Camille.

in #ita6 years ago

E' stata una giornata lavorativa molto intensa e Camille non vede l'ora di tornare a casa, mangiare qualcosa e stendersi sul divano in compagnia della sua cagnolina Bonnie. Sono le 19:30, fuori è completamente buio, è febbraio e tira un vento molto freddo. Non le é mai piaciuto il buio, non le piace nemmeno il tramonto, Camille ama la luce del sole ed il caldo. Si prepara per uscire dall'ufficio, infila il suo cappotto bordeaux e la sua sciarpa nera, prende la sua borsetta e si dirige verso l'uscita dell'edificio. Una volta uscita, una folata di vento gelido le scompiglia i capelli e le raffredda il viso. Ha deciso di non prendere l'auto per recarsi al lavoro perché pensa che farsi una bella passeggiata sia un buon modo per rilassare il corpo e scaricare lo stress accumulato durante le intense giornate lavorative. Ha avuto la fortuna di trovare un impiego come contabile non troppo lontano da casa sua e questo ha reso la sua decisione molto più semplice. E' stata sempre una persona molto legata alla natura, le piace passeggiare per ore e ascoltare i rumori circostanti, lo scricchiolio delle foglie in autunno quando le calpesti, gli uccellini che cinguettano in privamera, i canti delle cicale in estate ed il rumore della pioggia o il silenzio della neve in inverno.

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CC0 Creative Commons

Nel tragitto lavoro-casa, Camille deve percorrere il centro della città e poi una piccola parte della periferia, in mezzo alle colline dove ha deciso di comprare la sua prima vera casa, dopo tanti sacrifici. Il vento continua a soffiare forte e la ragazza si copre con la sciarpa fin sopra il naso, lasciando scoperti solo gli occhi, in cerca di un pò di calore; oltre a recarle freddo, però, il soffiare forte del vento non fa altro che aumentare il rumore circostante che le crea fastidio. Ha sempre odiato, da che ne ha memoria, quei sassolini che rimbalzano e che le fanno sempre fare un sobbalzo, spaventandola. E' anche per questo che ha deciso di camminare e non prendere l'auto, forse questa paura, prima o poi svanirà. Ogni suo passo si fa sempre più veloce con l'avvicinarsi della periferia della città, il suo cuore batte sempre più forte, non tanto per l'affaticamento, quanto per la paura folle del buio. Ad ogni piccolo scricchiolio e rumore, continua a guardarsi dietro e ad allungare il passo. Dopo circa dieci minuti, in lontananza intravede le luci del piccolo gruppo di case dei suoi vicini e il cuore comincia a calmarsi. Arrivata sulla soglia del portone di casa, gira le chiavi nella serratura, chiude di fretta il portone e pensa: "Bene, anche oggi ce l'ho fatta". Riprende fiato e, in quel momento, scorge un piccolo musino che cerca il suo viso in cerca di un bacio, la piccola Bonnie la stava aspettando. Si siede per terra, con la schiena appoggiata al portone di casa, e inizia a coccolare la sua cagnolina e, finalmente, si calma. La ragazza comincia a preparare la cena, questa sera una pizza surgelata le andrà più che bene. Accende il forno, riscalda la pizza, versa le crocchette nella ciotola di Bonnie, si stappa una bella birra fresca ed accende il televisore. Sono ormai le 20 passate e alla TV ci sono solo telegiornali, così, decide di lasciarne uno a caso. Mentre Camille é impegnata a dare un morso alla sua meritata pizza, sente una notizia alla tv che le blocca completamente la fame. La fetta di pizza che aveva nella mano destra, improvvisamente cade a terra e nemmeno se ne accorge. Prende il telecomando ed alza il volume. "Ennesimo tentativo di violenza e omicidio su minore. La famiglia della vittima é distrutta e chiede giustizia. La madre sostiene che in questo mondo non si possa più stare tranquilli e che lo Stato, come al solito, non sarà in grado di dare una giusta punizione al delinquente".
Camille prende la birra, si siede sul divano, dimenticandosi completamente della sua cena, chiude gli occhi, sospira, scola in un secondo la birra e rimane in silenzio.

