La luna bianca di Alfhild - Pt. 3 Apparizioni

in #ita5 years ago (edited)

Sulla riva del lago Kundoft, nella Baronia di Ghiaccio, già da interi giorni i pescatori lavoravano senza sosta per i preparativi della festa in onore della luna bianca. Il popolo della Neveluna, in quest’area del regno, viveva per lo più di pesca e perciò per professionisti come loro non era difficile catturare grandi quantità di pesce.
Agli occhi degli stranieri provenienti dagli altri cinque regni del mondo conosciuto, il loro vestiario appariva buffo e piuttosto scomodo per lavorare: indossavano stivali alti fino alle ginocchia, il cui bordo superiore era ricoperto di pelliccia.
Sotto ai pantaloni di cuoio, rigorosamente a vita alta, portavano una calzamaglia pesante che a volte rendeva difficile infilarsi gli stivali ai piedi. La parte superiore del corpo era coperta e protetta da diversi strati di maglie chiuse, a loro volta, all’interno di una pelliccia pesantissima di pecora.
Di sicuro sapevano bene come affrontare il clima gelido durante le lunghe ore di pesca al freddo.

Il tempo scorreva velocemente e gli uomini lavoravano senza interruzioni, solo per compiacere la Regina; certo, avrebbero avuto un compenso maggiore rispetto al normale, ma soprattutto lo facevano per lei.
Cathrine era solita visitare la Baronia di Ghiaccio perché adorava fare lunghe passeggiate nell’unica area pianeggiante del Regno, specialmente quando le temperature si alzavano un po’ e la luce del giorno faceva risplendere il ghiaccio, nei momenti in cui tutto appariva così magico e luminoso.
Non passeggiava mai da sola, era sempre in compagnia di Alexander. Anche in questi luoghi il Marchese non era ben voluto, ma qui non aveva mai abusato del suo potere come aveva fatto in altre baronie, perlomeno mai in presenza della Regina.

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Già da tutta la mattina le varie slitte al servizio di Cathrine facevano avanti e indietro dal castello della Regina al lago Kundoft, cariche del pescato.
Il popolo della Neveluna era in fermento, la festa sarebbe stata bellissima: ogni volta l’ultimo giorno di luna bianca significava divertimento. C’erano intrattenimenti per i più piccoli che solevano giocare a rincorrersi sgranocchiando dolciumi vari, senza disdegnare qualche piccolo dispetto ai cani da slitta; i ragazzi più grandi, invece, da qualche anno a quella parte non aspettavano altro che i luminosi spettacoli pirotecnici nel cielo, ottenuti non grazie alle discipline arcane, bensì da una recente scoperta: la misteriosa polvere di Henem.
Tutti, nessuno escluso, si divertivano a ballare e a cantare, brindando al periodo più bello e splendente giunto alle battute finali.
La festa dedicata alla luna bianca si svolgeva all’interno delle mura del castello, per questo la Regina se ne occupava in prima persona. Voleva che tutto fosse perfetto e che nessuno rimanesse deluso, nemmeno sul gusto di una singola tartina al salmone.

Dal giorno seguente alla visita della Baronia dei Forestieri, dove aveva comprato l’ultimo dei suoi schiavi, Cathrine era sempre più pensierosa e insicura riguardo ad Alexander. Aveva deciso che avrebbe fatto qualcosa per aiutare gli abitanti di quel luogo disagiato e di indagare più a fondo sul passato del Marchese, ma non prima di qualche giorno, almeno fino al termine dei festeggiamenti.

“Ora ho troppo a cui pensare e tutto deve filare liscio. Terrò gli occhi aperti su Alexander” pensò tra sé e sé la Regina.

“Vostra Maestà, gli allestimenti a festa del castello sono cominciati. La servitù vi aspetta in cortile per discutere le pietanze della cena” annunciò il Marchese interrompendo i suoi pensieri.

“Sì, certo” disse Cathrine alzandosi dal trono e avviandosi verso il cortile.

