La situazione ottimale

in Discovery-it4 years ago

Questo racconto è stato scritto per partecipare a The Neverending Contest n° 118 S3-P4-I3 di @storychain sulla base delle indicazioni di @storychain

Tema: Adulterio
Ambientazione: Lockdown da Covid-19

La situazione ottimale

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Il pianerottolo del terzo piano era pervaso dall’odore intenso del caffè che la signora Rossi stava preparando. Roberto assaporò quell’odore familiare, aspirando a fondo con gli occhi socchiusi; quindi, prima di infilare la chiave nella toppa, si guardò attorno tendendo l’orecchio, guardingo, per assicurarsi che nessuno si accorgesse della sua intrusione in casa.
Laura era splendida anche quella mattina, pensava Roberto. Si era appena fatta la doccia e i capelli, rossi e vaporosi, le scendevano lungo le spalle, mettendo in risalto il verde del morbido maglioncino che le copriva il busto e si intonava perfettamente ai suoi colori. Aveva appena tolto la caffettiera dal fuoco e versava il caffè bollente nelle eleganti tazzine di porcellana dipinta, su una tavola raffinatamente decorata da tovagliato ricamato, panna montata, posate d’argento e biscotti appena sfornati. Roberto si era accomodato al suo posto, quando venne raggiunto dalla signora Rossi che prima di sedersi a sua volta gli chiese: “Il solito, signor Conti?”. “Come sempre, signora Rossi” le rispose lui. Assaporarono il caffè con voluttà, guardandosi intensamente mentre la lingua sfiorava la porcellana e le labbra suggevano il gusto dei biscotti. Poi Roberto si alzò per avvicinarsi alla signora Rossi, ancora seduta, con una mano le scostò i capelli dal viso e aggrappandosi al suo collo la baciò appassionatamente. Quel sapore di caffè preso direttamente dalla bocca di lei lo accese definitivamente: senza smettere di baciarla, come ogni giorno, la condusse rapidamente in camera da letto.

Mezz’ora dopo, il signor Conti aveva già gli occhi incollati allo spioncino della porta e, verificata l’assenza di movimento, diede un ultimo bacio a Laura e si accomiatò guardandola intensamente nei profondi occhi verdi: “Scrivimi presto, amore, ti prego”. “Tutte le volte che posso” fu la risposta data in punta di lingua.
Mentre tornava a casa, Roberto pensava a quanto fosse fortunato ad aver incontrato quella giovane e bellissima donna, di cui si era innamorato e senza la quale, a inizio lockdown, si sentiva impazzire. Aveva inventato la scusa della corsa per uscire di casa e andare ai loro incontri, ma per fortuna anche dopo le restrizioni aveva potuto mantenere quest’abitudine e incontrarla: vivendo nello stesso complesso condominiale ma in palazzi diversi, era facile introdursi in modo quasi del tutto inosservato in casa dell’amante, che gli aveva fatto anche una copia delle chiavi per dargli maggiore libertà di movimento. Quella era di sicuro una situazione ottimale per un periodo difficile e complesso come il presente, si diceva compiaciuto.

Gli toccò farsi i soliti cinque minuti scarsi di giri di corsa a tutta velocità attorno al palazzo per sudare un po’ prima di tornare a casa, dove la moglie stava certamente smontando qualche altra porzione del loro appartamento che da quando era iniziato quel lockdown non faceva altro che pulire. La signora Conti, insegnante di scuola materna ormai prossima alla sessantina, non aveva mai avuto tutto quel tempo libero, né lo aveva mai desiderato perché non era certo il tipo da starsene con le mani in mano. Da quasi un mese, però, le scuole erano chiuse: il pericolo del coronavirus incombeva sul mondo. Per fortuna lei e suo marito potevano starsene fermi in casa, al sicuro, dove la signora si dedicava a pulizie approfondite e sanificazioni degli ambienti. Si era convinta, guardando la televisione, che il virus potesse entrare persino dalle finestre e posarsi sulle superfici della casa come fosse polline o polvere, quindi aveva deciso di pulire ogni superficie quasi tutti i giorni, anche perché quell’idiota di suo marito pretendeva di andare a correre attorno al complesso condominiale e le portava in casa diosolosacosa ogni volta che rientrava. Era una fortuna che lavorasse in smart working da casa per la pubblica amministrazione, ma questa pessima abitudine non se l’era potuta togliere. Avevano anche litigato, e molto, all’inizio di quel lockdown, quando ogni libertà di movimento era stata loro negata per salvaguardare la salute pubblica da quel nuovo, sconosciuto pericolo: lei sosteneva che avrebbe potuto farne a meno finché quella minaccia non sarebbe passata, mentre lui, dopo una decina di giorni di astinenza, si sentiva impazzire e per la prima volta non aveva accontentato la moglie nei suoi capricci. Correre dentro l’area del condominio, sosteneva lui, non avrebbe portato in casa nessun virus, quindi lui avrebbe continuato a farlo a costo di spogliarsi fino alle mutande sulla soglia perché la signora Conti disinfettasse ogni cosa a suo piacimento. E questo era stato il loro compromesso. In fondo alla signora Conti non dispiaceva rimanere da sola per quell’ora di tempo, nonostante fosse una vera seccatura dovergli disinfettare ogni volta scarpe e indumenti, però aveva ottenuto una situazione ottimale, si diceva soddisfatta. Il marito non era mai stato un tipo atletico, aveva pure la pancetta, ma da un anno a questa parte, forse dopo aver fatto sessant’anni, aveva iniziato con questa fantasia della corsa che probabilmente lo faceva sentire più giovane anche se non aveva mai giovato nel buttar giù quella pancetta che era rimasta lì dov’era da prima di iniziare a correre. Contento lui.
E così ogni giorno, di mattina o di pomeriggio, o a volte anche all’ora di pranzo, il signor Conti spariva di casa per quasi un’ora, mentre sua moglie trascorreva il tempo lottando contro le insidie del coronavirus annidato su qualche superficie della casa a sua insaputa.