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CC0 Creative Commons


E' il 3 luglio 1995, Camille abita con la sua famiglia in una piccola città e, come ogni anno in questo periodo, si reca in vacanza per diverse settimane al mare. "L'aria del mare fa bene alla salute Cami!!" le dice sempre la mamma ed ogni anno non vede l'ora di poter andare sulla spiaggia a fare tantissimi castelli di sabbia con suo fratello Matteo. Hanno tre anni di differenza, lei ne ha sette ed è fierissima delle sue codine color nocciola e del suo vestitino azzurro e bianco con i fiorellini, lui ne ha quasi dieci e non vede l'ora di girare con la sua bicicletta nel campeggio dove si fermeranno per tre settimane.
E' da quando la piccola Cami ha tre anni che passano le loro vacanze in questo campeggio in riviera che ha una spiaggia annessa; all'interno dell'area campeggio, dove la famiglia Bianchi pianta la tendacarrello, sono presenti un ristorante, un piccolo minimarket, un negozietto, area docce comuni, bagni comuni, area bungalow, area tende/camper/tendecarrello e un parco molto grande dove possono giocare i bambini con le varie attrezzature. E' una piccola cittadina con vie e tanto verde, dove i bambini sono liberi di giocare e guidare biciclette, monopattini in tutta tranquillità. Solitamente, la routine vacanziera è questa: mattinata al mare, pranzo in tenda, pomeriggio al mare, cena in spiaggia con le altre famiglie e bimbi, dopo cena lunapark lungo la riviera oppure acquascivoli, o semplicemente stesi in amaca nel proprio giardinetto adiacente la tendacarrello. Queste vacanze sono sempre state le preferite per Matteo e Cami, perché ogni anno rincontrano gli amici estivi e si divertono un mondo.
Anche in questa giornata i bambini sono emozionati e la famiglia Bianchi parte per la vacanza. Dopo un'ora di viaggio in auto, con la musicassetta di Jovanotti a tutti volume, sono arrivati a destinazione. La parte più noiosa per i bambini è la giornata dell'arrivo al campeggio perchè, ovviamente, bisogna aprire la tendacarrello, piantarla a terra, mettere in ordine la veranda, l'interno con le camere e la cucinetta. Non è un lavoro da bambini, ma comunque vogliono essere partecipi, e quindi non fanno altro che gironzolare attorno ai genitori che cercano di preparare tutto invano. Quel giorno, però, i loro genitori hanno deciso che potevano fare anche loro alcuni lavoretti ed essere d'aiuto. Una volta finito tutto, è ora di cena e, mentre la signora Bianchi finisce di preparare un bel pasto sostanzioso, il signor Bianchi accompagna i bambini ai bagni comuni a lavarsi le mani. Cami ha sempre avuto un carattere molto forte e se si mette un'idea in testa, non c'è Santo che tenga, deve avere ragione. Così, una volta arrivati davanti ai bagni pubblici, divisi in reparto donna e uomo, Cami decide di andare in quello delle donne "Sono grande, io con la mamma vado sempre qui".
"Certo Cami", gli risponde suo padre "ma ci siamo anche noi. Siamo due ometti, vieni con noi a lavarti le mani e poi torniamo dalla mamma".
"No, venite voi con me, io mi vergogno". Per non iniziare una discussione inutile, nella quale il signor Bianchi avrebbe sicuramente perso, visto l'amore folle per la figlia, entrano tutti e tre nell'area donne. Appena entrati, Cami vede un uomo ed esclama "Guarda babbo, anche lui come voi ha sbagliato bagno!!" ridendo. L'uomo la osserva e sorride. Matteo decide di approfittare e fare pipì, così il padre lo accompagna e dice a Camille di aspettarli fuori dalla porta. Cami obbedisce al padre e nel frattempo si lava le mani, cantando e fischiettando. Improvvisamente sente un rumore sordo, fortissimo provenire alle sue spalle e una pressione fortissima alla testa. Tutto nero. La vista di Cami scompare. Si risveglia a terra, ma non capisce di esser svenuta. Avverte solo una gran male alla testa e pensa sia stato suo fratello, il solito dispettoso, ad averla spinta per scherzo. Si tocca con la mano destra la nuca e sente come dell'acqua. Si porta la mano davanti al viso, ha la vista annebbiata, ma capisce che quello che ha nella mano non è acqua ma è sangue. Sente il suo respiro farsi sempre più affannoso, il petto le pesa, la testa le fa male, è spaventata e non capisce nulla, vede solo sangue intorno a sè e non riesce ad alzarsi. Sviene nuovamente. Si risveglia in braccio ad un uomo che crede suo babbo, ma non è così. Sviene di nuovo e si risveglia all'interno del bagno ma si rende conto di non essere sola. La porta è chiusa e con la pochissima forza che ha le viene naturale urlare, gridare con tutta se stessa, ma più grida più le sembra di sprecare energie e nel frattempo l'uomo le si mette di fronte e si slaccia i pantaloni. Cami sente un bisogno irrefrenabile di uscire da lì, di scappare, di sentirsi libera e, per fortuna, riesce a passare sotto alle gambe dell'uomo e ad aprire la porta. Questo sforzo le richiede tutte le energie mentre continua a sanguinare copiosamente. La vista si appanna di nuovo e cade a terra. Questa volta si risveglia in braccio a suo padre, sono le sue urla che la svegliano, lui che grida "Bastardo, prendete quel maledetto bastardo!" mentre corre con la sua Cami in braccio. I ricordi di Cami sono offuscati, non ricorda tutto, ma inizia a sentire molto freddo e fatica a respirare. Si ritrova in braccio a sua madre e con di fianco suo fratello Matteo, più bianco di un lenzuolo, spaventato, che vede piano piano spegnersi la sua dolce sorella, impotente nel fare qualsiasi cosa per aiutarla. Mentre l'ambulanza arriva, Matteo si toglie la maglietta, da vero ometto, e la passa alla madre per tamponare la testa della piccola Cami e cercare di fermare l'emorragia. Nel frattempo il signor Bianchi corre dietro al delinquente e le persone, cominciano a chiamare la polizia. Cami viene portata in ospedale. La dottoressa cerca di tenerla sveglia, per evitare ulteriori danni, ma la bimba si addormenta e si risveglia in un lettino di ospedale. Medici ovunque, tanti troppi. Tutti uomini e Cami comincia ad urlare che vuole la sua mamma, lei con gli uomini non ci vuole stare. La visitano e riescono, miracolosamente a salvarle la vita. La sera viene passata in questura, dove i poliziotti chiedono a Cami come è successo tutto e soprattutto cosa sia successo, ma Cami non riesce a ricordare, non riesce a parlare più tanto, è stanca, ha paura, vorrebbe solo dormire. Il comandante chiede alla famiglia Bianchi se vuole vedere l'uomo che ha aggredito la loro bambina, ma il padre si rifiuta e la madre, nonostante la sua insistenza, non può far altro che accontentare il marito.


