This story has been invented by myself and I hope you will enjoy it.
(here I feel like a whitch so it is working with the story below...)
C’era una volta, una principessa, che aveva avuto in dono grazia e bellezza ma soprattutto un cuore puro. Il suo talento le permise di superare foreste oscure, deserti e paludi del non ritorno non perdendosi mai di animo nonostante le difficoltà. La sua forza interiore assieme alla sua anima scintillante che le davano ausilio le permisero di sconfiggere numerosi nemici e mostri leggendari che venivano attratti dal suo potere. Nonostante le sue vittorie tuttavia non era soddisfatta del suo Reame. Aveva bisogno di continue sfide, sempre diverse, allargare i suoi confini e senza accorgersene la sua fiducia nel mondo ed il suo Ego che crescevano smisuratamente ad ogni prova superata, le offuscarono la mente, fin quando diventò completamente cieca. Non riuscì più a distinguere quali fossero i marrani da sconfiggere dalle fate, poiché credeva che tutti gli esseri serbassero un qualche tipo di bontà e che una volta educati potessero andare d amore e d accordo nonostante le differenze. Giorno per giorno fu mutilata, sviscerata, la privarono di tutto il suo splendore fin quando non le rimase più nulla, neppure un pezzettino di Sè. Così depauperata di ogni singolo frammento della sua fierezza, incominciò nel suo dolore a rientrare in contatto con il suo Sè ed imparò, che il suo Regno risiedevano nel suo spirito e che quello che pensava il suo “Credo” altro non era che avidità e gloria che dovevano essere placate nonostante il prezzo fosse il suo stesso sangue. Ormai agli occhi delle genti poteva sembrare miserabile e caduta in rovina ma la principessa pian piano incominciò a prendersi cura di sé e a distinguere forme e colori. Ogni creatura non era degna di essere salvata, poiché esistono gli eroi ed esistono i vili, che giorno dopo giorno arrancano, vivono la loro vita con un profondo disgusto nei confronti della propria esistenza e cercano si assopirla annegando il dolore in bianche polveri magiche, pozioni anestetiche e sonni dei cent’anni. Si rintanano nei meandri ostili dei loro cuori, assorbono la luce delle creature magiche che intrappolano, sperando di far loro quel tepore ma questo non è possibile poiché la luce è all interno del tempio di colui che la custodisce ed ha una voce e personalità propria. Va rispettata e se non la si ascolta, essa non risplende ed è allora che si potrà distruggere tutto ed anestetizzare il dolore ma fin quando un vero eroe non si confronterà con un mostro in tutto il suo bagliore, esso non potrà mai capire come far nascere la propria scintilla. E’ naturale, uno dei due dovrà lasciare il proprio corpo ma entrambi avranno pur sempre qualcosa da imparare. La rinascita consta nel morire, nel far perire quella parte da cui non ci si riesce mai a liberare e che ti soffoca fino a farti schizzare gli occhi dalle orbite. La principessa aveva accolto il dolore e lo aveva fatto suo. Una volta recuperate le frattaglie del proprio spirito, tornò a governare un regno più modesto ma leale. La lealtà è per i coraggiosi, per i curiosi, per chi la sa accogliere ma soprattutto la lealtà ci deve essere per se stessi. Il troppo egoismo trasforma in mostri con pulsioni ancestrali, il virtuosismo è per pochi ma non deve essere sciocco. L eroe deve evolversi, non impazzire e diventare efferato. L’essere senza macchia e senza paura non deve diventare una scusante; deve capire che alle volte una palude è solo una palude e che per attraversare il bosco, non deve necessariamente sporcarsi i calzari o non deve confidare troppo nelle sue arti magiche, deve rinunciare alla sua straordinarietà e non pensare di poter trasformare il fango in un mare meraviglioso, solo perché lo ha toccato. La magia è per pochi essere illuminati, poiché la cupidigia risiede in ognuno di noi anche se in piccola parte, l importante è afferrare questo limite e capire che ogni creatura è incline alla distruzione. La principessa volse gli occhi a se stessa, lavorò per tornare meravigliosa nonostante il dolore e la delusione di aver fallito, Non era stata in grado di salvare il mondo e dovette lasciar fuori dalle mura gli essere ignobili che non potette aiutare, capendo che per non finire nuovamente in brani doveva semplicemente spostare lo sguardo e tapparsi le orecchie. Non sigillò i confini del Reame ma difese le mura della cittadella, non diventò egoista ma imparò a concentrarsi, certo non subito, però per il bene del suo popolo, non poteva e doveva più invischiarsi nelle faccende oltre i suoi confini. Imparò che non tutti i semi che sotterriamo danno necessariamente qualcosa, che non tutte le avventure prevedono duelli all ultimo sangue e cavalcate stremanti in compagni dei lupi, imparò che la sfida risiedeva nella forza del ritrovarsi e del risolversi giorno dopo giorno nonostante le prove.
Fine
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Please reciprocate in my post https://steemit.com/introduceyourself/@gustavopasquini/olympic-games-rio-2016-between-reality-and-hope
thank you :)
Nice @thewhitewolf
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