«Principi - disse - che in comune queste schiere d'Achei guidate, or questa vittima mirate, che la Dea sull'ara pose, questa cerva montana. Essa gradí questa, piú che la vergine, perché sí nobil sangue non macchiasse l'ara. Di buon grado l'accolse, e a voi concede prosperi eventi, e navigar contro Ilio. Or si rinfranchi ogni nocchiere, e corra alla sua nave: ché oggi stesso, d'Àulide abbandonar conviene i cavi anfratti, attraversare l'estuante Egèo».
Euripide, Ifigenia in Aulide
Il dipinto risale agli ultimi anni di attività del grande pittore: esiste infatti un disegno preparatorio firmato e datato 1750. La tela è entrata a far parte delle collezioni comunali nel 1888 con attribuzione al Tiepolo grazie al lascito Bocchini. Nel 1964, dopo il restauro, si è accertata la paternità del Piazzetta.
In un clima di sacrale austerità e nobile eroismo,Ifigenia, accanto al padre Agamennone, si avvia verso l'ara del sacrificio, dove il sacerdote sta per impugnare il coltello offertogli su un piatto, mentre Diana interviene imponendo il suo veto.