Capitoli precedenti La caduta Nero
Foto di adrian schüpbach da Pixabay
Agli innocenti e alle persone sincere, arriva sempre un aiuto da qualcuno di inaspettato
Una voce ruppe il silenzio della stanza accompagnando la luce arancione che lentamente si stava allargando.
Chi sei? Dove sei?
Domande uscite di getto dalla bocca di Longun ma che si persero nel silenzio che era nuovamente calato sulla stanza.
Era un uomo, sicuramente la voce era maschile; una voce profonda e rassicurante, ma sconosciuta. Alla corte di Dreki erano pochi gli uomini che avevano accesso alle torri e, quasi tutti, erano servi che si occupavano di lavori manuali. Quella voce, anche se aveva parlato appena, apparteneva a un nobile, a qualcuno che non era abituato a servire, ma a essere servito. Purtroppo Longun non aveva mai conosciuto nessuno così, Dreki era il solo uomo differente da un servitore con cui avesse mai avuto a che fare, e quello che aveva parlato non era sicuramente lui.
Smise immediatamente di pensare a quelle parole e si concentrò sulla luce che, lentamente, aveva assunto la forma di una porta, un rettangolo arancione che spiccava nel nero della stanza. Aveva paura, l’ignoto che si trovava dall’altra parte era la salvezza oppure una prigione ancora più spaventosa di quella attuale? La voce risuonava ancora nella sua mente, arriva un aiuto, così aveva detto. Aiuto…
Stava ancora cercando di capire se si poteva fidare quando si accorse che il nero stava prendendo di nuovo il sopravvento. Si alzò in piedi e corse gettandosi nella luce, riuscendo ad attraversarla poco prima che si chiudesse alle sue spalle.
Aveva il fiato corto e si sentiva il cuore in gola mentre osserva la stanza. Una luce arancione appiattiva tutto quanto, ma era facile capire dove si trovava senza bisogno di misurarla di nuovo contando i passi. Tre lati e tre angoli, era la torre Nord. La porta l’aveva fatta evadere da una prigione per gettarla in un’altra.
Iniziò a parlare da sola, magari l’uomo di prima l’avrebbe ascoltata e aiutata di nuovo.
Mi sono ribellata al mio padrone perchè ero stanca di essere un oggetto. Desideravo vivere, avere la possibilità di fare quelle cose che davano gioia anche a me e non solo a lui. Avrei desiderato sapere che ero utile, che ero qualcosa di valore, ma così non è stato.
Si interruppe e tese le orecchie, ma nessun rumore la raggiunse.
Quando ha scoperto che non ero più malleabile mi ha gettato come una scarpa rotta, mi ha rinchiusa in una prigione buia. Ho cercato di fuggire, ma sono di nuovo prigioniera.
Sospirò, desiderava un gesto, una parola da qualcuno poi un piccolo puntino blu iniziò a muoversi attirando la sua attenzione
La strada per la libertà è irta di ostacoli
Di nuovo quella voce, qualcosa stava per accadere oppure la sua mente stava già iniziando a soffrire quella prigionia? Il puntino blu si avvicinava sempre di più, tra poco avrebbe scoperto se quello era il tramite per uscire da lì.
English version (automatic translate)
Previous chapters The Fall Black
To the innocent and sincere, help always comes from someone unexpected
A voice broke the silence of the room accompanying the slowly widening orange light.
Who are you? Where are you?
Questions came out of Longun's mouth but were lost in the silence that had fallen again on the room.
It was a man, certainly the voice was male; a deep and reassuring voice, but unfamiliar. There were few men in Dreki's court who had access to the towers and, almost all of them, were servants doing manual labor. That voice, though it had barely spoken, belonged to a nobleman, to someone who was not accustomed to serving, but to be served. Unfortunately, Longun had never met anyone like that, Dreki was the only man other than a servant she had ever dealt with, and the one who had spoken was definitely not him.
She immediately stopped thinking about those words and focused on the light that had slowly taken the shape of a door, an orange rectangle that stood out in the blackness of the room. She was afraid, was the unknown on the other side salvation or an even more frightening prison than the present one? The voice still echoed in her mind, help is coming, so he had said. Help...
She was still trying to figure out if she could trust her when she realized that the blackness was taking over again. She stood up and ran, throwing herself into the light, managing to cross it just before it closed behind her.
She was out of breath and felt her heart in her throat as she surveyed the room. An orange light flattened everything, but it was easy to see where he was without having to measure it again by counting steps. Three sides and three corners, it was the North Tower. The door had broken her out of one prison and into another.
She began to talk to herself, maybe the man from before would listen and help her again.
I rebelled against my master because I was tired of being an object. I longed to live, to have the chance to do those things that gave joy to me too and not just to him. I wished to know that I was useful, that I was something of value, but that was not the case.
She paused and strained her ears, but no sound reached her.
When he found out I was no longer malleable he threw me away like a broken shoe, locked me in a dark prison. I tried to escape, but I am a prisoner again.
She sighed, she wished for a gesture, a word from someone then a small blue dot started to move drawing her attention
The road to freedom is full of obstacles
Again that voice, was something about to happen or was his mind already starting to suffer that imprisonment? The blue dot was getting closer and closer, soon he would find out if that was the way out of there.
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