciò che siamo oggi? Creature con capacità intellettive formidabili capaci di rendere visibile e leggibile il proprio pensiero in pochi attimi…
Quale meraviglia!
Oggi andremo insieme alla scoperta dei primi ideogrammi delle lingue orientali e del loro uso, attraverseremo interi secoli e qualche millennio fino ad arrivare alla comparsa dei primi alfabeti fonetici e a comprendere diversi aspetti di tale capacità umana, oggi così evoluta e imprescindibile.
Ahimè, non mancherà l'appuntamento con qualche tirata di orecchie per noi uomini del duemila, spesso così irrispettosi da profanare, senza nemmeno rendercene conto, un'arte vera e propria continuamente sviluppata e tramandata alle nuove generazioni dai nostri avi.
Avremo modo di tentare insieme un piccolo esperimento nel magico mondo della musica e della canzone d'autore.
Tenetevi forte e che il dibattito abbia inizio.
Si parte per una nuova avventura di Discovery-it...
Scrittura: una modalità di comunicazione umana?
La scrittura è senza dubbio una delle invenzioni più importanti dell’umanità. Essa soddisfa il nostro bisogno di raccogliere, manipolare, archiviare, comunicare e diffondere informazioni.
Il tutto avviene per mezzo di un sistema di rappresentazione simbolica di segni, con la quale possiamo trasmettere ad altri uomini idee e immagini complesse.
Gli studiosi pongono intorno al 6.000 a.C. la nascita e l’invenzione dei grandi sistemi di scrittura dell’antichità; attraverso una evoluzione dei segni, la scrittura potrebbe essere stata inventata in tre diverse parti del mondo: Medio Oriente, Cina e in Mesoamerica, anche se in tempi differenti. [1] Abbiamo già visto nelle precedenti uscite di discovery-it che circa 35 mila anni fa, le prime incisioni rupestri, in prevalenza disegni zoomorfi, sono state classificate come scrittura pittografica e rappresentano i primordi della scrittura. Il pittogramma quindi, è una immagine vista, riconoscibile, univoca e di chiaro significato, come ad esempio un animale ucciso o ferito oppure un cacciatore che lo cattura. Il pittogramma corrisponde ad un simbolo o un carattere grafico di facile leggibilità e comprensione.
Nell’evoluzione della comunicazione, l’uomo passerà all’uso dell’ideogramma, che corrisponde a una parola o ad un concetto che permette di comunicare anche tra popolazioni di lingue diverse. L’ideogramma si distingue anche in logogramma, cioè quando indica un suono o una parola, di conseguenza le cose viste e sentite. I graffiti praticati, si evolvono pertanto nelle scritture ideografiche, composte da moltissimi simboli pittografici. I caratteri pittografici sono disegni di oggetti; i geroglifici, o scrittura ideografica, essi passano dalla descrizione di oggetti alla rappresentazione di concetti. Come affermava Arthur Koestler “lo stadio pre-verbale della scrittura comporta la consapevolezza di poter trasferire ad altri l’immagine mentale” [3].
Abbiamo quindi lo stabilirsi, gradualmente, del pre-requisito per la successiva trasmissione di idee con suoni attraverso un alfabeto.
Riassumendo abbiamo in un periodo di circa 30.000 anni i seguenti passaggi:
1-graffiti (figure zoomorfe)
2-pittogrammi (immagini comprensibili intuitivamente)
3-ideogrammi (rappresentazione di concetti senza fonemi)
4-alfabeto (segni grafici che rappresentano foni e fonemi delle lingue).
Quattro invenzioni cambieranno nel tempo i nostri sistemi di informazione e comunicazione:
1-l’alfabeto,
2-la nascita del libro
3-la stampa a caratteri mobili.
4-l’informatica e la videoscrittura.
Sappiamo che con la diffusione dei libri la comunicazione avverrà in più Paesi in modo capillare. Tale modalità comunicativa si rafforzerà con l’invenzione della macchina da stampa a caratteri mobili, prima in Cina nel 1041 poi in Europa nella seconda metà del XV secolo con Gutenberg. Non subirà grandi trasformazioni per altri 500 anni.
