Pre-unification Florence was the capital of the Grand Duchy of Tuscany which, after the Restoration, returned to the rule of the Habsburg-Lorraine, the Italian branch of the Austrian Empire. The city, due to its artistic history, experienced notable cultural ferment and provided ample expressive opportunities, attracting visitors and artists from other Italian states and the rest of Europe.
Thus, from this spirit of revolt and a favorable cultural environment, an artistic movement was born, and its members defined themselves as "progressives". Later, they were called Macchiaioli, adopting a derogatory term given to their works by a newspaper reviewer who, upon viewing an exhibition of their paintings organized by the Società Promotrice di Belle Arti in Turin, coined the pejorative term Macchiaioli, finding himself in front of representations made up of spots of color.
“[...]. In the heads of their figures. But you seek the nose, the mouth, the eyes, and the other parts: you see spots without form [...]. That there should be effect, who denies it? But that the effect should kill the drawing, even the form, this is too much.”
But precisely the "macchia", as theorized by Telemaco Signorini, one of the prominent artists of the nascent movement…
“was nothing more than a too precise way of chiaroscuro, and a result of the necessity in which the artists of that time found themselves to emancipate from the major flaw of the old school, which, to an excessive transparency of the bodies, sacrificed the solidity and relief of its paintings.”
Thus they were called Macchiaioli, these young artists, not only from Tuscany, but also from Veneto, Rome, and the South. They had diverse social backgrounds, there were wealthy bourgeois and young penniless individuals. What they had in common was the desire to subvert classical academic rules and were animated by patriotic sentiments, pursuing the Mazzinian idea of a republican state. They wanted to make Italy, the homeland of their own language, history, and religion.
There was a direct relationship between the Risorgimento and the Macchiaioli painting. Many of these young painters participated, through the testimony of their works, and also physically, in the revolutionary movements of national unification and some died in them.
Students of the Academy of Fine Arts in Florence would meet at Caffè Michelangiolo, to exchange and compare their artistic, political, and social ideas. Here they developed the main points of the new painting. They theorized a return to the true, to the real, painting what they truly saw, representing the everyday life.
They painted with "macchia", precise forms of color, different from the surrounding areas. Color is the way to paint reality, as our eyes perceive the image as a set of juxtaposed spots of color formed by light and, these images, thus formed, must be returned on the canvas.
They favored life in the open air where the sunlight must be captured instantly, thus spontaneously, the colors are laid down that, juxtaposing, compose figures and landscape, rendering the image like a snapshot.
While academic painting favored drawing and chiaroscuro, here it is the light and color that define the figures, volumes, and intensity through brushstrokes placed next to each other.
They painted scenes of everyday life, bourgeois environments, work in the fields, the Tuscan countryside, and battle scenes. Opposite to the religious themes and classical mythology that had been dominant until then.
The Macchiaioli preceded the "Impressionists" by twenty years and stand out, while sharing the break with the academic past, mainly for the solidity of the brushstroke on the canvas and a solid compositional representation, as well as for the social themes represented.
But unlike the “Impressionists”, the Macchiaioli did not have fortune in their homeland, because the academic culture was stronger and for not having many critics and collectors on their side who, unlike the French, were able to make their works appreciated.
Among the major exponents of the Macchiaioli movement we can remember the critics and theorists Diego Martelli and Adriano Cencioni, the painters, to name a few, Giovanni Boldini, Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Giovanni Costa, Serafino De Tivoli, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini.
Sources:
https://www.andreababoni.it/i-macchiaioli-al-caffe-michelangiolo-di-firenze/
https://www.sba.it/i-macchiaioli-breve-ma-veridica-storia-di-un-rinnovamento-artistico/
https://mariaconcettaiannone.wordpress.com/2012/12/07/i-macchiaioli-il-pergolato-il-quarto-stato/
https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/quando-telemaco-signorini-dipingeva-e-denunciava-la-fatica-degli-alzaioli
https://www.zabarella.it/mostre/i-macchiaioli-2020
Per comprendere al meglio, il fenomeno di quel movimento di giovani pittori che nella metà dell’800 diede vita, nella città di Firenze, ai pittori della "macchia", bisognerà guardare all’Europa del 1948 che, sulla scia della rivoluzione francese, viene attraversata da rivolte e insurrezioni di liberazione dallo strapotere dei sovrani assoluti: i popoli danno voce ad un sentimento diffuso, rivendicano l’identità nazionale e con essa maggiori libertà e progresso sociale. L’ Italia di quel tempo era divisa in tanti piccoli stati, perlopiù governata da potenze straniere, era quindi attraversata da moti risorgimentali che porteranno, dopo alterne vicende, all’unità d’Italia nel 1861-1871.
