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29.05.1985 trentanove morti di cui, trentadue italiani, quattro belgi, due francesi, un nordirlandese. E seicento feriti. beh io c'ero ero li avevo dodici anni ma mi ricordo tutto come se fosse ieri. Non dimenticherò mai l'atmosfera che si creo verso le ore 19 di quel maledetto sabato di maggio.
Partimmo da Torino con un pulman tutti felici e contenti, era una gita in compagnia di tanti amici parenti bianconeri. Fu un lungo viaggio ricordo che incontravamo altri pulman bianconeri in autostrada, era una festa, bellissimo, io ero piccolo ma gia grande di Juve. Arrivati a Bruxelles già cera un clima strano ma comunque abbastanza normale, ricordo che cera molta polizia a cavallo, io ne ero affascinato, ma pensandoci adesso, polizia a cavallo?
ricordo che cera molta gente in giro per la citta con sciarpe e bandiere, anche io ero attrezzatissimo 2 o 3 sciarpe e una bandiera, quasi tutti erano italiani e quindi il colore era familiare. Entrammo in un risorante, mangiammo tutti felici e contenti uscimmo per recarci allo stadio, ricordo di aver messo fuori dalla porta un piede e guardando alla mia destra vidi una macchia rossa che mi veniva incontro gridando una lingua che non conoscevo. Ad un certo punto mi sono ritrovato senza sciarpe e con l'asta della bandire rotta circondato da una ventita di giganti tutti rossi che gridavano, nel mentre erano usciti tutti dal ristorante mio zio mi teneva per mano e cercava di calmare gli animini, ma non cera nulla da fare. Dio volle che un gigante tutto rosso, mi vide e disse "no no bambino" in italiano perche' io ricordo quella frase, quindi si fermarono tutti e per fortuna si calmarono. Ci offrirono a tutti una birra, mio zio mi disse "bevi la birra" ma io non bevevo birra, anzi lui non voleva che io bevessi la birra, ma in quella occasione era importante che io bevessi quella dannata birra. Fini questo brutto incontro con un cincin. Pero qualcosa non andava. Tutti un po' scossi andammo allo stadio. Ricordo che mio zio parlava con gli altri amici ,a bassa voce, ma io ci sentivo bene, di quello che era successo e non erano molto contenti. Poi sentivo che dicevano che cera poca polizia poco organizzazione. Io,mio zio e pochi altri avevamo il posto a sedere in tribuna, bello,comodo,il campo era abbastanza vicino, si vedeva bene,(abituato al comunale di Torino che era molto lontano il campo)non vedevo l'ora iniziasse la partita. Ricordo che entrammo circa verso le ore 18.Seduto al mio lato sinistro c'era mio zio e a destra avevo il fratello di Danova (difensore del Torino).poi da qualche parte dello stadio cera anche mia madre ma non sapevo in che settore fosse perche' era partita all'ultimo momento in aereo. Mi guardavo intorno lo stadio si riempiva piano piano era quasi tutto bianco e nero, poi cera un piccolo spicchio alla mia sinistra tutto rosso, solo a guardarlo mi veniva in mente la macchia rossa di poche ore prima e un po' mi spaventava. Ad un certo punto quel qualcosa che cera nell'aria che sentimmo da subito arrivati in Belgio, si trasformo in tragedia.
