Siamo nel momento di abbattimento dell'universalismo medioevale e quindi in questo stesso periodo si assiste alla cristallizzazione delle classi sociali. Abbiamo aristocrazia e popolo. L'aristocrazia trova il suo centro nella corte che pone le forme teatrali in uno splendido modo di vita artistica, ma inerte. Si creò una tecnica che pian piano si estese altrove dove poi l'attività teatrale trovò delle limitazioni e la dissero IMPOETICA.
Fuori delle corti, la folla amava molto le rappresentazioni sacre, le farse che erano a testimonianza della perennità di forme popolari. Quindi a teatro come nella vita sociale. Lo spirito popolare e poi anche il teatro erudito davano vita alla commedia dell'arte. Quelle opere teatrali che non si riempiono di vita si condannano all'inerzia. Se l'attore si isola dalla storia o dai costumi del tempo deve dar vita al sogno a porre in essere un'attività onirica in cui costruire dialoghi o monologhi.
E può derivarne un teatro validissimo nella capacità d'espressione e nella sua potenza d'attrattiva, che rappresenta uno strumento per essere specchio e nello stesso tempo messaggio, per ricevere vita e trasmetterla. E il rinascimento non voleva fare altro che riprendere senso dell'antica tragedia sancendone l'attualità e rendendola scevra da ogni condizione etica e morale frutto di una cultura accademica.