
Roberto è un bravissimo improvvisatore, di quelli che mettono insieme talento, preparazione e divertimento personale. Non solo, è una persona squisita e un bravo insegnante. Questi sono alcuni dei motivi per cui ho voluto lavorare nuovamente con lui il resto sono alcuni dei concetti che venivano trattati nella sua lezione speciale.
A livello improvvisativo mi sento in una fase di destrutturazione. Dopo essere cresciuto e aver appreso per dieci anni da tante persone, corsi, scuole diverse, mi sento di vivere un momento particolare. Ho realizzato di non aver davvero mai improvvisato, ma di aver allargato la mia zona di comfort ai suoi limiti massimi e di aver imparato a gestire bene tutto ciò che vi entra. Il che è molto distante da ciò che realmente significa improvvisare.
Sto quindi mettendo un po' in dubbio tutto quello che conosco e ho appreso e credo di starlo risistemando. Voglio lavorare su ciò che manca e questo significa lavorare sull'inatteso e l'imprevisto. Nella mia (limitata) esperienza ho capito che uno spettacolo funziona bene quando gli attori riescono a costruire un flusso, un sentimento comune, un'aria condivisa che tutti respirano. Roberto mi ha fatto lavorare su questo lo scorso anno e credo che sia il mio prossimo passo per crescere: imparare a creare un flusso con gli altri.
Altro aspetto che tengo in considerazione è anche quello pedagogico. Nel senso che come insegnante cerco di imparare come insegnano gli altri insegnanti più esperti. Come impostano le lezioni, che scaletta seguono, come alternano i tipi di esercizi, se le riflessioni e i debriefing avvengono subito o a fine esercizio, insomma, come insegnano la materia. Ho molto da imparare anche in questo senso e osservare gli altri è un'ottima strategia.
Infine ci sono i compagni. Anche da loro si può apprendere molto, perché vengono da altre esperienza, hanno avuto altri insegnanti e hanno il loro approccio personale alla materia. E' con loro con cui devo creare ed entrare nel flusso e se riesco con degli sconosciuti, riuscirò con qualunque persona mi troverò sul palco.
Insomma, il senso del discorso è che affrontare nuovamente uno stesso contenuto può essere una esperienza diversa, perché noi siamo diversi. L'analogia migliore che mi viene in mente è quella di rileggere da adulto un libro letto da ragazzo. Apprezzeremo sfumature diverse, aspetti diversi, dettagli che prima non avevamo colto, perché saremo cambiati noi. Lo stesso avviene ora con questo workshop. Io sono diverso, ho tre livelli di lettura del lavoro che sto facendo, che solo un anno fa non avevo. Quante cose in più riuscirò a tirare fuori oggi?
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Le tue conclusioni sono fantastiche. Le stesse cose possono essere viste in maniera diversa perchè noi siamo diversi da come eravamo la prima volta che le abbiamo viste. Concordo pienamente con quello che dici. Fare le stesse cose, leggere le stesse cose o vedere le stesse cose a distanza di anni, potrebbe non essere la stessa cosa.