“L'Evento Traumatico del Mostro Dentro di Noi”

in #ita6 years ago (edited)

“L'Evento Traumatico del Mostro Dentro di Noi”

Immagine articolo mostro 1.png
(Immagine di mia proprietà)

La possibilità è una direzione tracciata da ciò che le nostre esperienze cercano di evitare che riaccada.
Il nostro passato ci condiziona passo passo nel nostro avanzare. Dapprima si crede di averlo perso, poi riappare sotto nuove forme ed i tuoi occhi sono ancora ciechi quando inizi a vedere ed il peggio della manifestazione materiale è terminata, ma inizia un processo di rielaborazione mentale che ti tormenta al limite della ragione.
Dopo poco ti sembra che tutto perda senso, ed è tutto attaccato ad un filo: “Lasciare o resistere?” Questa è la domanda, e soprattutto: “Perché? Per cosa? A quale scopo?”
Il senso lo si ricerca nei momenti in cui ci si immagina felici e realizzati in un futuro, il senso è in una speranza, e finché questa esisterà allora il filo potrà solo subire deviazioni date dal peso e dalla forza di gravità, ma non sarà lasciato.

Questo ragionamento immagino valga per qualsiasi cosa nella vita e per chiunque, la sua universalità è quasi una sorta di inno alla banalità del concetto.
Ma purtroppo non è per nulla scontato.
La popolazione non si divide in un dualismo tra giusto e sbagliato: una decisione giusta universalmente non esiste, il lasciare andare a volte porta più benefici del resistere.
Perciò il dilemma in sé è universale, ma non la risposta.

Tutto ciò perché? Perché un essere umano è un sistema complesso che si articola su più dimensioni.
Oltre alla dimensione psichica e corporea, immagino ce ne siano delle altre che sono un substrato delle prime, ovvero la dimensione storico-temporale, la dimensione del reale e del concreto, la dimensione dell'errore di sistema, la dimensione ipotetica dell'avvenire a seconda dello schema compiuto. Tutte queste subdimensioni sono in continuo divenire perché le si influenza con ricordi inquinati o percezioni fasulle pur di non condannarci, e queste compromettono l'intero sistema delle principali, che a loro volta condizionano l'emotività ed il senso del comportamento umano.

L'etica, la condotta, il portamento, le decisioni; tutto ciò che è figlio dell'uomo, è figlio in primis del sistema complesso, che non può essere controllato o condizionato per evitare che abbia delle deviazioni nello sviluppo.
Le deviazioni sono eventi traumatici ed inaspettati all'interno del sistema, e dunque della schematicità di un comportamento. Un qualcosa che sconvolge una certa routine, che noi credevamo luogo sicuro perché da noi conosciuto e praticato quotidianamente.

La deviazione è anche conosciuta come “mostro” da Focault e genera la mostruosità nel sistema.
Il 'mostro' è il punto di rottura tra l'aspettativa e la realtà, e la delusione genera il sentimento dovuto alla mostruosità che impregna tutto il sistema alla realizzazione.
Però si dice che una volta riconosciuto esso muti la sua forma, e trasmigri altrove a generare nuove rotture di sistema che si incontreranno in futuro.
In poche parole una volta che si risolve il primo ostacolo della vita, quello primordiale, esso si rigenererà sotto nuove forme per tutto il resto della nostra esistenza.
Non lo si può eliminare, perché esso stesso da senso alla continuità e linearità del sistema, il mostro e la mostruosità sono parte di noi. Se questi non esistessero noi non esisteremmo perché non impareremmo a risolvere problemi sotto l'influenza delle nostre esperienze.

Così come si presenta in ognuno di noi, anche noi stessi possiamo rappresentare il mostro e generare la mostruosità nel sistema in cui viviamo, nella società.
La storia è piena di errori di sistema, non tanto perché siano stati intrinsecamente errori riconosciuti fin da subito, ma perché la coscienza sociale maturata a pari passo con il sistema stesso, postumamente gli ha rilevati come tali.
Ad esempio Hitler (il mostro) e la seconda guerra mondiale che ha generato la mostruosità del sistema. In quel preciso momento storico non si comprendeva a pieno la mostruosità di quell’avvenimento, oltre che per la disinformazione degli avvenimenti in tempo reale, anche perché la coscienza del popolo non poteva ricordare tragedie di quella portata.
Per cui a seguito del trauma mondiale è avvenuta una maturazione ed un riadattamento della coscienza collettiva, una sorta di sensibilizzazione per cercare di evitare che nel sistema si riproponesse nuovamente una catastrofe di quelle portate.

Il problema è che questi fenomeni sono ciclici; il mostro non si elimina: è parte del sistema, e che sia una dimensione microcosmica del singolo essere umano o macrocosmica dell'intera popolazione, non cambia nulla, non può essere evitata, solo riconosciuta ed affrontata maturamente con il minimo danno possibile.

La vita è un paradosso, un ciclo, una stupida barzelletta inventata da un bambino di quattro anni che non ha il senso dell'umorismo. Il bambino siamo noi, e siamo anche il mostro. La barzelletta è ciò che genera la mostruosità perché priva di senso logico su un sistema lineare chiamato umorismo.
Facciamo sì che il nostro bambino interiore (la nostra ingenua spontaneità illogica) non si affacci troppo sul futuro. Sul sentiero ci sono troppi lupi per un solo bambino, ma quel bambino gli ha già sconfitti tutti venendo alla luce, perché ha segnato il loro destino venendo ad esistenza.
Noi oggi, bambino ieri, noi domani. Siamo un'unica cosa, una sola unità che rende attiva la macchina della vita compiendola ed avendola già compiuta nell'atto di creazione.

Il bambino, nel momento in cui recita la barzelletta, ha già in lui la mostruosità del mostro.
Il bambino è anche la personificazione innocente della possibilità, del cambiamento positivo del sistema. Sta tutto nel caso, in come si mescolano le carte dell'esperienza al suo interno ed in come egli le percepisce. Per questo motivo il bambino in sé rappresenta il futuro e la speranza. Rappresenta la volontà di stringere forte quel filo da cui tutta l'umanità pende verso l'oblio.

Tuttavia tutto si riduce al puro sentimento. Egli non conosce dualismi, non sa cosa sia ciò che è giusto o sbagliato, la sua coscienza però lo porta ad amare l'amore che lo ha generato, ed è lì che si protenderà per tutta la vita. Amando ciò che pensa sia giusto, ma non è detto che lo sia, e dunque riproducendo inconsciamente il sentimento da cui egli è nato.

io.jpg
(immagine di mia proprietà)