Oggi una strage ha macchiato i muri intonsi della giustizia.
In data odierna, nel tribunale statale di Springfield, California, sono state coinvolte molte vittime in quella che in primo aspetto sembrava essere una violenta e feroce sparatoria. Sono stati confermati sette morti, molti i feriti e le persone traumatizzate da quest’azione tanto vile.
La giornata in tribunale era iniziata con la solita routine, un via vai di gente tra personale giudiziario, avvocati, inservienti e civili. Ogni individuo in entrata deve passare sotto il metal detector, uno per turno. C’è stato il solito numero di persone distratte che ha scordato un mazzo di chiavi, una monetina, una cintura con fibbia metallica, i tipici errori umani di disattenzione, ma nessun colpevole.
Erano in corso vari processi civili e penali, ma uno solo di alto calibro. Questo si teneva nell’aula più capiente del tribunale, atta ad ospitare il gran pubblico mediatico, sia chi interessato ad assistere dal vivo alla condanna, sia chi invece preferiva goderselo dalla comoda poltrona di casa propria. Era presente un branco di giornalisti e telegiornalisti in attesa dello spettacolo, per raggiungere il picco degli ascolti con la storia di crudeltà e violenza che si nascondeva dietro l’imputato, John Lee.
Oggi era il giorno del verdetto che avrebbe deciso del destino di John, colpevole o non colpevole era il dilemma che travagliava la comunità, al quale nessuno avrebbe saputo dare una risposta. Anche la giuria è rimasta in seduta per svariati giorni per riuscire a trovare soluzione, per trascrivere la propria decisione e consegnarla nelle mani del pubblico. E così è stato.
I giurati sono usciti dalla loro clausura e hanno preso posto in aula, dove ogni persona era in attesa e pendeva dalle loro labbra. Al loro ingresso occhi e telecamere erano puntati su ogni membro della giuria, sguardi che li penetravano fin nel profondo. Sembravano convinti della loro decisione, mentre ancora il resto del tribunale brancolava nel buio. Come da formula il giudice Parks ha chiesto ai giurati il verdetto prima della sua pronuncia. Ha dato in seguito il permesso al presidente della giuria di leggere il verdetto. Lui, in piedi mantenendo una postura diritta, davanti a una platea di migliaia di persone frementi, ha annunciato: “L’imputato è stato dichiarato INNOCENTE!”.
Accadde allora. Tutti furono colti dalla sorpresa e dallo sgomento, le urla furono coperte solo dai colpi di pistola. L’arma che l’imputato avrebbe utilizzato per assassinare a sangue freddo delle donne, prostitute, stava sparando ancora una volta. Ad impugnarla non era però John, oramai dichiarato innocente perché le prove a suo carico sembra fossero insufficienti e contaminate. No, a sparare quei colpi d’arma da fuoco era il giudice Parks. Si era impadronito della pistola senza che nessuno se ne accorgesse, non è stato difficile per un cacciatore come lui riassemblarla e sparare con intento omicida. Era un gesto premeditato, nel caso in cui il processo non avesse seguito il naturale corso che si aspettava.
La sua mano tremava, tremava dalla rabbia. Dovette premere il grilletto tre volte prima di centrare il petto di John, che morì tra agonia e sofferenza. La tragedia è che nella traiettoria che separava il giudice dal suo obbiettivo erano presenti degli innocenti, genitori e onesti lavoratori che sono state vittime di un raptus omicida. Il resto del caricatore è stato quasi completamente svuotato sulla giuria, parte in causa di quella che Parks riteneva una grave ingiustizia. Molti dei giurati sono stati gravemente feriti, tre non sono sopravvissuti alla strage.
Nessuno è riuscito ad intervenire sul giudice, che ha avuto il tempo e la concentrazione per compiere un atto disumano, e far crollare la bilancia della giustizia al suolo: giustizia personale. Un’azione amorale, soprattutto per un funzionario, anzi un servitore della giustizia. Conclusa la sua personale caccia alla giustizia, il giudice adagiò la canna della pistola sulla sua tempia destra e fissò il vuoto con uno sguardo assente, in cerca di un pubblico che volesse ascoltarlo e compatirlo, e gridò con voce rotta, come un uomo disperato: “È stato lui vi dico, è stato lui. Lui ha ucciso Cindy. Lui ha ucciso la mia Cindy”. Si tolse la vita.
È stato accertato che Cindy Parks risulta nella lista delle vittime dell’imputato, oggi scagionato e assassinato, John Lee. QUESTA È GIUSTIZIA?
Pixabay
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Complimenti!
L'ho letto tutto d'un fiato, e ti confesso che se non mi fossi soffermata a leggere i commenti, sarei corsa subito a cercare la notizia!
Vedo che sei da poco su Hive!
Welcome!!!
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😂😂 Grazie mille, è un piacere essere qui... La prossima volta scriverò una piccola nota di fondo per evitare di creare equivoci. Grazie ancora😊😊
I don’t know what you told
It's a made up story😅😅 The facts are not real, Indeed there's no Springfield in California 😊
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