Il Matrimonio in Epoca Romana:
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Vi siete mai chiesti quale processo di formazione ci sia stato alla base della nascita del "matrimonio" e quali forme esso abbia avuto in passato? Beh, tenetevi pronti a ripercorrere la storia.
Il matrimonio è un' istituzione antecedente alla nascita del cristianesimo, ed esso nasce in modo abbastanza spontaneo dopo quel processo sinecistico che ha portato gruppi primitivi a cooperare ed a stabilirsi d'avanti al Tevere, ovvero nel periodo della storia romana che noi indicheremo come quello della "Civitas".
E prima? Beh le testimonianze storiche ci fanno credere che prima non ce ne fosse bisogno, perché finché gli uomini vivevano in branco di 'raccolta' e di 'produzione' gli elementi aggregati erano labili. I rapporti sessuali avvenivano tra i partecipanti alla comunità ed i figli erano allevati collettivamente. Dunque donne e uomini erano considerati alla pari.
La nascita della struttura patriarcale avviene con lo sviluppo della caccia, attività prettamente maschile perché richiedente di maggiore forza fisica.
Nel momento in cui si inizia ad allevare bestiame però muta anche il concetto di signoria sulle cose (ovvero il concetto di proprietà su di un bene), e di conseguenza anche di rapporti tra i sessi.
Dalla dimensione collettiva, tutto si riduce a quella privata, così i greggi, le mandrie, i luoghi dove allevare e gli schiavi diventano 'di proprietà' del padrone (diciamo di 'proprietá' per semplificare, ma i romani non conobbero mai il concetto con cui noi la intendiamo, infatti loro usavano diversi termini per definirla rifacendosi a situazioni diverse).
Ed egli ha la necessità di far diventare esclusive le sue ricchezze per la prole, per garantire la continuità della famiglia da lui generata.
Dunque le donne che si accoppiavano con più uomini divennero un ostacolo al riconoscimento dei figli, per cui si dovette giungere ad una "regolamentazione delle unioni sessuali", che comportò l'istituzionalizzazione del matrimonio monogamico e la repressione dell'adulterio femminile.
Matrimonio Cum Manu:
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Nel periodo preclassico il matrimonio comportava la sussunzione della donna, da cui si voleva una prole, sotto il potere del marito (sarebbe diventata 'in manus' del marito).
Ciò avveniva con la 'coemptio', per acquistare la donna, e con il rito religioso della 'conferratio' per far divenire la 'uxor' (donna) 'in manus' al marito.
L' 'interpretatio' pontificale ritenne che la 'manus' fosse acquistata con 'l'usus' della donna per un anno continuo.
In poche parole la donna veniva acquistata per usucapione come fosse un bene mobile, alla base di ciò vi dovevano essere i due principi basilari di questo modo di acquisto della proprietà: il tempo (un anno) e l'uso (continuato per un anno).
Se ad esempio i due per più di un anno dal matrimonio non avessero 'consumato', il matrimonio probabilmente sarebbe stato considerato nullo.
Il passaggio della donna dalla 'patria potestas' (potestà paterna), alla 'manu' del marito, comportava una modifica del suo status sociale.
Questo matrimonio verrà indicato come 'matrimonio cum manu'.
Matrimonio Sine Manu:
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Nell'età post decemvirale, per quando la donna non avesse una dote ('dos'), si escogitò un modo con il quale potesse accedere all'eredità paterna alla morte del padre.
Tuttavia per avere delle aspettative successorie bisognava essere in potestà paterna, quindi il 'matrimonio cum manu' fu sostituito con il 'matrimonio sine manu' (ovvero senza l'acquisto 'in manu' del marito).
In pratica si aggirava la regola 'dell'usus' continuato per un anno, con l'interruzione ('usurpatio') dello stesso. Ogni anno si allontanava la donna dalla casa coniugale per tre notti ('trinoctii usurpatio'), potendo così impedire l'acquisto della donna 'in manu' al marito.
In pratica il matrimonio non si perfezionava mai, e ciò avveniva fino alla morte del padre di lei.
Perciò il "matrimonio sine manu" ebbe la rilevanza di un atto (negozio) determinativo per effetti giuridici.
I vincoli giuridici di apparentamento che derivavano dall'unione dei coniugi venivano denominati come 'adfinitas'.
La volontà coniugale veniva oltre che dal 'consensus', detto 'affectio maritalis' ("l'affetto del marito"), anche dal fatto che esso doveva essere 'perseverans'.
Al venir meno del 'consensus', si aveva il 'divertere' (l'andare ognuno per conto proprio), il 'divortium'.
Nell'età della tarda Repubblica e nel primo Principato, il divorzio non era diffuso, veniva ufficializzato con una dichiarazione di 'repudium' del marito (un atto unilaterale per iscritto).
Ovvero il marito poteva ripudiare la donna anche solo accusandola di sospetto di tradimento, procedendo così allo scioglimento del matrimonio.
Chiaramente nei casi in cui i due futuri sposi erano in potestà paterna vi era bisogno del consenso dei padri per farli sposare, ed in caso di incapacità naturali e civili vi erano altre condizioni.
Ad esempio una donna aveva diritto a dieci mesi di 'lutto vedovile' prima di risposarsi per evitare dubbi sulla paternità nel nuovo matrimonio.
Fu escogitato un divieto di fare donazioni alla futura sposa da parte del futuro marito, perché i doni sarebbero entrati nella potestà paterna di lei, e lei non ne avrebbe potuto beneficiare se non alla morte del padre, ed inoltre questo avrebbe potuto comportare danni al patrimonio di lui.
Il matrimonio si perfezionava entrando nella casa del marito, di solito le mogli sì portavano gioielli, vestiti, denaro, qualche mobiletto, ed anche ancelle per le personali necessità (beni 'extra dotem').
I mariti restavano comunque incaricati della loro custodia.
Conclusione:
Il discorso “matrimonio” in epoca romana è molto ampio, ed andrebbe trattato con estrema cautela e delicatezza. Senza dubbio interessante e ricco di curiosità a proposito delle nostre origini, e della cellula fondante la nostra società, la famiglia.
Mi auguro di approfondire il rito religioso vero e proprio in un altro articolo, magari dal punto di vista un po’ più introspettivo della donna e cercando di metterci anche nei suoi panni.
Come possiamo immaginare queste non vivevano la situazione nel migliore dei modi, essendo molto spesso anche relativamente piccole rispetto ai mariti, addirittura vi erano dei riti per toglierle gioielli prima di passare la prima notte con il marito, perché alcune cercavano di difendersi con tutto ciò che trovavano, in casi estremi venivano anche legate.
Oggi molte donne considerano il giorno del proprio matrimonio come il più bello della propria vita, in passato invece era il giorno in cui avveniva il passaggio nell'età adulta, queste ragazzine uscivano dalla casa paterna, per entrare in quelle che sarebbero divenute le dimore dei loro figli.
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