In un solo secondo, la giornata più brutta della sua vita le ritorna alla mente. Le viene rabbia, scoppia in un pianto disperato. Vorrebbe tanto poter dire a quel bambino/a della televisione che lo capisce. Vorrebbe tanto prendere tutti quei deliquenti e trucidarli, ma la legge non lo permette. Capisce la madre del bambino. Perchè il suo aggressore, l'uomo del bagno, quello che le ha sorriso, quello che le ha conficcato un picchetto in testa, comprato appositamente per lei, quello che ha cercato di stuprarla ma non c'è riuscito, non è mai stato in galera.

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Alla domanda "Perchè hai commesso questo orribile gesto?" ha risposto "Beh, i miei amici ciclisti mi prendevano in giro perché non ero abbastanza virile. Quindi volevo ucciderla per finire il televisione ed essere famoso". E' stato dichiarato incapace di intendere e di volere, quest' uomo. Per questo motivo, è stato condannato a 5 anni in un istituto psichiatrico, ci ha passato tre mesi, poi è uscito. E' stato accusato di tentato omicidio aggravato ma non gli è stato fatto niente. Camille odia l'imbrunire per questo. L'esatto momento in cui questo le è successo, stava facendo buio; ha paura a passeggiare sola e si guarda continuamente dietro per paura di essere seguita, ha problemi con le figure maschili della sua vita per questo motivo. Camille non si fida. Porta una cicatrice molto grande alla base della nuca, se l'uomo avesse spinto di un mm in più il picchetto sarebbe morta. Se suo padre non l'avesse trovata, sarebbe morta. E invece è viva, sul divano di casa sua, con una birra in mano, vuota, tanta rabbia, dolore ma è viva. E, solo per il fatto di essere viva, dovrebbe esserne riconoscente.

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Wow, che pathos...Mi hai fatto venire l'ansia..

Grazie! Volevo trasmettere le sue emozioni, direi che ci sono riuscita 😂

Alla grande!

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