Ricordo che vidi un ragazzo con i capelli lunghi e una tuta dell'Adidas con le righe bianche sui lati dei pantaloni, ma guardando poi bene erano rosse, no mezze bianche e mezze rosse....iniziammo a vedere tanta gente che scavalcava le barriere per raggiungere il campo, come quel ragazzo della tuta, gente che correva non si capiva cosa stava succedendo, si pensava ad un pestaggio.Poi invece una porzione di curva alla mia sinistra crollo al suolo portandosi dietro molte persone. A quel punto spaventatissimo venni preso in braccio da mio zio e uscimmo dallo stadio per tornare al pulman, sembrava la cosa piu giusta da fare. Uscimmo fuori e andammo verso il parcheggio dei pulman, l'atmosfera era peggiorata di tanto, ma per raggiungere il pulman cera da superare proprio il punto dove era caduta lo spicchio di curva- Ricordo che scavalcavo i pezzi di cemento ,cera della plastica scarpe ,pantaloni, e anche persone per terra. Chissà mia madre dov'e' ,mi domandavo, mentre per le strade della citta cera come una cappa di polvere al livello delle case oltre non si vedeva, il cielo non lo vedevo i lampioni gialli con luce bassa, sembrava un film di quelli brutti. Per strada incontrammo tanta gente che scappava correndo, senza sapere dove andare, non tutti avevano un pulman parcheggiato. Mio zio tento da una cabina telefonica di telefonare a casa ma non funzionava, abbiamo provato un'altra ma non funzionava. Poi incontrammo due poliziotti a cavallo che parlavano un po' di italiano e ci hanno consigliato di tornare dentro lo stadio. Allora siamo ritornati dentro, nello stesso posto di prima, in tribuna a 20 metri dove era caduto lo spiccio di curva. Ormai si erano fatte le 20 circa, ricordo che uscirono i giocatori in campo, ci parlavano, Scirea diceva state tranquilli, poi rientrarono negli spogliatoi. Il clima un po' si era calmato, io pensavo sempre a mia madre, ormai alla partita non ci pensava piu nessuno. Lo speaker anuncio' che la partita si sarebbe svolta. Poi Scirea parlo al microfono, ripentendo più o meno le cose che aveva detto a noi prima, state tranquilli la partita si giochera. Dopo pochi minuti inizio la partita, ma ormai era interessa di pochi...Alla fine della partita, aspettammo un po' e poi uscimmo scortati dalla polizia fino al pulman, aspettammo tutti, fecero l'appello e per fortuna nel nostro pulman non manco nessuno.
Il viaggio di ritorno fu ancora più lungo scortati dalla polizia ,un cordone di pulman con polizia da tutte le parti, fino in Svizzera a Basilea.Dalla svizzera riuscimmo a telefonare a casa, mia nonna piangeva, mia mamma non si era ancora fatta sentire. Ripartimmo dall'autogril di Basilea verso l'italia.Ero stanco, mi addormentai. Quando mi risvegliai eravamo quasi a Torino, l'ultima grande emozione e' stata quando il pulman ha fatto l'ultima curva prima di entrare nel nostro paesello in provincia di Torino, cera tutto il paese in piazza che ci aspettava,(mentre scrivo ho le lacrime).Tanti abbracci, gente contenta ,super contenta, il nostro paesello si era riunito, non mancava nessuno. Quissa quante famiglie hanno sofferto per questa disgrazia, quanti paeselli non si sono riuniti.
Fabio Rizzello
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29.05.1985 treinta y nueve muertes de las cuales, treinta y dos italianos, cuatro belgas, dos franceses, un irlandés del norte. Y seiscientos heridos. bueno estuve ahí estuve ahí tenía doce pero lo recuerdo todo como si fuera ayer. Nunca olvidaré la atmósfera que se crea alrededor de las 7 de la tarde de ese maldito sábado de mayo.
Salimos de Turín con un autobús todos felices y contentos, fue un viaje en compañía de muchos amigos y familiares de los Bianconeri. Fue un viaje largo, recuerdo que conocimos a otros entrenadores de la Juventus en la carretera, fue una fiesta, hermoso, yo era pequeño pero ya grande para la Juve. Una vez en Bruselas ya había un clima extraño pero todavía bastante normal, recuerdo que había mucha policía a caballo, estaba fascinado, pero pensando en eso ahora, ¿policía a caballo?
Recuerdo que había mucha gente por la ciudad con pañuelos y banderas, yo también estaba muy bien equipado con 2 o 3 pañuelos y una bandera, casi todos eran italianos y por eso el color me resultaba familiar. Fuimos a un restaurante, comimos todos felices para siempre, salimos para ir al estadio, recuerdo sacar el pie por la puerta y mirar a mi derecha vi una mancha roja que venía hacia mí gritando un idioma que no conocía saber. En un momento me encontré sin bufandas y con la vara de destierro rota rodeada por un montón de gigantes todos rojos gritando, mientras estaban todos fuera del restaurante mi tío me tomó de la mano y trató de calmar las almas, pero no había. Nada que hacer. Dios quería un gigante todo rojo, me vio y dijo "no no baby" en italiano porque recuerdo esa frase, así que todos se detuvieron y por suerte se calmaron. Nos ofrecieron a todos una cerveza, mi tío me dijo "bebe la cerveza" pero yo no bebí cerveza, de hecho él no quería que bebiera cerveza, pero en esa ocasión era importante que me tomara esa maldita cerveza. Termina este mal encuentro con un cincin. Pero algo andaba mal. Todos un poco conmocionados nos dirigimos al estadio. Recuerdo a mi tío hablando con otros amigos, en voz baja, pero podía escucharlo bien, sobre lo que había pasado y no estaban muy contentos. Luego escuché que decían que había poca policía y poca organización. Mi tío, mi tío y algunos más tenían un asiento en las gradas, lindo, cómodo, el campo estaba bastante cerca, se veía bien, (acostumbrado al municipio de Turín que estaba muy lejos del campo) No podía esperar. para que comience el juego. Recuerdo que entramos alrededor de las 6 de la tarde. Mi tío estaba sentado a mi izquierda y a la derecha tenía al hermano de Danova (defensa del Torino). Luego en algún lugar del estadio también estaba mi madre pero no sabía en qué sector estaba. porque 'ella se fue en el último momento en avión. Miré alrededor, el estadio se llenó lentamente, era casi todo blanco y negro, luego había una pequeña cuña a mi izquierda toda roja, solo mirándola recordé la mancha roja de unas horas antes y me asustó un poco. En cierto momento, algo que estaba en el aire y que inmediatamente sentimos cuando llegamos a Bélgica, se convirtió en tragedia.