La Firenze preunitaria, era la capitale del Granducato di Toscana che dopo la Restaurazione ritornò sotto gli Asburgo-Lorena, ramo italiano dell’impero austriaco. La città, per la sua storia artistica, viveva un fermento culturale notevole e garantiva ampi spazzi espressivi tanto da richiamare a sé visitatori ed artisti che provenivano da stati italiani e dal resto d’Europa.
Nacque quindi dallo spirito di rivolta e da un ambiente culturale favorevole una corrente artistica e i suoi membri si definirono “progressisti”. Successivamente, Macchiaioli, adottando un’espressione dispregiativa data alle loro opere da un recensore di un giornale che, visionando una mostra dei loro dipinti organizzata dalla Società Promotrice di Belle Arti di Torino, coniò il termine dispregiativo Macchiaioli, trovandosi davanti a rappresentazioni costituite da macchie di colore.
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“[...].Nelle teste delle loro figure. Ma voi cercate il naso, la bocca, gli occhi, e le altre parti: voi ci vedete delle macchie senza forma [...]. Che l’effetto ci debba essere, chi lo nega? Ma che l’effetto debba uccidere il disegno, fin la forma, questo è troppo”.
Ma proprio la "macchia", così come teorizzò Telemaco Signorini, uno degli artisti di spicco del nascente movimento…
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“non fu altro che un modo troppo preciso del chiaroscuro, ed effetto della necessità in cui si trovarono gli artisti d’allora di emanciparsi dal difetto capitale della vecchia scuola, la quale, ad un’eccessiva trasparenza dei corpi, sacrificava la solidità e il rilievo dei suoi dipinti”.
Si chiamarono quindi Macchiaioli, questi giovani artisti, non solo toscani, che provenivano anche dal Veneto, da Roma e dal meridione. Avevano estrazioni sociali diverse, c’erano agiati borghesi e giovani nullatenenti. In comune avevano il desiderio di sovvertire le regole classiche accademiche ed erano animati da sentimenti patriottici, perseguivano l’idea mazziniana di uno stato repubblicano. Volevano fare l’Italia, la patria della loro stessa lingua, della stessa storia e religione.
Allievi dell’Accademia di Belle Arti di Firenze si incontravano caffè Michelangiolo, per scambiare e confrontare le loro idee artistiche, politiche e sociali. Qui elaborarono i punti salienti della nuova pittura. Teorizzarono un ritorno al vero, al reale, dipingendo quello che vedevano veramente, rappresentando la quotidianità della vita.
Dipingono a"macchia", forme di colore precise, diverse dalle zone circostanti. Il colore è il modo di dipingere la realtà, in quanto, i nostri occhi percepiscono l’immagine come un insieme di macchie di colore giustapposte che si formano attraverso la luce e, queste immagini, così formate, vanno restituite sulla tela.
Privilegiano la vita all’aria aperta dove la luce del sole va colta all’istante, così di getto, vengono stesi i colori che compongono, accostandosi, figure e paesaggio, rendendo l’immagine come un’istantanea.
Mentre nella pittura accademica si privilegia il disegno e il chiaroscuro, qui sono la luce e il colore che definiscono le figure, volumi e intensità attraverso pennellate accostate le une a fianco a le altre.
Dipingono scene di vita quotidiana, ambienti borghesi, il lavoro nei campi, la campagna toscana e scene di battaglia. All’opposto delle tematiche religiose e della mitologia classica fino ad allora imperanti.
I Macchiaioli precedono di vent’anni gli "Impressionisti" e si distinguono, pur avendo in comune la rottura con il passato accademico, sostanzialmente per la corposità della pennellata sulla tela e una solida rappresentazione compositiva, oltre che per i temi sociali rappresentati.
Ma a differenza degli “Impressionisti”, i Macchiaioli non ebbero fortuna in patria, perché più forte era la cultura accademica e per non aver avuto dalla loro parte tanti critici e collezionisti che, a differenza dei francesi, hanno saputo far apprezzare le loro opere.
Tra i maggiori esponenti del movimento dei Macchiaioli possiamo ricordare i critici e teorici Diego Martelli e Adriano Cencioni, i pittori, ma ne citiamo alcuni, Giovanni Boldini, Giuseppe Abbati, Cristiano Banti, Odoardo Borrani, Vincenzo Cabianca, Giovanni Costa, Serafino De Tivoli, Giovanni Fattori, Silvestro Lega, Telemaco Signorini.
Fonti: https://www.andreababoni.it/i-macchiaioli-al-caffe-michelangiolo-di-firenze/
https://www.sba.it/i-macchiaioli-breve-ma-veridica-storia-di-un-rinnovamento-artistico/
https://mariaconcettaiannone.wordpress.com/2012/12/07/i-macchiaioli-il-pergolato-il-quarto-stato/
https://www.finestresullarte.info/opere-e-artisti/quando-telemaco-signorini-dipingeva-e-denunciava-la-fatica-degli-alzaioli
https://www.zabarella.it/mostre/i-macchiaioli-2020
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