Appunti sulle orchidee - Quella famiglia cosi evoluta...

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LE ORCHIDEE


La orchidee, rappresentano la famiglia, monocotiledone, più grande del mondo e comprende oltre 28.000 specie suddivise in più di 763 generi. Pensate che soltanto il genere Bulbophyllum conta oltre 1.867 specie scoperte, perché in realtà i numeri sono molto maggiori se pensiamo a tutte le aree ancora inesplorate tra la vegetazione fitta delle foreste pluviali.

Il loro areale è veramente molto vasto e fatta eccezione per le aree desertiche ed artiche, sono presenti in tutto il territorio. In base a quest'ultimo però, nel corso del tempo le orchidee si sono adattate e modificate in base all'ambiente circostante per poter sopravvivere non solo in termini di esigenze nutrizionali e climatiche, ma anche in termini di simbiosi con la fauna circostante come vedremo in seguito.

Possiamo suddividere quindi le orchidee in 3 grandi gruppi:

Orchidee epifite, orchidee lithofite ed orchidee terricole.

  • Nelle aree tropicali e sub tropicali del pianeta, troviamo le orchidee epifite e capiamo fin da subito che hanno bisogno di temperatura ed umidità elevate per quasi tutto l'anno.

  • Le orchide lithopite invece, dal greco lithos ,pietra, roccia, sono tutte quelle orchidee che crescono tra le crepe delle rocce, lungo pareti rocciose o pendii.

  • Le orchidee terricole, fatta eccezione per quelle tropicali, sono tutte quelle orchidee che hanno voluto lasciare il clima tropicale e di conseguenza non abbiamo più ambienti ricchi di umidità e temperature medie stabili ma ben si un'alternarsi delle stagioni spesso con inverni rigidi ed estati siccitose che non permettono più a loro di essere epifite.
    Proprio per questo hanno imparato a vivere con le radici nel terreno e per far fronte a periodi avversi, hanno sviluppato organi ipogei adibiti all'accumulo di acqua e sostanze di riserva che prendono il nome di rizotuberi.

BOTANICA DI UN'ORCHIDEA E CURIOSITA' RELATIVE

La struttura di un 'orchidea è abbastanza complessa ma avendo spesso caratteristiche uniche nei suoi generi( Simmetria del fiore, resupinazione, semi piccoli privi di endosperma, ginostemio ), riconoscerle tra le altre piante è in realtà è molto semplice.

Le orchidee sono innanzi tutto piante erbacee perenni che in base al loro sviluppo possiamo suddividerle in due gruppi: Monopodiali e Simpodiali

  • Le orchidee monopodiali hanno sempre una crescita verticale, ovvero hanno un solo apice vegetativo dal quale si dipartono sempre nuove coppie di foglie andando ad allungare di conseguenza lo stelo. Un esempio pratico sono le classiche Phalenophsis oppure le Vanda che forse avete visto.

  • Le orchidee simpodiali hanno invece uno sviluppo orizzontale e sono caratterizzate dalla presenza di pseudobulbi che svolgono un'importante funzione di immagazzinamento acqua per i periodi più siccitosi e sostanze di riserva come carboidrati. La dimensione è variabile e la durata di vita varia da un anno ad anche 5. Man mano che invecchiano perdono le foglie e vanno incontro ad ingiallimento, per via del richiamo di clorofilla e sostanze di riserva andando a generare di conseguenza nuovi pseudobulbi. Ma anche il loro stesso colore può variare, dal verde chiaro al verde scuro, fino al marroncino rossastro.

LE FOGLIE

Le foglie sono generalmente lanceolate ed allungate, alcune volte possono presentare forme obovate. In alcune specie sono molto ridotte sotto forma di scaglie, squame o addirittura assenti (afille). Le nervature sono parallele (ad eccezione di alcuni generi ) e questo potrebbe dirci anche quanto questa famiglia sia molto arcaica. (nervature reticolate generalmente più recenti, vedi Ginkgo biloba)
A seconda se sono tropicali, subtropicali o temperate, le foglie possono essere sempreverdi o decidue come nel caso di alcuni generi con pseudobulbi. (Vedi Dendrobium )

LE RADICI

Le radici delle orchidee epifite col tempo si sono adattate a svolgere molteplici funzioni, prime fra tutte sono quella di ancoraggio dovendosi fissare sugli alberi, ma anche di assorbimento di acqua e sostanze nutritive.
Inoltre, molte specie afille (Aphyllorchis), contengono cloroplasti in grado di fotosintetizzare e quindi di produrre sostanze nutritive prendendo il posto delle foglie.
Non solo, le radici delle orchidee sono ricoperte da uno strato di cellule morte chiamato velamen che può variare dai 2 ai 9 strati di cellule, in grado di assorbire acqua e umidità per passarla poi nei strati sottostati per capillarità. (vedi anche Tillandsie)

Interessante è la capsula che si può ben vedere in molte specie, secerne sostanze viscose che facilitano il penetrare delle radici nel substrato, inoltre contengono granuli ricchi di amido chiamati statoliti in grado di percepire la gravità.