Recuerdo que vi a un chico de pelo largo y un chándal Adidas con rayas blancas a los lados del pantalón, pero mirando de cerca eran rojas, no mitad blancas y mitad rojas .... comenzamos a ver mucha gente subiendo sobre las barreras para llegar al campo, como ese tipo con el mono, la gente que corría no entendía lo que estaba pasando, pensaban en una paliza. Luego, una parte de la curva a mi izquierda se derrumbó en el suelo llevándose a muchas personas con ellos. En ese momento, muy asustado, me recogió mi tío y salimos del estadio para volver al bus, parecía lo correcto. Salimos y nos dirigimos al estacionamiento de los buses, el ambiente había empeorado mucho, pero para llegar al bus era necesario pasar justo el punto donde había caído el tramo de la curva - recuerdo que estaba subiendo el pedazos de hormigón, cera de zapatos plásticos, pantalones, e incluso personas en el suelo.Mi madre donde esta ella, me preguntaba, mientras las calles de la ciudad habia como una capucha de polvo al nivel de las casas mas alla no se veia el cielo yo no veia las farolas amarillas con poca luz, miraba como una película de los feos. En la calle conocimos a mucha gente que se escapó sin saber a dónde ir, no todos tenían el autobús estacionado. Mi tío intentó llamar a casa desde una cabina telefónica pero no funcionó, probamos con otra pero no funcionó. Luego nos encontramos con dos policías a caballo que hablaban un poco de italiano y nos aconsejaron volver al interior del estadio. Luego volvimos a entrar, en el mismo lugar que antes, en las gradas a 20 metros donde había caído la esquina enérgica. Ya eran alrededor de las 8 de la noche, recuerdo que los jugadores salieron al campo, nos hablaron, Scirea dijo no te preocupes, luego volvieron al vestuario. El clima se había calmado un poco, siempre estaba pensando en mi madre, ahora ya nadie pensaba en el juego. El orador anunció que el partido se llevaría a cabo. Luego, Scirea habla por el micrófono, repitiendo más o menos las cosas que nos había dicho antes, tenga la seguridad de que se jugará el juego. Pasados unos minutos comienzo el juego, pero a estas alturas ya era de interés para algunos ... Al final del juego, esperamos un poco y luego salimos escoltados por la policía hasta el autobús, todos esperamos, Pasaron lista y por suerte en nuestro bus no echo de menos a nadie.
El viaje de regreso fue aún más largo escoltado por la policía, un cordón de autobuses con policías de todas partes, hasta Suiza en Basilea. Pudimos llamar a casa desde Suiza, mi abuela lloraba, mi madre aún no había sido escuchada. Salimos de la autopista de Basilea hacia Italia, estaba cansado, me quedé dormido. Cuando desperté estábamos casi en Turín, la última gran emoción fue cuando el autobús hizo la última curva antes de entrar en nuestro pueblo de la provincia de Turín, allí estaba todo el pueblo en la plaza esperándonos, (mientras escribo tengo lágrimas), muchos abrazos, gente feliz, super feliz, nuestro pueblo se reencontró, no faltaba nadie. Quissa cuántas familias han sufrido esta desgracia, cuántos pueblos no se han reunido.
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29.05.1985 thirty-nine deaths of which, thirty-two Italians, four Belgians, two French, one Northern Irish. And six hundred injured. well I was there I was twelve but I remember everything as if it were yesterday. I will never forget the atmosphere that is created around 7 pm on that cursed Saturday in May.