La domanda che si pone alla base della comunicazione contemporanea, alla quale stanno già tentando di rispondere numerosi studiosi, è:
Chi scriverà nel futuro?
Nel 2015 apparve un articolo pubblicato su Associated Press con la firma non di un giornalista, ma incredibilmente di A.I-Automated Insights, una tecnologia che trasforma i dati in chiare e umane (più o meno) narrazioni, per qualsiasi campo, settore o applicazione, industriale, finanziario o tecnologico.
Non stiamo parlando di semplici report di finanza o economia, ma di aggregazioni di storie e contenuti dai risvolti umani, connaturati da sentimenti ed emozioni, seppure senza provarli realmente.
Un gruppo di ricercatori con a capo Hitoshi Matsubara della “Future University di Hakodate” [2] scrisse due racconti con Intelligenza Artificiale per partecipare ad un Premio Letterario giapponese e, sorprendentemente, con uno di essi superarono due selezioni, senza fortunatamente poi vincere. Il punto centrale del dibattito sulla possibilità di scrittura creativa “artificiale” è proprio nella parola “creatività” e cioè una capacità insita solo nell’uomo, tra l’altro difficilmente spiegabile scientificamente e non applicabile al calcolatore, almeno per il momento.
Quindi, uno scrittore di sentimenti ed emozioni miscelati con l’anima dell’artista che contraddistingue l’essere umano, rimane non emulabile da un calcolatore, ancora molto lontano dalla trasmissione di contenuti emozionali.
Siamo molto vicini, invece, alla perdita della creatività e del piacere della scrittura, soppiantata repentinamente da frasi fatte, acronimi, abbreviazioni e svilimento della ricchezza dei contenuti dei vocaboli e del colore delle parole. Andiamo inesorabilmente estinguendo i nostri stati d’animo, emozioni e concetti in freddi pittogrammi senza arte e passione: gli “Emoticons”, che racchiudono in una faccina o simboletto una intera frase, simboli estranei alla memoria dell’uomo.
Fonti:
a cura di @armandosodano
La scrittura logografica dell’Asia: Cina e Giappone
Intorno al XIII secolo a.C., circa duemila anni più tardi della nascita dei primi idiomi scritti in Mesopotamia, nella vasta area dell’Asia Sudorientale nacque un ceppo linguistico indipendente da cui ebbero origine la gran parte delle lingue asiatiche: il ceppo sinico. Da esso si differenziarono poi le lingue sino-tibetane, idiomi a carattere logografico (impropriamente chiamato anche ideografico) cioè caratterizzati da un sistema di scrittura in cui i singoli elementi possono esprimere sia il significante che il significato. La scrittura logografica è adatta a rappresentare coerentemente solo lingue cosiddette “isolanti”, ossia formate da elementi invariabili: ad ogni segno invariabile corrisponde una parola invariabile, senza alcuna possibilità di rappresentazione delle modificazione del termine (maschile/femminile, singolare/plurale, aggettivazione, coniugazione verbale, ecc).
Oggi la lingua cinese è l’unica lingua logografica pura ad essere sopravvissuta, mentre altre “sorelle” hanno virato, parzialmente o totalmente, verso le più comode forme fonografiche, dove i segni scritti corrispondono a suoni pronunciati e rendono possibile la declinazione dei termini.