Per quanto riguarda le orchidee terricole temperate, abbiamo radici fascicolate molto carnose alle quali sono attaccate generalmente due rizotuberi. Pensate che il nome orchidee deriva dal greco Orchis e vuol dire letteralmente testicolo, questo perché la forma li ricorda un po' e sono sempre accoppiati, in quanto si alternano annualmente per fornire sostanze di riserva, uno accumula e l'altro cede.

Formazione di un nuovo rizotubero

IL FIORE

I fiori delle orchidee si sono col tempo adattati a vivere con l'ambiente circostante comunicando tramite colori, profumi nettare e forme bizzarre.

Iniziamo col dire che possono portare fiori singoli, a spiga, a racemo o pannocchia dove nelle specie monopodiali escono dall'apice vegetativo o generalmente nelle zone vicine, mentre nelle specie simpodiali escono dalle ascelle dei pseudobulbi oppure all'apice.

Sono formati da 3 sepali e 3 petali, uno dei quali al centro che prende il nome di labello. Quest'ultimo ha un'importante funzione fungendo come una vera e proprio pista di atterraggio per gli insetti pronubi che ne sono comunque attratti dalla forma e dai colori. Il rosso ad esempio ci può indicare che è un'orchidea impollinata da farfalle o colibrì, Il bianco essendo un colore che non si vede ci può indicare che è impollinata da falene o altri animali notturni.

La struttura degli organi riproduttivi è molto particolare, sia il gineceo che l'androceo sono fusi insieme a formare il ginostemio. Nella sommità troviamo i pollinodi , strutture adibite alla facilitazione del trasporto del polline e formazione di quest'ultimo, poco sotto il rostro che protegge ma al contempo aiuta lo stigma nella fase di impollinazione a far rimanere intrappolate le masse polliniche.

In questa foto possiamo vedere nel dettaglio com'è strutturato un pollinodio: viscidio, caudicolo e granuli pollinici

In questo video possiamo vedere come questa struttura di raccolta del polline sia estremamente efficace, se per giunta vi è un'altrettanta ingegnosità sulla morfologia del fiore che lo ospita.

Il genere Catasetum di questi pollinodi ne ha fatta una vera e propria arma. Nella spiegazione David Attenborough, grandissimo naturalista e divulgatore scientifico britannico.

Le orchidee hanno quindi sviluppato vere e proprie simbiosi con i propri insetti impollinatori, a volte cosi tali che se dovesse sparire l'insetto, sparirebbe anche l'orchidea.

Un classico esempio è l'orchidea di Darwin, l'Angracum sesquipedale. trattata sempre in questo video dopo il terzo minuto.

In questo meraviglioso documentario pubblicato dalla National Geographic, vediamo la stretta affinità che hanno alcuni generi di orchidee dal nettario estremamente lungo con alcune specie di "Falene giganti".
A fine video leggerete i dati riguardanti le ore di lavoro e registrazione svolte per questo affascinante documentario e le relative scoperte, assurdo il lavoro dietro.

L'utilizzo del ginostemio come "Trigger", grilletto.

(Trasporto polline in massa anziché separato)
(Parentesi Orchidee italiane - foto)

Semi

I semi delle orchidee sono estremamente piccoli e generalmente i frutti che li contengono hanno una forma ovale a mo' di capsula che a maturità si apre liberandoli come spore. Parliamo di centinaia ma anche migliaia e migliaia di semi ed essendo un dispendio energetico enorme, le orchidee hanno preferito privarli dell'endosperma secondario.
Per far fronte a questo e quindi poter nutrire l'embrione una volta germinato, i semi delle orchidee ricorrono a particolari simbiosi funginee, specie con i ceppi Rhizoctonia, Tulasnella, Ceratobasidium dai quali ricavano il carbonio, macroelemento essenziale per le piante.

Le orchidee quindi come possiamo vedere non è un caso se sono la famiglia più numerosa al mondo. Sono piante sempre al passo col cambiamento, piante in continua evoluzione e coevoluzione che cercano interazioni con l' ambiente esterno allungando simbiosi sia nel regno dei funghi, sia in quello animale che vegetale.

Pratica
Fascie climatiche, Territorio, clima ed esposizione, i biomi.

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FONTI
Botanica generale e diversità vegetale III edizione - PICCIN
Latino per giardinieri, Lorraine Harrison - Guido Tommasi Editore
Flora d'italia - Edagricole
https://www.monaconatureencyclopedia.com/orchidaceae-tutto-sulle-orchidee/