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Nel frattempo, nella Baronia di Neve, Freyja aveva ormai digerito le scioccanti informazioni ricevute dalla conversazione avuta con il Sacerdote qualche giorno prima. Intenta a dipingere anche quella mattina, si stava rilassando molto, come tutte le volte in cui impugnava i pennelli e stendeva i colori che autoproduceva sulla tela.
Nonostante la sua vita fosse trascorsa quasi in completa solitudine, Freyja era una giovane donna molto solare, senza timore delle persone, anzi… Gioiva all’idea di conoscerne di nuove!
Sapeva benissimo che il giorno in cui ne avrebbe incontrata una, al di fuori di Kuhgla, avrebbe significato qualcosa di veramente importante.

Quella mattina aveva deciso di provare a ritrarre la Dea Kaja. In fondo, la sua energia era dentro di lei, o almeno così le era stato detto. Sapeva che prima o poi si sarebbe manifestata ma non sapeva né come né quando; ciò suscitava in lei un senso di attesa che le recava anche grande curiosità.

“Freyja dobbiamo andare, oggi abbiamo tanto da imparare!” disse il Sacerdote.

Quel giorno l’addestramento sarebbe stato diverso: il Sacerdote avrebbe messo alla prova le sue doti arcane in momenti di assoluta pressione e instabilità emotiva. Doveva assicurarsi che la giovane donna fosse in grado di distinguere il bene e il male, anche nei momenti d’ira o quando accecata dall’odio.
Camminando per circa mezz’ora, lungo un sentiero completamente innevato, “allieva e maestro” si diressero verso il monolite.
Giunti a destinazione, il Sacerdote mise a dura prova la pazienza e le emozioni di Freyja, cercando di farla innervosire il più possibile. Nei giorni trascorsi insieme avevano svolto questo tipo di addestramento quasi ogni pomeriggio, perciò la ragazza era nettamente migliorata. Aveva ormai del tutto imparato a gestire le sue emozioni e, di conseguenza, anche i poteri derivati dalla Dea Kaja.

All’improvviso, però, mentre Kuhgla era impegnato nel combattimento quotidiano con Freyja, vide la ragazza bloccarsi ed entrare come in una sorta di trance.
“Freyja, cosa ti succede!?” strillò forte nel tentativo di riportarla alla realtà.
Non servì a nulla.
Ella, come guidata da una forza sconosciuta, si sedette a terra vicino alla base del monolite e restò immobile fissando il vuoto.
Il colore dei suoi occhi si fece ancora più intenso, tanto che quando il Sacerdote si avvicinò a lei, fu costretto a distogliere lo sguardo, per quanto si era fatto innaturalmente penetrante.

Nella mente di Freyja, invece, la situazione era ben diversa. Davanti ai suoi occhi non vedeva l’uomo che l’aveva allevata, bensì una donna. Una donna dagli occhi identici ai suoi e questo non le pareva possibile.
“Salve Freyja” salutò la misteriosa figura femminile.

“Come fate a conoscere il mio nome? Chi siete?” rispose la ragazza voltandosi da un’altra parte, per paura di sostenere lo sguardo della donna.

“Dolce cara fanciulla, non nascondermi il tuo magnifico volto. Noi ci conosciamo più di quanto credi. Condividiamo le stesse emozioni, le stesse sensazioni e gli stessi poteri. Sei così bella, così forte, Freyja...”

Freyja non sapeva cosa rispondere, sentiva il desiderio di voltarsi verso quella visione insolita ma ne aveva paura. Come avrebbe reagito Kuhgla di fronte a questa decisione? Pensò che in fondo non poteva più vivere così, all’ombra di se stessa e dei suoi poteri; fece un bel respiro profondo e si convinse a farlo.
“Voi siete… siete la Dea Kaja, non è vero? Come mai posso vedervi? E dov’è Kuhgla?” esordì spaesata.

“Una cosa per volta, cara. Siamo nella tua mente, adesso. In questo momento sei come sospesa fra due mondi. Il Sacerdote avrà già avvertito che il tuo potere è ormai giunto al massimo dell’intensità e si sarà perfino reso conto della mia presenza; di conseguenza dev’essere senza dubbio tutt’altro che preoccupato” disse con tono dolce Kaja.

“Tu, piuttosto, non aver paura di me. Io vivo in te e sono qui per dirti che insieme dobbiamo risolvere questioni importanti” continuò con tono più serio.

