Quando si ebbe l'affermarsi del positivismo, molti drammi da portare sul palcoscenico, apparvero trattati di psicologia e ne vennero fuori momenti aridi. Emil Zola sente e professa l'esigenza di una verità scientifica cercando di rivestire le scene di tutta europa, di verità o per meglio dire di quelle realtà che agli autori apparivano veritiere. Si creò un teatro di forti contrasti ed infatti Ibsen che precede Zola ed è vicino alle concezioni della Bovary di Flaubert, intese il terribile urto e con esso il dolore degli uomini. Spinse dunque l'essere umano a rifiutare i compromessi e a volgersi verso gli ideali. Qui si iniziava a demolire anche la struttura tradizionale del dramma e fu un altro grande, Strindberg che aveva aperto la strada anche alle allucinazioni.
La letteratura che già prevaleva nel rinascimento italiano e nella tragedia francese si impone con forza al teatro naturalistico in cui il verbo, la parola non è evocatrice ma ha il fine di essere prolissa e monotona. Nell'imitare la natura il teatro non vuole essere copia e allora si dà spazio all'immaginazione e alla fantasia. L'interesse del teatro italiano e francese erano rivolti a problemi familiari e individuali, invece i teatri russi e inglesi sentivano viva e incombente la questione sociale. E cosi'il socialismo riformista di Shaw distruggeva il vecchio senza voler dare alcuna importanza ad eventuali novità, il classicismo di Gorkij e il misticismo di Tolstoj mettono in scena le miserie umane urlando contro lo sfruttamento. La pena comune era quella del vivere e si manifesta anche in Cechov che con una nuova tecnica, decentrata rifiutava ogni conflitto. Era questa l'essenza del teatro drammatico.
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Un saluto da @angel80!