Nella locanda regnava un silenzio tombale. Freyja si rese conto ben presto che quella che aveva di fronte non poteva esser Mistrel; l’aveva incontrata da poco, ma sapeva benissimo che non sarebbe mai stata capace di compiere un atto simile se fosse stata lucida. Gli occhi della strega erano completamente bianchi e traspariva un’aura nera che le vorticava intorno alla testa. C’era sicuramente qualcosa che non andava. Roth iniziò a ringhiare e abbaiare forsennatamente e quando Mistrel scagliò il primo colpo, Freyja chiuse gli occhi e lanciò un grido fortissimo. La porta della camera si spalancò poco dopo: accorsero immediatamente in suo aiuto Vrynn, Paulie e Reynard. Nonostante fosse sotto shock, la ragazza con gli occhi color ghiaccio, riuscì a spostarsi e ripararsi dietro i suoi nuovi amici. Reynard decise di intervenire con un incantesimo, rendendola inerme. Dopo averla adagiata sul letto, egli spiegò che per salvarla era necessario eliminarle quella voce dalla testa, combattendo contro l’entità che aveva preso il suo controllo. Tutto questo, però, avrebbe potuto non funzionare e, in quel caso, avrebbero dovuto ucciderla. La voce di Vrynn riecheggiò nella stanza: “Ce la farà. Me lo sento.” disse cercando di rincuorare i presenti e perfino se stesso.
“Ragazzi?! C’è nessuno?” gridava Mistrel gironzolando per la locanda. Tutto le appariva così strano, la sua vista era leggermente offuscata. Pensava di aver dormito troppo, di essersi svegliata tardi e che gli altri fossero usciti senza di lei.
“Questa me la ricorderò! Me la segno! Ma vedi un po’ se fare scherzetti del gen...” le sue riflessioni ad alta voce si fermarono.
Si rese conto che la sua vista era veramente offuscata come se si trovasse in un sogno. Uno stranissimo sogno. In quell’istante, davanti a lei, si materializzò un’entità oscura. Inizialmente credeva che fosse l’ombra di Reynard, magari nascosto da qualche parte che aspettava di farle paura, così, per scherzare, come facevano da giovani innamorati, ma ben presto si rese conto che non era affatto così. Poco più tardi, avrebbe tanto voluto che fosse stato così. Cercò di mettere a fuoco il soggetto, ma più si sforzava, più non era in grado di farlo. Era decisamente un’ombra scura e tenebrosa. Era sempre stata una ragazza impavida ma… cominciava ad avere paura.
“E’ lei… E’ lei… Uccidi!” all’improvviso Mistrel udì queste parole.
“Uccidere… Cosa sei? Dove siamo?” chiese lei spaventata, ma non arrivò nessuna risposta.
“Siamo nella mia testa? Cosa succede? Non riesco a ricordare nulla...”*
Questa situazione non faceva altro che aumentare l’agitazione e l’ansia della strega. L’entità oscura continuava a ripetere sempre la stessa frase come fosse un comando, un’ossessione. Mistrel decise di farsi coraggio e di avvicinarsi all’ombra e le girò attorno. Decise di toccarla e, in quel momento, la sua mente si collegò a qualcuno di lontano che, con il pensiero, le intimò di allontanarsi. In un secondo, tutte le immagini tornarono alla mente di Mistrel: lei che chiacchierava in stanza insieme a Freyja, che intravedeva involontariamente una boccetta e poi… poi? Era come se i ricordi successivi fossero di un’altra persona. In quel momento notò due occhi nell’oscurità che la stavano fissando.
“Sei stato tu! Tu mi hai fatto prendere l’attizzatoio!! Tu!!” inveì contro quello sguardo.
“Non so chi tu sia, ma pare che tu sia caduta nella mia maledizione.” la voce rimbombava, soddisfatta.
“Io non avrei mai fatto una cosa del genere. Tu sei entrato nella mia testa! E non è stata la prima volta! La voce che risuonava nella mia testa l’avevi messa tu! Mascalzone!” Mistrel era visibilmente adirata.
“Può darsi. Ma non pensare di farmi paura, tu sei nulla contro di me. Devi capire che mi sono insinuato nella tua mente in una maniera così semplice...” la comparsa del suo ghigno malefico la rese ancora più furiosa. Dopo quelle parole cercò di aprire bocca, ma immediatamente venne interrotta.
“Sbirciando nella tua mente, ho capito che sei una strega, ecco perché riesci ad interagire con me. Non provarci nemmeno a fare incantesimi o cose del genere. Ora dovrai ascoltarmi.” finì lui, serio.
“Voglio sapere dove mi trovo, voglio sapere perché mi hai inserito in testa quelle parole! Avrei potuto ucciderla, io non uccido persone.” rispose lei risoluta.
“Il vostro incontro con la ragazza non è stato casuale, non lo è stato affatto. Ho fatto in modo che vi incontraste fin dall’inizio. Avresti dovuto uccidere la figlia della Dea. Ricorda che tutto era stato architettato nei minimi particolari.”
“Tutto cosa? E perché avrei dovuto ucciderla?”
“Questo non ti è dato saperlo. Ma di sicuro hai visto qualcosa che ti ha portato a scatenare nella mente il mio controllo...quindi io inizierei a ragionare su questo. Ne hai di tempo, non uscirai di qui tanto!” le rispose prendendola in giro.
