Il Punitore 4: la notte del giudizio

in Olio di Balena3 years ago

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Erano le due di notte e Manny prese il suo telefono. Con il volto teso e nervoso compose il numero di Alex Rose. Dopo una decina di squilli stava per riattaccare quando di colpo una voce rispose.
"Ciao agente, tutto bene come mi avevi chiesto." Manny fece di tutto per trattenersi ma non ci riuscì, cominciò a urlare.
" Tutto bene un cazzo! Sei un coglione Alex! Hai sparato alla mia amica Zora e non all'agente Fizz! I due si erano scambiati le moto! Se ti avessi qui ti ammazzerei con le mie mani! È ricoverata in prognosi riservata al Mount Sinai, l'hanno operata d'urgenza ed è attaccata con uno sputo alla vita per colpa della tua stupidità!"
Manny cercò di trattenere le lacrime e si buttò all'indietro appoggiandosi alla sedia. Chiuse gli occhi un secondo e cercò di respirare profondamente. Alex si rivolse a lui con calma e distacco, ma la voce era minacciosa.
" Hey amico, calmati. Tu mi hai dato il numero di targa di quell'agente e io ho sparato all'agente che aveva il culo su quella targa. Non è colpa mia se si sono scambiati le moto. È colpa tua se ho sparato alla persona sbagliata, la prossima volta cerca di fare bene il tuo lavoro e dare le informazioni esatte. Sono qui nella taverna di proprietà della mia famiglia adesso, sento le sirene fuori che girano a tutto spiano e credo proprio siano per me."
Manny riuscì a calmarsi un attimo e pensò qualche secondo a quello che voleva dire. Poi parlò ad Alex. "Ti ha visto qualcuno? Ti hanno riconosciuto fuori dal locale mentri aspettavi? Mi hanno chiamato per mandare degli agenti nella zona del Queens, per cercarti dopo aver sparato a Zora. Io non ho potuto rifiutarmi è chiaro? Ti cercheranno fino all'alba."
Alex Rose rispose con un tono sicuro e arrogante.
"Tranquillo agente, possono cercare quanto vogliono non metteranno mai il naso qui dentro. Adesso ti saluto, sono in compagnia di una bambolina bionda che pare proprio aver tanta voglia di me. E dopo un lavoro così impegnativo direi che è proprio quello di cui ho bisogno. Stammi bene." Alex chiuse la telefonata e tornò a parlare con la bionda che sedeva sulle sue gambe. Sollevò il bicchiere e fece un brindisi con lei.

Manny rimase immobile alla scrivania a pensare a tutto quello che era successo. Prese il telefono della centrale e compose il numero dell'agente Fizz ma immediatamente appoggiò la cornetta interrompendo la chiamata. Fissò ancora il telefono per qualche minuto, poi lo riprese e chiamò l'agente. Fizz rispose subito, livido di rabbia.
"Ciao Manny, novità?" Manny parlò con titubanza.
"Si agente Fizz, c'è una telecamera che ha inquadrato un uomo sulla fifth avenue, a sud di Central Park. L'ha ripreso mentre entrava nella taverna vicino al Plaza Hotel. Quell'uomo aveva il cappellino e corrisponde alla tua descrizione. È entrato nel locale circa mezz'ora dopo l'aggressione a Zora."
Fizz ascoltò le parole di Manny e aggrottò la fronte. Poi rispose.
"Farò un giro in quella taverna per capire chi possa essere. Certo l'idea che sia un mafioso non mi rende tranquillo, ma nemmeno loro possono sperare di passarla liscia dopo un fatto così grave. Oltretutto credo che fossi io il destinatario di quella pallottola. Grazie Manny, ci sentiamo."
Manny chiese subito a Jim.
"Lei come sta? " l'agente Fizz rispose rabbioso e pensieroso.
" Credo sia ancora sotto i ferri, ora sono in giro a cercare quel bastardo e non appena potrò andare all'ospedale per sentire i dottori lo farò. Ciao Manny."
L'agente Fizz sistemò il telefono nella tasca, fece appena in tempo ad accendere la sua Harley nera elettrica quando sentì un boato. In una zona non troppo lontana qualcuno aveva fatto scoppiare un grosso petardo o qualcosa di simile, e il botto riecheggiò nell'aria. Una piccola nube si alzò sopra i grattacieli a Ovest di Manhattan. Rimase un attimo perplesso a guardare il cielo, poi prese la strada che portava alla taverna sospetta.

