Lotta nel buio cap. 2/ Fighting in the dark Cap.2 [ITA/ENG]

in Olio di Balena2 years ago

Continuo la stesura del mio racconto sperando che possa piacervi. Ringrazio @Coccodema per la correzione della bozza e la pazienza con cui mi accompagna ogni volta che scrivo, sin da quando ho iniziato a farlo. Un saluto va anche ad @uggya, con l'augurio di un felice anno nuovo a tutti voi.

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Quanti giorni sono trascorsi? Me lo chiedo per tentare di misurare in qualche modo il tempo che sembra non scorrere mai. Mi sono imposto una routine, un ciclo di eventi da svolgere per scandire i giorni che sono tutti uguali nella semioscurità che avvolge ogni cosa, interrotta solo dalle lame di luce fredda delle luci artificiali della struttura in cui vivo.

Scrutando fuori le finestre vedo solamente una landa desolata di ghiaccio avvolta dalle tenebre, scossa da venti freddi e gelidi che gridano una vola parola: morte.

Tento di farmi coraggio e alla scrivania dove scrivo questo diario, alterno la scrittura con lo studio delle cronache, tentando di risalire indietro nel passato, con l’intento di fare una mappa degli eventi da cui carpire informazioni utili.

Scorso anno, due sparizioni, uno studioso ed il suo assistente, mai ritrovati, l’anno precedente due nativi andati a caccia e mai più tornati, ancora ancora prima, un accampamento trovato privo di vita ma completamente attrezzato.

Prendo appunti stilando un elenco del brivido, fissando la carta con assoluto distacco, ma con una crescente consapevolezza. Perché nessuno si è posto le domande che mi sto ponendo io? Perché nessuno non è mai andato a ritroso risalendo a quanto sto risalendo io?

Mordicchio la penna con cui sto scrivendo mentre ci penso, assorto e concentrato, quando all’improvviso un rumore all’esterno mi riporta alla realtà. Sento la pelle accapponarsi su tutto il corpo, i testicoli ritrarsi, i capelli sulla nuca rizzarsi mentre cerco di capire cosa possa essere quel suono che rompe il silenzio artico.

Lentamente mi alzo raggiungendo l’oblo che è il mio occhio sull’esterno e socchiudendo i miei di occhi, tento di scrutare nel buio, le orecchie tese, il respiro trattenuto per tentare di cogliere ogni minimo indizio ma invano.

Ho la netta sensazione di essere osservato, di essere il topo tenuto sotto sorveglianza dal gatto, ma ben presto la sensazione svanisce ed atteso qualche momento, torno alla scrivania lasciandomi alle spalle il foro di luce nel buio.

Mi dedico quindi alle mie attività, ma qualcosa ha turbato il mio flebile equilibrio e non posso più smettere di pensarci, di pensare a come mi sia sentito una preda.

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I continue the drafting of my story hoping you will enjoy it. I would like to thank @Coccodema for correcting the draft and the patience with which she accompanies me every time I write, ever since I started doing it. Greetings also go to @uggya, wishing you all a happy new year.

How many days have passed? I ask myself this in an attempt to somehow measure the time that never seems to flow. I have imposed a routine on myself, a cycle of events to be carried out to scan the days that are all the same in the semi-darkness that envelops everything, interrupted only by the cold blades of light from the artificial lights of the building where I live.

Peering out of the windows I see only a desolate heath of ice shrouded in darkness, shaken by cold, icy winds that shout one word: death.

I try to summon up courage and at the desk where I write this diary, I alternate between writing and studying the chronicles, trying to go back into the past, with the intention of making a map of events from which I can glean useful information.

Last year, two disappearances, a scholar and his assistant, never found, the year before, two natives who went hunting and never returned, even earlier, a camp found lifeless but fully equipped.

I take notes, drawing up a list of the chilling, staring at the paper with absolute detachment, but with a growing awareness. Why has no one asked the questions I am asking myself? Why has no one ever gone back as far as I am going back?

I am biting the pen I am writing with as I think about it, absorbed and concentrated, when suddenly a noise outside brings me back to reality. I feel my skin crawl all over my body, my testicles retract, the hair on the nape of my neck stand up as I try to understand what that sound might be, breaking the arctic silence.

Slowly I get up, reaching for the porthole that is my eye on the outside and squinting my own eyes, I try to peer into the darkness, my ears strained, my breath held in an attempt to catch the slightest clue, but in vain.

I have the distinct feeling that I am being watched, that I am the mouse kept under surveillance by the cat, but the feeling soon fades and after a few moments, I return to my desk, leaving behind me the hole of light in the darkness.

I then go about my business, but something has disturbed my feeble equilibrium and I can no longer stop thinking about it, about how I felt like prey.

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