Il teatro è anche un invito alla serietà, all'impegnarsi e alle parole che cercano comprensione tra gli uomini e tendono al rito non al gioco. Il teatro è rito. Il popolo romano non tende ad influenzare il teatro che cresce perché derivazione di quello greco e con intenti edonistici.
La ricerca dell'eloquenza sostituisce l'umanità, ma il carattere astuto di cui era formato l'animo indigeno detta la grande commedia di Plauto, mentre la cultura internazionale trova la commedia letteraria nell'eleganza di Terenzio. Per esempio il teatro di Seneca fu teatro solo letterario, non incline a colloquiare con il pubblico.
Però c'è da riflettere e dire che sia un teatro solo letterario che un teatro solo spettacolare non possono esistere perché entrambi sono segni di crisi. Crisi della loquacità al cambiare dei
tempi. Quando si ebbe il crollo dell'impero romano, il teatro fu muto: le scene immesse nelle bettole diedero solo le smorfie del mimo. Ma la rivoluzione cristiana formava nuovi spiriti che realizzavano l'attesa del Cristo in nuove coralità. All'inizio si tendeva a dare voce ad episodi evangelici poi il dramma riguardò l'agiografia e si cercarono scene tendenti al reale con il porre sul palco elementi tolti dal quotidiano. Esistevano grandissimi teatri all'aperto con cantori di laudi. Il teatro dunque dava si'calore e proponeva temi e modi, ma era anche costretto a subire modi del pubblico. La scena, comunque, si svuota di santi e profeti per far restare solo l'uomo.