foto del mio scaffale in camera
Ho ricevuto tanti insegnamenti nella mia vita. Ci sono tanti tipi diversi di insegnamenti che una persona può apprendere.
Ognuno di noi fa un percorso che lo porta attraverso esperienze e fonti di conoscenza che accrescono man mano il proprio bagaglio di cose imparate.
Io ho imparato tantissimo leggendo, ho sempre studiato molto e ho imparato tantissimo dalla scuola e dall'università. Continuo a studiare grazie a YouTube e a corsi online di vario tipo, specifici per la mia carriera di musicista.
In passato ho avuto un'attività di network marketing e ho frequentato un ambiente pieno di persone ricche di grandi perle di saggezza sulla crescita personale. Un grande insegnamento che mi hanno passato è stato quello di continuare a imparare, a diventare una persona migliore. E forse il miglior modo che mi hanno trasmesso per fare ciò è quello di leggere libri. Libri che parlano del comportamento umano, di relazioni e di come funziona la mente.
Ho tratto centinaia di utilissimi insegnamenti, sia dalle persone che dai libri. Eppure, dopo averci pensato a fondo, ho capito che c'è un unico insegnamento che è stato il principio di tutto e che mi ha innescato la voglia costante di migliorarmi. E non viene da qualche saggio, da un libro o un corso.
Viene dalla mia prima ragazza con cui ho avuto la mia prima relazione, a 19 anni.
Non è stata lei direttamente a darmi questo insegnamento, me lo sono dato da solo quando lei ha deciso di lasciarmi.
E l'insegnamento è: se questa storia è andata male, probabilmente è anche colpa mia.
Questo pensiero è stato per me uno stravolgimento totale del mio modo di pensare fino a quel momento.
Sono sempre stato molto indifferente a tutto. Qualsiasi cosa mi succedesse, era facile lasciarmela scivolare addosso senza conseguenze. Ero totalmente incapace di vedere la mia responsabilità in quello che mi accadeva. Accadeva e basta.
Ma quando il mio cuore si è spezzato per la prima volta, una domanda si è schiantata nella mia mente come un fulmine: cos'ho sbagliato?
Quel pensiero è stato la chiave per aprire il portone della consapevolezza che la mia persona non era statica e immutabile. Ogni aspetto di me, più o meno, poteva essere modificato. Gli spigoli limati; le abitudini eliminate o introdotte; le virtù incrementate; le parole controllate; le emozioni liberate.
Ho capito che forse non ero poi la bella persona che pensavo di essere. Il margine di miglioramento era enorme.
Sono freddo. Sono egoista e menefreghista. Sono asociale. Sono schietto. Provo empatia solo quando mi comoda provarla. A volte sono manipolatore. A volte sono brusco. A volte sono subdolo.
Io ero tutto questo, tanto.
Io sono ancora tutto questo, ma molto meno.
Ma ora sono anche tante altre cose. Sono più emotivo, e quindi più empatico. Sono più gentile, e quindi meno egoista. Sono più interessato alle altre persone e quindi meno menefreghista. Sono più consapevole e quindi meno indifferente.
Ho avuto altre rotture che ogni volta mi hanno sbalzato in avanti nell'essere un partner (e quindi una persona) migliore. Ho seguito tanti discorsi che mi hanno spinto ad essere un maschio migliore. Ho letto libri che mi hanno permesso di pensare in modo migliore.
E tutto è partito da quelle lacrime che sgorgavano dai miei occhi dopo anni di aridità. Quando il cuore stremato ha parlato al cervello e gli ha detto: se questa storia è andata male, probabilmente è anche colpa mia.
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Purtroppo per la maggior parte di noi è inevitabile: ci rendiamo conto della cappella solo quando ci siamo bruciati con il latte versato, quando ci siamo ammaccati per bene e quindi quando è troppo tardi per porre rimedio. Alle volte può avvenire per falle caratteriali come rilevi, alle volte per mera pigrizia, alle volte per mala percezione della realtà dovuta al non darsi la dovuta pena di valutare per bene le circostanze, alle volte ancora per mera spensieratezza (i miei due famosi errori di gioventù che sto a tutt'ora pagando salati sono stati dovuti a una combinazione di molteplici fattori, la penultima citata in primis). E vorremmo tornare indietro a rimediare, ma non possiamo (anche se sarei la prima a saltare sulla macchina del tempo🤣) per un motivo che nel mio paese si esprime con il detto Deus não dai asas às cobras=Dio non dà le ali ai serpenti (troppo facile, se no, sarebbe: i nostri progenitori sarebbero allora stati i primi a tornare indietro nel tempo), tradotto letteralmente. Non resta dunque che raccogliere i cocci e migliorare per il futuro...
Viviamo in una società in cui tutti sembrano temere di chiedere "scusa", in cui assumersi le proprie responsabilità appare una vergogna da rifuggire ad ogni costo ed in cui attribuire la colpa di ciò che accade a qualcun altro (persona, ente, dio, qualsiasi cosa fuorchè noi stessi) è diventata la via di fuga perfetta per non guardare mai dentro di noi e provare a rimediare a ciò che è andato storto.
Leggere questo tuo post è stato, perciò, davvero bello, una boccata d'aria fresca in una società in cui tutti sembrano convinti di essere sempre nel giusto, "vittime" di un mondo crudele in cui gli altri sono cattivi e noi siamo gli unici ad aver fatto il massimo.
La dura ma bellissima verità è, invece, che, nella maggior parte dei casi, noi abbiamo una parte più o meno grande di colpa in ciò che ci accade: ammetterlo è duro (a nessuno piace sbagliare), ma anche bellissimo, perchè se nostra è la colpa, anche nostro è il potere di cambiare, rimediare e creare un futuro migliore.
Non so se siano state le esperienze che ho vissuto a plasmare questo mio modo di pensare o se sia una cosa innata. In ogni caso mi sento fortunato, perché questo mi permette di pensare, di fronte ad ogni difficoltà, che, almeno in parte, il risultato finale è nelle mie mani.
E questo è molto utile nelle relazioni. Ogni mia storia è stata migliore della precedente, perché da ogni storia ho imparato cosa non andava e mi sono forzato di diventare migliore. Idem per i progetti musicali
Secondo me è un mix di cose: le esperienza ci plasmano, ma bisogna anche avere una predisposizione mentale per imparare ed assimilare ciò che ci insegnano.
E anche secondo me il capire che si ha un ruolo (che alle volte può essere una colpa) in ciò che ci capita è un punto di forza, perchè ci consente di comprendere che possiamo migliorare ciò che siamo e che facciamo.
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