“Sai cosa ti dico? Sei un essere cattivo, inutile e nemmeno hai il coraggio di mostrarti per quello che sei! Usi un’ombra per parlare con me e ti servi di me per uccidere altre persone! Dovresti vergognarti. Io me ne andrò di qui, punto e basta!! Voglio uscire subito!” gridava e piangeva dalla rabbia. Ripensò ai suoi amici, a Vrynn che nel tempo aveva imparato a conoscere e a cui aveva imparato a volere bene, al suo adorato Reynard, quell’amore appena ritrovato; a Roth e quella sua amichetta che non sembrava poi così male. Pianse disperatamente. La sua combriccola le mancava così tanto e lei non voleva morire, voleva liberarsi di quell’ombra. Proprio in quell’istante, una luce, fuori dalla stanza, iniziò a farsi strada. Iniziò a correre verso il bagliore, il cuore le batteva in gola. Non sapeva dove l’avrebbe portata, ma sperava comunque in un posto migliore di quello.
“Noooo, non puoi farlo! Maledettaaaa!” la voce dell’ombra si fece sempre più lontana e Mistrel si gettò con tutta la sua forza dentro al fascio di luce.
“Spero tanto che si riprenda. In fin dei conti cominciavo ad affezionarmi...” disse Freyja sconsolata e dispiaciuta.
“Vi ho detto che ce la farà!” rispose Vrynn risoluto.
La tristezza aleggiava nell’aria e ormai ognuno di loro aveva perso ogni speranza, tutti tranne il giovane Vrynn. Roth, che non si era mosso di un millimetro dalla strega, le leccò il viso e poi fece un sobbalzo, iniziando ad abbaiare. Gli occhi di Mistrel si erano aperti.
“Mistrel!!” urlarono tutti in coro.
“Sono viva? Vi prego, ditemi che se n’è andato!”
“L’entità se n’è andata, cara. Sei stata forte.” disse Reynard prendendole una mano. Freyja si affrettò a portarle un po’ d’acqua e l’aiutò a sollevarsi per berla.
“Non pensavo di farcela ma... voi mi avete riportato qui! Ognuno di voi, compresa tu ragazza e quel piccolo cagnolino!” disse sorridendo Mistrel.
“Posso sapere perché all’improvviso mi hai attaccata?” chiese Freyja titubante.
“Perché a parer di quell’essere sei la figlia della Dea.” Tutti si girarono e fissarono Freyja sbalorditi. A quel punto, decise di vuotare il sacco.
“Non sono la figlia della Dea ma sono la famosa bambina dagli occhi color ghiaccio di Alfhild. Nasce ogni cento anni e vive con il Sacerdote, il quale la istruisce nel controllare i suoi poteri che sono gli stessi di Kaja. Ebbene sì, sono l’unica somigliante a lei, con gli stessi poteri e in grado di parlarle.” lo disse tutto d’un fiato. Si era appena liberata di un peso enorme ed era la prima volta in assoluto a rivelare a delle persone chi fosse veramente.
“Lo avevo intuito dai tuoi occhi...” rispose Reynard con tono gentile.
“Diciamo che non passano inosservati!” Paulie si mise a scrutarli.
“Comunque ho lottato con un’ombra. Mi ha detto cose che non avrebbe dovuto, pensava che io non riuscissi a tornare, invece… mi ha detto che infatti non è stato un caso che ci siamo incontrati, ma che era tutto calcolato. Che tutto è calcolato.” disse pensierosa la strega.
“Tu hai cambiato volto quando hai intravisto questa, vero?” disse Freyja mostrando la boccetta d’inchiostro.
“Sì, è quella!” gridò lei.
“Il contenuto al suo interno… Sembra lo stesso che abbiamo visto al lago di Hulia!” intervenne Vrynn serio.
“Penso che non sia un caso. Mi sono recata alla Città Imperiale in cerca di risposte. Ho provato a parlare personalmente con l’Imperatore proprio per discutere tutte le stranezze recenti, ma niente da fare. Kuhgla, il Sacerdote, mi ha chiesto di cercare risposte sulla boccetta, ma, a quanto vedo, non avete risposte neppure voi.” rispose delusa Freyja.
“Sappiamo solo che se viene rovesciato il contenuto sopra ad una pergamena, si compongono parole sparse, ma sembrano esserci dei pezzi mancanti. Possiamo vedere anche la tua?” chiese Vrynn curioso, mentre tirava fuori dalla borsa la sua.
Freyja versò l’inchiostro sulla pergamena che le porse Vrynn e la prese in mano. Quello che successe dopo, ebbe dell’incredibile: su di essa, gli inchiostri si mischiarono e formarono le loro parole. Quelle conosciute a Vrynn e quelle conosciute a Freyja.
“Come immaginavo, ci sono altre parole! Sembra che sia più completa così ma, come dicevi prima, mancano dei pezzi.” disse la ragazza.
“Wow! Incredibile. Sì e a questo punto credo che non siamo i soli ad averli. E se gli altri Regni avessero le altre parole mancanti?” domandò Vrynn.
“Probabile. Molto probabile. Direi quasi intelligente come risposta!” esordì Mistrel che si sentiva leggermente esclusa dalla conversazione.
“Kuhgla aveva ragione… Kuhgla ha sempre ragione...” ripetè Freyja.
Se fino a quel momento ogni persona presente nella stanza non aveva idea di come far combaciare quelle parole scritte alla rinfusa, adesso aveva qualche indizio in più. Avrebbero avuto tanto lavoro da fare.
Selenya: Le sei Ombre della Luna
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frasi particolari che possono significare tanto lasciando anche manifestare qualche presagio
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