Manny si alzò dalla sedia e si diresse presso la cucina della stazione di polizia. Prese una caffettiera piena fino all'orlo e si versò una tazza. Erano state settimane molto intense, la madre lo preoccupava ogni giorno di più e ora i suoi pensieri erano pieni di paura per le sorti di Zora e per il suo coinvolgimento con Alex Rose. Ingurgitò il caffè fino all'ultima goccia e tornò alla sua postazione. Cominciava ad odiare quel lavoro. Tutti i giorni a controllare cittadini che non rispettavano il coprifuoco e a segnalarli agli agenti. Tutti i giorni a lavorare con tecnologie intente a privare i cittadini della loro libertà e della loro privacy. Non sopportava più di essere complice in arresti e uccisioni. Si era tenuto il lavoro solo per l'ottimo stipendio che non avrebbe guadagnato in nessun altro posto. Si sedette di nuovo a guardare le telecamere nella zona del Plaza Hotel, quando ad un certo punto ci fu un blackout. Un corto circuito o qualcosa del genere aveva fatto spegnere alcuni computer collegati alle telecamere in varie zone di Manhattan. Provò a riattivare i dispositivi ma non diedero alcun segnale. Andò a controllare il quadro elettrico nella stanza accanto ma tutto sembrava a posto. Tornò alla scrivania e prese il telefono della centrale per verificare la linea ma risultava staccata. Capì che qualche hacker era entrato nei computer della polizia collegati ad alcune telecamere. Stava per prendere il suo telefono quando altri computer saltarono di colpo lasciandolo praticamente al buio, in piedi di fronte ai monitor ormai tutti spenti. Sgranò gli occhi nell'oscurità e fu attraversato da un brivido leggero. Tirò fuori il telefono dalla tasca e chiamò il capo della polizia.

Jim viaggiava sulla motocicletta a tutta velocità per raggiungere la taverna clandestina segnalata da Manny. Incrociò alcuni agenti che puntavano in direzione Ovest di Manhattan. Pensò subito che il boato di qualche minuto prima avesse allertato la polizia che si accingeva quindi a controllare la zona. Arrivò davanti al Plaza Hotel e si fermò. Rimase con il motore acceso per qualche secondo e si guardò in giro, attirato da altri colpi nel cuore della notte e dalle sirene della polizia. Fasci luminosi si alzarono all'improvviso sopra gli edifici ad Ovest. Era come se il cielo si accendesse a intermittenza. Altri colpi di pistola ed esplosioni turbarono i suoi pensieri. Scese dalla moto cercando di concentrarsi sull'uomo che aveva sparato a Zora. Pochi passi e si ritrovò davanti al locale. Scese i pochi gradini che lo separavano dall'ingresso e fu subito dentro. Cercava di avere un atteggiamento tranquillo anche se il sangue gli ribolliva dentro. Arrivato al bancone ordinò la solita vodka e cominciò a guardarsi intorno. La taverna era di proprietà di una delle famiglie mafiose più importanti della città. A quell'ora era piena di clienti e dalla sua posizione faceva fatica a osservare tutti gli ospiti. A un certo punto notò l'uomo col cappellino seduto in un angolo. Stava con una bionda ed erano in atteggiamenti intimi. Jim si alzò piano dallo sgabello e gli andò incontro. Non appena passò tra i tavoli altri mafiosi si girarono a guardarlo. Uno di loro, vedendolo fermo al tavolo di Alex Rose, si alzò per seguirlo. Jim era teso ma cercava di mascherarlo, stava in piedi di fronte al mafioso, quest'ultimo continuava nelle effusioni con la bionda e si accorse dell'agente dopo qualche secondo. Alex era visibilmente ubriaco, aveva gli occhi lucidi e spenti, guardò l'agente Fizz e sbiascicando leggermente gli parlò.
