Non andavo al Miami Festival da dieci anni.
Da quando, da Piacenza, mi trasferii a Torino. Il Miami ai tempi era un festival che inaugurava l'estate, con qualche nome italiano emergente, tante bancarelle dove acquistare dischi nuovi e spillette, e qualche birra.
Andavo sempre in auto, mezz'ora di strada per godermi una giornata intera di musica e amici. Il Miami era l'appuntamento di noi ventenni che amavamo la musica, era la promessa di qualcosa di bello, era una giornata piena di aspettative, gioie e delusioni post-adolescenziali che si curavano con un vodka lemon, anzi due.
Ieri sono tornata al festival, con dieci anni e qualche vita vissuta di troppo. Io, trentatré anni, e tanti ragazzini di venti, pieni di entusiasmo. All'ingresso sono stata colta da una breve, seppure intensa, malinconia. Dura il tempo di sentirmi di nuovo a casa, nella dimensione di un festival, seppur piccolo, di muovermi agilmente tra i palchi e gli stand della birra, sicura di me e con la spavalderia che mi ha sempre caratterizzato quando mi sento padrona di qualcosa.
I banchetti vendono tatuaggi temporanei, magliette dei Prozac + e collanine indiane. Apparentemente non è cambiato nulla da quando avevo vent'anni.
Comincia il valzer dei live. Sul palco sale Maria Antonietta, con le sue parole dure di ragazza che "credeva di sapere molte cose e invece niente", intelligente, pura, delicata e stronza contro la vita, l'amore e Dio. Attorno a me, incredibilmente, tanti fan uomini che cantano e ballano e la acclamano come fosse una novella Giovanna D'Arco.
Un live perfetto, nella sua grazia e ferocia.
immagine di mia proprietà
I Tre Allegri Ragazzi Morti mi ricordano quando camminavo a occhi bassi a quindici anni, così come i Prozac + mi ricordano quando a 15 anni ascoltavo canzoni sulla droga e sull'eroina, senza averne chiaro il concetto.
Colapesce, vestito da vescovo e circondato da musicisti vestiti da prete, mi benedice con le sue parole dolci, semplici: è l'ultimo dei romantici e mi fa commuovere, perché nessun uomo ha mai parlato di me come lui parla degli istanti passati con le sue donne, amate, lasciate, perse. Sono piccole cose, descrizioni di attimi, così delicati che mi fanno sentire improvvisamente sola: troverò mai qualcuno che capirà perché queste parole mi fanno piangere?
Abbandono il santuario delle mie emozioni per gettarmi nella promiscuità pagana di un ritmo tribale, tra santoni vestiti di pelli e addobbati con teschi: è Go Dugong, che fa ballare tutti e mi fa dimenticare quella strana sensazione di malinconia e solitudine provate poco prima.
Una birra dopo l'altra la versione di me, quella più pura e senza pensieri, torna a farsi sentire: da quanto tempo non ti sentivi così bene? Da quanto tempo non restavi senza pensieri per un'intera serata, persa nella musica e in un mondo che non è cattivo? Quando è stata l'ultima volta che sei stata emozionata per un concerto? Ora fai la cinica, ma sai che quella sensazione tipica di una serata che racchiude in sé le promesse di qualcosa di buono non te la laverai mai di dosso, non si toglierà domani sotto la doccia, insieme ai tatuaggi temporanei che ti sei fatta nonostante la tua non più giovane età.
E capisci che quella malinconia è per quando avevi meno anni e più stomaco, per quando desideravi quei festival e ti sentivi adulta, adulta come ora ti senti una ragazzina nuda tra questi finti adulti che trepidanti sotto palco, pieni di aspettative, si baciano appassionatamente, si scoprono e si promettono eterno amore tra le parole delle loro canzoni preferite.
E lì, sotto un cartellone che recita "Puoi dirmi che mi ami ma non serve" ho pensato che non c'è niente di più bello che avere vent'anni e vivere quel miscuglio di aspettative, trepidazione, attese, oblii, delusioni e gioie che solo la musica e l'amore ti possono dare.
Anche solo per la durata di una canzone.
"Io, trentatré anni, e tanti ragazzini di venti, pieni di entusiasmo."
Aiuto!!! E quelli che di anni ne hanno quasi 20 più di te sono praticamente cotti e conditi!!
Post insolito ma molto particolare, sinceramente l'ho gradito e l'ho letto con piacere, complimenti per questo tuo componimento suggestivo
ahahahahah, tranquillo, vado a festival con gente di vent'anni in più di me e vedo in loro il mio futuro: è bellissimo. :)