A partire dalla dinastia Shang (1200 a.C.), nacque quindi in Cina una forma di linguaggio scritto utilizzato inizialmente a scopi prevalentemente religiosi e divinatori, che prevedeva l’utilizzo di semplici iscrizioni su ossa, conchiglie, gusci di tartaruga, e nei secoli seguenti anche su bronzo. Successivamente la scrittura cinese prese forma come rappresentazione grafica più o meno realistica delle cose, sebbene oggi questa caratteristica si conservi solo parzialmente. La funzione pittografica del cinese, infatti, si era persa già intorno al 100 d.C., epoca del primo dizionario conosciuto di caratteri cinesi. Se inizialmente lo scopo degli ideogrammi era di suggerire concetti attraverso le immagini rappresentate, il passaggio verso la riproduzione di una singola parola e della sua pronuncia, noto come processo di foneticizzazione, segna il vero momento di invenzione della scrittura cinese propriamente detta. Oggi, in effetti, è possibile immaginare (con una buona dose di fantasia) una certa somiglianza dell’ideogramma alla parola rappresentata solo dopo che se ne conosce il significato, ma non viceversa riconoscere un concetto osservando un carattere ideografico.
La scrittura cinese moderna, infine, unisce fra loro i dialetti cinesi (almeno 15), lingue totalmente differenti che riescono a divenire mutualmente intercomprensibili solo tramite la trascrizione ideografica.
Il Giappone, invece, conosce l’uso della scrittura durante gli scambi con la Cina nei primi secoli d.C. Inizia quindi a riprodurre i caratteri cinesi prima a scopo ornamentale, poi importando alcuni testi scritti di natura religiosa e filosofica. La tradizione orale, tuttavia, persiste fino a circa il V-VI sec. d.C., quando a partire dall’era Suiko, sulla spinta di profonde riforme socio-economiche ed istituzionali volte a favorire gli scambi commerciali, vengono introdotti i primi tentativi di riprodurre la lingua autoctona imitando i caratteri cinesi. Il cinese antico, quello dei testi religiosi confuciani e buddhisti, venne mantenuto a lungo come lingua letteraria, burocratica e degli scambi commerciali, acquisendo un’aura di prestigio ed un carattere formale simile a quelli che il latino assunse per l’Europa. Bisogna attendere l’inizio dell’VIII sec. d.C. per la produzione dei primi testi di natura letteraria in prosa e poesia anche in giapponese, sebbene costituiti da un tentativo di adattamento degli ideogrammi cinesi all’idioma parlato giapponese. Per le differenze intrinseche fra le due lingue, tuttavia, nei secoli successivi la scrittura cinese venne completamente rimaneggiata al fine di adattarsi all’idioma dell’arcipelago giapponese, affiancando ai kanji, i caratteri originali cinesi, un alfabeto di tipo sillabico, il kana, che aiutasse la declinazione delle parti variabili del discorso. Questi alfabeti sono gli antenati dei tre moderni sistemi giapponesi: Hiragana, Katakana e Kanji, attraverso cui viene strutturata ed espressa la moderna lingua del paese del sol levante.
Fonti:
- Introduzione alla linguistica generale
- William G. Boltz, The Invention of Writing in China
- La lingua giapponese antica e la scrittura cinese
a cura di @piumadoro
La scrittura e il cantautorato
Per decantare le lodi della più grande invenzione nella storia dell'umanità, ho deciso di mettermi alla prova con un'importante forma d'arte: il cantautorato.
Sebbene io sia, per qualità, l'ultimo degli esponenti del settore, ho provato a scrivere e poi cantare una canzone dedicata alla scrittura ed ai maltrattamenti che oggigiorno spesso subisce, servendomi delle note musicali del celeberrimo brano italiano di Lucio Dalla, L'anno che verrà.
Questo perché ho deciso di tentare un esperimento che credo tutti debbano fare almeno una volta nella vita, cioè provare a sposare un insieme di parole con la fonetica di un canto a scelta, rendendo tutto il più scorrevole ed armonioso possibile.
In questo caso ho fatto riferimento in particolar modo a quelle elisioni assurde che affliggono le nostre lingue moderne nell'era degli SMS e delle chat[1]; certo qualcuno potrebbe obbiettare che anche la prima forma di scrittura conosciuta apparsa sulla faccia della Terra circa 6000 anni fa in Mesopotamia, ovvero quella cuneiforme[2], sia stata nel corso del tempo "semplificata" grazie all'eliminazione dall'uso quotidiano di molti dei suoi cunei, quindi dei suoi grafemi.