"Che hai da guardare sbirro? Non hai mai visto un uomo e una donna che si amano?"
Scoppiò in una risata improvvisa compiaciuto della sua stessa frase. Continuò.
"Perché non ti trovi una bella compagnia come ho fatto io? Così ti rilassi un po' e torni al lavoro più in forma che mai." Alex accennò una risata ma tornò subito serio, l'agente Fizz continuava a fissarlo con uno sguardo teso e impassibile. Jim gli rispose.
" Ti hanno visto sparare ad un agente circa un'ora e mezza fa, ti hanno ripreso le telecamere fuori dalla taverna al Queens, ti ho visto fuggire via a piedi." Il mafioso che si era alzato per seguire Jim al tavolo ascoltò quelle parole e guardò Alex con disappunto, in quanto conoscendolo molto bene sapeva che era solito cacciarsi nei guai. I suoi atteggiamenti erano sempre malvisti dalla famiglia. Alex vide l'espressione dell'altro mafioso e si agitò rivolgendosi a lui.
" Spero che non crederai a questo stronzo? Io non ho fatto niente sono qui da molte ore! E non ero da nessun'altra parte. Fanculo a questo sbirro di merda!"
L'altro mafioso dopo averlo ascoltato tornò al suo tavolo e si abbassò a parlare con uno dei boss. Quest'ultimo, dopo una smorfia di fastidio, si alzò e andò al tavolo di Alex. Lo guardò scuotendo la testa, poi parlò con calma all'agente Fizz.
"Agente, qualcuno sa che lei si trova qui in questo momento?" Jim lo guardò stranito ma prontamente rispose.
" Si certo, tutta la nostra squadra di agenti sa che sono qui." Il capofamiglia con un mezzo sorriso continuò.
"Immaginavo fosse così." Guardò Alex e gli chiese di alzarsi. Fu perquisito ma addosso non trovarono nessuna arma. Il boss gli parlò per l'ultima volta.
" Alex, siamo stanchi dei tuoi comportamenti rischiosi che minacciano la serenità della famiglia. Non possiamo più tollerare che tu vada in giro a combinare guai,e questa volta hai davvero esagerato. Vuoi far scatenare una guerra tra noi e la polizia? Ti avevo già avvertito tempo fa. Ora quel tempo è scaduto."
Il boss si girò senza aspettare nessuna risposta e ritornò al suo tavolo. Alex Rose impaurito cercò di scappare ma fu braccato da due mafiosi che nel frattempo si erano avvicinati al tavolo. Lo portarono con la forza in una stanza sul retro del locale. Uno di loro fece un cenno all'agente Fizz di seguirlo. Nella stanza, Alex Rose cominciò a urlare e insultare tutti. Jim estrasse la pistola e la puntò verso Alex. Quest'ultimo, disarmato, iniziò a piagnucolare e a supplicarlo di non ucciderlo. Guardò gli altri due membri della famiglia che erano nella stanza e sputò verso di loro in un impeto di rabbia. Poi Alex urlò conto l'agente.
"È stato quel tuo amico di merda a chiedermelo, Manny! Lui mi ha detto di spararti perché era geloso del tuo rapporto con lei! Mi ha dato il numero di targa della tua Harley e mi ha indicato la taverna in cui vi sareste fermati come tutte le sere per la pausa."
Jim rimase fisso e incredulo ad ascoltarlo. Non poteva crederci che Manny fosse capace di arrivare fino a quel punto. La rabbia salì in un istante. Alzò la pistola mirando la testa di Alex Rose e gli sparò un colpo silenzioso in piena fronte. Uscito dalla stanza camminò verso la porta della taverna guardando il boss e ringraziandolo con un cenno del capo. Il suo gesto fu ricambiato. Appena fuori dalla taverna sentì un'altra esplosione, questa volta proveniva dalla zona ad Est di Manhattan. Una coltre di fumo copriva in parte il cielo di New York. Tirò fuori il telefono per chiamare l'ospedale e chiedere di Zora. Nessun segnale la linea sembrava guasta. Guardò ancora il cielo per un attimo e salì in sella alla sua Harley.