Rimasta sola, Laura si occupò di sparecchiare la tavola, lavare e riporre con cura il servizio da caffè e la tovaglia ricamata, riporre i biscotti in una scatola e rifare il letto che quella sera avrebbe condiviso col marito.
Da quando aveva preso Roberto come amante, aveva scoperto che quel piccolo gioco di ruolo del caffè lo eccitava moltissimo, quindi lo riproponeva come un rituale sacro all’inizio di ogni loro incontro. Aveva quindici anni più di lei, ma la desiderava mille volte più di suo marito, che da tempo la lasciava illanguidire tutta sola in quella casa vuota come fosse frutta andata a male. Era ancora bella e piena di energie, ma questo, suo marito, sembrava non vederlo affatto, troppo occupato a fare carriera in quello stupido supermercato. Si preparò a un’altra giornata vuota e noiosa, ancora chiusa in casa per il ventisettesimo giorno consecutivo. Il centro estetico dove lavorava era, ovviamente, chiuso, e lei in cassa integrazione, chiusa in casa. Per fortuna c’era Netflix.
Il marito, invece, era direttore di un grosso supermercato e trascorreva lì gran parte della giornata. La signora Rossi, quindi, non aveva nemmeno la scusa di uscire a fare la spesa: era il marito a portarle tutto ciò di cui aveva bisogno. Laura sospettava che anche lui avesse un’amante, ma non le importava poi molto: rimasta incinta a 16 anni, la passione fra loro era finita già da tempo e il loro unico figlio era all’università e purtroppo o per fortuna non era riuscito a tornare a casa, rimanendo a trascorrere il lockdown coi suoi coinquilini.
Roberto Conti, conosciuto nel centro estetico dove lei lavorava, era l’unico svago che si concedeva da un anno a quella parte. Arguto, spiritoso, giovanile: nonostante l’età il tempo in sua compagnia trascorreva fin troppo piacevolmente. Quando avevano scoperto di abitare in palazzine differenti dello stesso complesso condominiale, era stata la scusa per bere un caffè insieme, il primo di una lunga serie. Lei non era innamorata, aveva smesso di credere nell’amore molto tempo prima; ma lui si era preso una bella cotta per i suoi occhi verde foglia e i suoi capelli rossi, e avrebbe volentieri trascorso ore a contare le sue lentiggini e baciarle la pelle lattiginosa. Era ancora virile e aveva risvegliato il suo desiderio più di quanto avesse mai fatto suo marito quando erano una coppia di sventati adolescenti. Quegli incontri erano ciò a cui si era aggrappata anche durante quel lockdown, che sembrava avere lo scopo di farla impazzire. Per fortuna lei e il suo amante vivevano in una situazione davvero ottimale, pensava Laura, e lui aveva potuto continuare ad andare tranquillamente a casa sua.
Non era mai stata tanto tempo da sola o chiusa in casa, nemmeno quando suo figlio era piccolo e lei non lavorava. Soffriva terribilmente per quella reclusione forzata, inoltre temeva per la salute dei propri cari, pensava ai suoi genitori e al suo ragazzo e pregava che si trovasse presto una soluzione a questo nuovo male. Aveva deciso di non guardare il telegiornale più di una volta al giorno per non angosciarsi eccessivamente, e comunque di non farlo mai la mattina per non rovinarsi la giornata e gli incontri con Roberto. Tutto il contrario di “quella vecchia bacucca di sua moglie”! (parole del signor Conti), che stava lì, tutto il giorno a strofinare casa con alcol e candeggina mentre la televisione rimaneva accesa per tutto il tempo a blaterale le stesse cose già dette sul Covid-19, riassumibili in un semplice “non-ne-sappiamo-un-cazzo”. A Laura non piaceva vivere nell’angoscia, ecco perché guardava il tg della sera e basta. Anche quella sera, come ormai accadeva sempre più spesso, poco dopo le otto ricevette il messaggio del marito “Torno tardi per sanificare”. A volte era “per inventario” a volte “per scarico merce” o “per controllo registri”: probabili balle per vedere la sua amante, che si erano intensificate da quando era iniziato il lockdown. Non le importava poi molto, purché in casa non le portasse né il virus né qualche multa per essere stato fermato fuori orario senza autocertificazione: questo Laura non lo avrebbe tollerato.