We left Turin with a bus all happy and content, it was a trip in the company of many friends and relatives of the Bianconeri. It was a long journey, I remember that we met other Juventus coaches on the highway, it was a party, beautiful, I was small but already great for Juve. Once in Brussels there was already a strange climate but still quite normal, I remember that there was a lot of police on horseback, I was fascinated, but thinking about it now, police on horseback?
I remember that there were many people around the city with scarves and flags, I was also very well equipped 2 or 3 scarves and a flag, almost all of them were Italian and therefore the color was familiar. We went into a restaurant, we all ate happily ever after, we went out to go to the stadium, I remember putting my foot out the door and looking to my right I saw a red spot that came towards me shouting a language I did not know. At one point I found myself without scarves and with the broken banishing rod surrounded by a bunch of giants all red shouting, while they were all out of the restaurant my uncle held me by the hand and tried to calm the souls, but not there was nothing to do. God wanted a giant all red, he saw me and said "no no baby" in Italian because I remember that sentence, so they all stopped and luckily they calmed down. They offered us all a beer, my uncle told me "drink the beer" but I didn't drink beer, in fact he didn't want me to drink beer, but on that occasion it was important that I drink that damn beer. End this bad encounter with a cincin. But something was wrong. All a little shaken we went to the stadium. I remember my uncle talking to other friends, in a low voice, but I could hear it well, about what had happened and they weren't very happy. Then I heard that they said that there was little police and little organization. My uncle, my uncle and a few others had a seat in the stands, nice, comfortable, the field was close enough, you could see well, (used to the Turin municipal which was very far from the field) I couldn't wait for the game to start . I remember that we entered around 6 pm My uncle was sitting on my left side and on the right I had Danova's brother (Torino defender). Then somewhere in the stadium there was also my mother but I didn't know in which sector it was because 'she left at the last moment by plane. I looked around the stadium filled up slowly it was almost all black and white, then there was a small wedge to my left all red, just looking at it I remembered the red spot of a few hours before and it scared me a bit. At a certain point that something that was in the air that we immediately felt when we arrived in Belgium, turned into tragedy.
I remember that I saw a boy with long hair and an Adidas tracksuit with white stripes on the sides of the pants, but looking closely they were red, no half white and half red .... we began to see a lot of people climbing over the barriers to reach the field, like that guy in the overalls, people running around didn't understand what was happening, they thought of a beating. Then instead a portion of the curve to my left collapsed to the ground taking many people with them. At that point, very frightened, I was picked up by my uncle and we left the stadium to go back to the bus, it seemed the right thing to do. We went out and went to the parking lot of the buses, the atmosphere had worsened a lot, but to reach the bus it was necessary to pass just the point where the segment of the curve had fallen. pants, and even people on the ground. Who knows where my mother is, I wondered, while on the streets of the city there was like a hood of dust at the level of the houses beyond you could not see the sky I did not see the yellow street lamps with low light, it looked like an ugly movie . On the street we met many people running away, without knowing where to go, not all of them had a bus parked. My uncle tried to call home from one phone booth but it didn't work, we tried another one but it didn't work. Then we met two policemen on horseback who spoke a little Italian and advised us to go back inside the stadium. Then we went back inside, in the same place as before, in the stands at 20 meters where the brisk corner had fallen. By now it was about 8 pm, I remember that the players came out on the pitch, they talked to us, Scirea said don't worry, then they went back to the locker room. The climate had calmed down a bit, I was always thinking about my mother, by now no one thought about the game anymore. The speaker announced that the match would take place. Then Scirea I speak into the microphone, repeating more or less the things he had said to us before, rest assured the game will be played. After a few minutes I start the game, but by now it was of interest to a few ... At the end of the game, we waited a bit and then we went out escorted by the police to the bus, we all waited, they made the roll call and luckily in our bus I do nobody.
The return trip was even longer escorted by the police, a cordon of buses with police from all over, up to Switzerland in Basel.We were able to call home from Switzerland, my grandmother was crying, my mother had not yet been heard. We left the motorway in Basel towards Italy, I was tired, I fell asleep. When I woke up we were almost in Turin, the last great emotion was when the bus made the last bend before entering our village in the province of Turin, there was the whole town in the square waiting for us, (as I write I have tears). Lots of hugs, happy people, super happy, our village was reunited, nobody was missing. Quissa how many families have suffered from this misfortune, how many villages have not gathered.
Fabio Rizzelloby goal.com
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