Joe Sullivan era di fronte a Manny e parlava con un tono sprezzante.
"Manny sei un idiota! Mi hai disturbato nel bel mezzo di una festa per farmi venire qui e dirmi che un hacker ha mandato in tilt tutti i computer della polizia! Cosa vuoi che faccia? Sei tu il cervellone risolvi questo cazzo di problema!"
Il capo della polizia iniziò a passeggiare irritato. Manny rispose nervosamente.
"Mi dispiace ma non riesco a ripristinare i dispositivi, non conosco tutte le soluzioni ad un problema così grave. Devono essere persone molto preparate."
Un'esplosione improvvisa fece tremare i vetri della stazione di polizia e i due si gettarono a terra per lo spavento. Si affacciarono alla finestra e videro che saliva del fumo in una zona non molto lontana da loro. Joe Sullivan guardò Manny e gli ordinò di non uscire dall'edificio. Non prima di aver risolto la questione dei computer. Poi se ne andò, lasciandolo li solo con la sua paura.

Jim arrivò alla stazione di polizia mezz'ora dopo aver sparato ad Alex Rose. Fuori dalla stazione c'erano due colleghi che equipaggiavano la moto di armi nuove. Jim si fermò davanti a loro.
" Che fate? Come mai vi portate appresso tutte quelle armi?" Uno dei due agenti rispose continuando a sistemare le armi e senza guardare Jim.
"C'è un sacco di gente per strada nella zona ad Ovest di Manhattan. Stanno distruggendo tutto quello che incontrano e hanno molte armi, crediamo addirittura delle granate. Alcuni agenti sono già sul posto ma le persone cominciano a essere troppe. Deve esserci stato una specie di accordo perché sono usciti di casa praticamente nello stesso momento. Non sono state rilevate attività sospette sui social in questi giorni. Non capiamo cosa sia successo per trovarli tutti insieme riversati nelle strade. I computer della centrale sono stati hackerati, le telecamere di tutta la città sono fuori uso e un drone mi è quasi caduto in testa come un uccello morto."
Jim ascoltò il collega con stupore poi gli chiese.
" Manny è nel suo ufficio?"
"Si è di sopra a cercare di risolvere il problema dei computer, Sullivan è stato qui e se n'è appena andato via di corsa. Era spaventato."
Jim scese dalla moto e salutò i due colleghi che schizzarono via in direzione della sommossa. Salì le scale della stazione che portavano all'ufficio di Manny. Lo trovò seduto alla scrivania intento a risolvere l'attacco dell'hacker. Non si accorse dell'arrivo di Jim fino a quando non sentì una pistola puntata nella schiena. Si bloccò immediatamente e alzò le mani. Jim Fizz lo invitò ad alzarsi e a girarsi lentamente. Quando Manny se lo trovò davanti cercò di essere calmo facendo finta di nulla.
"Ciao Jim, allora hai trovato quell'uomo alla taverna che ti ho segnalato?" L'agente Fizz lo fissò con disprezzo. Dopo qualche secondo parlò.
"Certo Manny, l'ho trovato. E mi ha detto che quella pallottola doveva essere per me. Un regalo da parte tua. Zora si trova sul letto tra la vita e la morte per colpa della tua gelosia."
Manny rispose con gli occhi gonfi di lacrime.
" Non è come credi Jim! Doveva solo spaventarti non gli ho mai chiesto di ucciderti. Ti prego lasciami andare...Ho mia madre molto malata..." Cominciò a piangere a dirotto.
"Chi si occuperà di lei se adesso mi ammazzi...? Non può restare sola..." Manny crollò sul pavimento, piangeva disperato e Jim ritirò la pistola nella fondina. Si rivolse a Manny un'ultima volta.
"Non voglio più vederti alla centrale...Non voglio più vederti da nessun'altra parte. E stai lontano da Zora. Prega che si rimetta al più presto senza conseguenze o tornerò a restituirti il male che le hai fatto."
Jim se ne andò, lasciando Manny sul pavimento dell'ufficio a piangere e a meditare sulle sue azioni. Uscì dalla centrale che erano quasi le quattro del mattino. Sentì altre esplosioni provenire dalle zone in rivolta. Il cielo ormai era completamente grigio di fumo. Salì sulla moto e veloce prese la strada in direzione dell'ospedale Mount Sinai.

La città ad un tratto si spense completamente restando al buio. Solo gli ospedali con le loro luci d'emergenza rimasero accesi. Infermieri e dottori giravano per i corridoi a soccorrere feriti sia tra i cittadini che tra gli agenti della PP. Jim arrivò all'ospedale e salì subito le scale che portavano al reparto dove era ricoverata Zora. Trovò un medico nel corridoio e chiese informazioni sulla collega. Questi gli indicò la stanza dove l'avrebbe trovata e Jim si precipitò da lei. Tutto l'ospedale era un viavai di camici bianchi intenti a soccorrere i feriti che arrivavano a decine. Jim entrò nella camera di Zora, stava dormendo attaccata all'ossigeno. Si sedette vicino prendendogli la mano. I vetri tremarono all'improvviso e Jim guardò fuori dalla finestra. Si avvicinò e uscì sul balcone della camera al terzo piano. Guardò il cielo infuocato sopra di lui poi abbassò la vista sulle centinaia di persone che inondavano le strade. Stavano distruggendo tutto e vide molti agenti ritirarsi per non soccombere. Ad un certo punto, i suoi occhi furono attirati da un foglietto sul pavimento del balcone. Si piegò per raccoglierlo. Era un volantino di propaganda su cui c'era scritto ' Noi siamo la rivoluzione. Ore 2 di notte, 9 ottobre 2059'
Jim rientrò nella stanza con in mano il volantino. Lo guardò di nuovo con un mezzo sorriso sulle labbra. Lo appoggiò sul comodino accanto al letto di Zora quando ad un tratto sentì una voce debole.
"Hey Jim...Che succede?" L'agente Fizz si girò verso la collega e un sorriso intero si allargò sul suo volto. "Non lo so Brown...Forse è la fine del mondo...O un nuovo inizio..."

             Fine

Immagine di copertina
https://photowing.blogspot.com/2011/12/new-york-night.html

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Bellissimo racconto.

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