Il signor Rossi aveva appena inviato il messaggio alla moglie che anche l’ultima cassa venne chiusa. Gli impiegati si affaccendavano a rimettere a posto la merce sugli scaffali, sanificare i locali, portare l’incasso della giornata in cassaforte. Anche lui si dava da fare: era un periodo di incredibile stress e non importava il titolo che avevi: era necessario che tutti lavorassero duramente fino all’ultimo minuto. Inoltre il compito di chiudere era suo, le chiavi di ogni cosa le aveva solo lui, per cui si attardava spesso più degli altri per verificare che tutto fosse in ordine per l’indomani. Mentre metteva a posto i piselli e il minestrone nel reparto surgelati, i brividi lo scossero, ma non per il freddo: “Più tardi scaldiamo questo posto”, gli disse in un sussurro sensuale che lo fece trasalire la più giovane delle impiegate, assunta da circa sei mesi. Era stata provocante fin dal primo giorno, con sguardi e battute eloquenti. Poi una sera era tornata indietro dopo che tutti erano usciti e lui era rimasto a fare i conti nel suo ufficio, ed era lì che lo aveva spogliato per la prima volta. Lui non se l’era cercata, ma se lei gli si offriva su un piatto d’argento sarebbe stato un peccato sprecare l’occasione. Inoltre sua moglie era così fredda e noiosa, ormai, e aveva sempre di che lamentarsi che pur di non stare a casa il signor Rossi aveva dedicato gli ultimi dieci anni al lavoro intenso, guadagnandosi fiducia e promozione. Quindi si meritava quello svago.
Sotto la divisa da lavoro pregustava già l’incontro con la commessa, cosa che lo spinse a esortare tutti a sbrigarsi a terminare il lavoro: voleva chiudere e tornarsene subito a casa, diceva, ma in realtà non vedeva l’ora di rimanere da solo con quel piccolo diavoletto pieno di fantasia. Era convinto che sua moglie sospettasse qualcosa, ma sembrava quasi del tutto indifferente alla questione. Chissà, forse aveva un amante anche lei, magari qualcuno del centro estetico, o forse della palestra dove andava prima del lockdown. Chiunque fosse di certo al momento non potevano vedersi, e la cosa gli provocava un sottile piacere sapendo che invece lui poteva godere di quella giovane e spudorata ragazza direttamente lì dove lavorava. Nessuno poteva avere una situazione più ottimale della sua, specialmente in un periodo strano come quello, si diceva compiaciuto.

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Uuh il Neverending contest, non sapevo esistesse ancora devo aggiornarmi. Sono ancora in tempo per questo giro?

Ciao Noemi cara, che piacere risentirti! Il contest ha avuto dei problemi qui su Hive perchè è stato accusato di plagio o spun (i post sono ovviamente tutti uguali essendo un contest!!!), è finito su qualche blacklist o cose simili (chiedi a @ilnegro), per cui ci siamo dovuti spostare su Blurt, dove lo stiamo cercando di mandare avanti in tutti i modi. Io metto la mia storia, quando riesco a scrivere, anche qui su hive, per non far morire il mio blog. Perchè non torni a partecipare anche tu? Sarebbe veramente un piacere! Ti ricordo che puoi postare fino a mezzanotte della domenica, il lunedì viene annunciato il vincitore (che sceglie anche il nuovo tema/ambientazione) e il martedì esce il post di lancio. Ti aspettiamo: vieni dai!