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Freyja sapeva che quel momento sarebbe presto arrivato; il Sacerdote di questo l’aveva avvertita a suo tempo. La avvisò che qualunque cosa le avesse chiesto di fare, avrebbe dovuto accettare, rivolgendosi alla Dea sempre con grande rispetto.

“Vi ascolto Mia Signora” rispose la ragazza.

“Vedi Freyja, in questi ultimi anni la situazione del Regno di Alfhild sta tristemente peggiorando. La Regina è in verità una persona molto buona, ma si sta facendo manipolare da altri che al contrario di lei sono nobili soltanto per il titolo che posseggono, non certo nei loro cuori. Domani ci saranno i festeggiamenti dell’ultima notte di luna bianca. Tu dovrai recarti al castello, dove ucciderai il marchese Alexander. Dobbiamo necessariamente liberare il popolo della Neveluna, prima che sia troppo tardi. So che è difficile mia cara, sento cosa stai provando, ma non ho dubbi che sarai in grado di fare quanto ti sto chiedendo” disse la Dea.

“Io… Io ho paura, Mia Signora. Non posso pensare di uccidere un essere umano, non sono un’assassina. Con questo non voglio dire che...” rispose Freyja prima d’essere interrotta dalla Dea.

“So benissimo che non lo sei, ma ti prego di non fraintendere le mie intenzioni. Voglio bene al mio popolo ma ciò non vuol dire che voglia assistere alla lenta corruzione del mio Regno. Purtroppo a volte siamo tutti chiamati a commettere azioni che ci fanno soffrire per poter aiutare chi amiamo. Saresti felice se i tuoi genitori venissero fatti schiavi? Presto il marchese Alexander influenzerà negativamente le sorti di Alfhild.Tu devi aiutare la tua Regina e sovrana affinché egli non possa più nuocere” disse Kaja con un tono di voce fattosi molto più serio.

“Non voglio che le persone siano fatte schiave, tanto meno i miei genitori. Anzi, voglio conoscerli e raccontare loro tante cose… Vorrei incontrare anche altre persone, voglio vivere come tutti gli altri! Ditemi cosa devo fare, Mia Signora, sono umilmente al vostro servizio” asserì Freyja risoluta.

“Non preoccuparti, al momento opportuno lo saprai. Porta i miei saluti a Kuhgla e digli di preparare l’arma, lui sa qual è. A presto dolce Freyja”.

La ragazza non riuscì nemmeno a congedarsi che si ridestò, prendendo nuovamente il contatto con il suo corpo e con la realtà; vide il Sacerdote accanto a lei che la fissava.

“Ha detto di preparare l’arma...” disse ancora confusa e frastornata.

“Non sarà semplice Freyja, ma tu sei pronta. Questo è innegabile” rispose Kuhgla accarezzandole il viso.

Selenya: le sei Ombre della luna
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La luna rossa di Tlicalhua by @gianluccio
Capitolo 1: Il colpo
Capitolo 2: La prigionia
Capitolo 3: L'accordo
Capitolo 4: Sussurri nel Vento

La luna blu di Kasiha by @kork75
Capitolo 1: Un anno prima
Capitolo 2: L'osteria il corallo blu
Capitolo 3: Il confine
Capitolo 4: Il maestro

Benvenuti a Svadhisthana by @imcesca
Capitolo 1: Prologo
Capitolo 2: Prologo pt.II

La luna bianca di Alfhild by @acquarius30
Capitolo 1: Concentrazione e addestramento
Capitolo 2: Gelido come il cuore del Marchese

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Ma che bello, questo capitolo di Alfhild mi è piaciuto veramente tanto! Super @acquarius30 ! Tanta roba! ⚪

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Grazie mille!! :) spero possano esser all'altezza anche i prossimi ;)

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Bellissimo capitolo, complimenti! Le storie di Neveluna mi incuriosiscono sempre di più...Bene, è giunta l'ora del "marchese"🤔😁....vai Freyja liberaci di questa brutta persona 👊 Saluti kork75

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yeee! :) la piccola Freyja è una dura...questo Marchese non ci piace per niente ;)
Grazie mille compagno di scrittura! :)