In realtà però, tutti sappiamo bene che quel tipo di scrittura aveva davvero bisogno di essere semplificato per essere più facilmente compreso e che, al contrario, i nostri alfabeti odierni, frutto di tanti secoli di evoluzione, sono invece perfetti così come sono e non hanno bisogno né di una lettera in più né di una in meno, per mettere i nostri simili al corrente di tutti i nostri bisogni e per spiegare loro i concetti elaborati con la mente.
Vediamo adesso la mia prova, che vi invito a ripetere quanto prima per rendere onore alla scrittura ed ai vocaboli degli alfabeti che preferite.
Di sicuro sarà un'esperienza divertente e, senz'altro, farete sicuramente meglio di me.
Caro Dante ti scrivo,
così ti racconto un po'...
E se adesso io lo posso fare
è perché c'è sta cosetta qua;
che si chiama scrittura
e millenni fa è stata inventata,
prima era cuneiforme e poi è stata
dagli egizi "geroglificata".
Tanti piccoli simboli,
che adesso pochi sanno interpretare,
ma per fortuna più avanti nel tempo,
è stata anche alfabetizzata.
Abbiamo tante letterine,
che vanno dalla A alla Z...
E se vuoi scrivere questa canzone,
non puoi essere un analfabeta.
Ci sono alcuni momenti,
in cui ne eliminiamo troppe,
prima la colpa era degli SMS
e adesso invece è solo di Whatsapp.
Comunque è CMQ e perché soltanto XK,
ma ho scoperto che c'è anche lo sai,
chi al posto della C
usa a caso la K.
Esistono tanti alfabeti,
da bambini li studiamo,
ma a cosa diavolo serve mi chiedo,
se tanto un terzo poi ne usiamo.
Prima si incideva sulle pareti,
poi è venuta anche la carta...
Ora se parli google scrive da solo
e se fa errori pensi non han dolo.
Dante vuoi sapere,
che c'è chi fa come gli pare?
Scrive cose che non hanno un senso
e per capirle serve impegno intenso.
Adesso ti saluto
perché ai lettori devo spiegare,
che oltre a scrivere articoli sai,
è arte&storia anche voler cantare...
Personalmente credo che il cantautorato sia, senza dubbio, la quintessenza della poesia insita nella scrittura.
Scrivere un testo e chiamarlo canzone è in alcuni casi riduttivo. Sapete meglio di me come alcuni brani di grande fama siano molto più che semplici parole, ma lo specchio dell'anima dell'autore che, riflettendosi all'esterno, assume forma leggibile da tutti.
Si dice che il suono ed il verbo siano le forze creatrici dell'universo, nonché la miglior cura contro varie forme di disturbi psico-fisici[3]; per tal motivo, immortalarli su carta o, visti i tempi, su blockchain, dev'essere un onore oltre che un vero piacere.
Eccezion fatta per il brano che vi ho proposto oggi.
Fonti:
a cura di @itegoarcanadei
Aspettiamo i vostri commenti a questo post e i link ai vostri articoli di approfondimento su questo argomento!
Vi aspettiamo la prossima settimana per un nuovo numero di
Discovery-it Arte&Storia
Immagine di proprietà del team di steemspeak che si ringrazia per la partecipazione
Bravi redattori di discovery-it! Per chi avesse voglia di approfondire l'argomento con un libro appassionante (almeno, io l'ho trovato tale), segnalo "Oralità e scrittura. Le tecnologie della parola" di Walter J. Ong.
Il mio contributo per questo numero:
https://steemit.com/ita/@moncia90/due-numeriinfiniti-significati-2oenjiu9
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Anche quest'oggi @discovery-it mi riporta al passato; vedró se riesco a partecipare, ma troppo materiale tutto insieme: non ho abbastanza tempo per pensare/raccogliere le fonti/scrivere....
Meglio cosí!
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