Il mio amico mi disse che le piaceva molto la mia amica, che pensava a lei ascoltando i My Bloody Valentine, perché il gruppo portava il suo nome e secondo lui erano la perfetta rappresentazione dei suoi sentimenti.
Li ascoltai, questi My Bloody Valentine.
Loveless, si chiamava il disco.
Buffo, parlare d'amore con un disco che apparentemente con l'amore non ci vuole avere a che fare.
Non conoscevo lo shoegaze, non ero appassionata del genere. Ma alzai il volume dello stereo fino a farmi male, fino a quando non capii che il mio amico aveva ragione, che quelle distorsioni e quella voce eterea che si disperdeva tra i suoni rappresentavano perfettamente ciò che provavo. Lui amore, io solitudine. Avevo 20 anni e non capivo quanto ci si possa sentire soli, amando qualcuno.
Ma i My Bloody Valentine te lo facevano sapere, e ti spezzavano il cuore.
Il mio amico non confessò mai alla mia amica di essere innamorato, ma io lo sapevo e lo vedevo soffrire in silenzio, per il bene dell’amicizia.
Non dissi mai nulla, a lei. Per il bene dell’amicizia.
Lui lo persi di vista, lei ora è felicemente incinta con un marito. Ma ricordo ancora momento per momento con precisione quella sera, quando il mio amico mi disse che ascoltava i My Bloody Valentine pensando a lei.
Avevamo vent'anni, e tutti i nostro sogni ancora da realizzare davanti a noi.
Al Pukkelpop faceva freddo, ad agosto. Era il primo giorno del festival ed ero rimasta sotto un improvviso acquazzone, e dai 37 gradi ci trovammo a cercare conforto tra la folla dei vari stage, per riscaldarci e asciugare i vestiti.
Alle due del mattino imprecavo dal freddo e per la mia stupidità: avevo lasciato la giacca in hotel. Il primo festival non si scorda mai, così come la prima volta che senti i My Bloody Valentine dal vivo. Non capivo perché ci fosse una ragazza che distribuiva tappi per le orecchie. Ma appena partirono, i suoni furono così devastanti da spaventarmi. NOn capivo nulla, non distinguevo la voce, persi il senso dell’orientamento. Finché non mi sentii presa per il braccio e trascinata via da sotto al palco, lontano, lentamente iniziai a riconoscere le canzoni che a ondate invadevano l’aria. Fu un’esperienza mistica e devastante. Gli ultimi 15 minuti furono un unico muro di suoni. A quel punto uscimmo dall’ingresso principale del festival, circa 1km dal palco, e ancora si sentiva in modo chiaro e distinguibile la chitarra lasciata a rumoreggiare davanti all’amplificatore.
Mi fischiarono le orecchie per un giorno.Fu bellissimo.
Amai quel festival, amai quel gruppo. Fu l’inizio di un amore che porto ancora sulla pelle, quello per la musica.
Fu l’inizio di una serie di viaggi che mi portarono ad altri concerti, sempre con le stesse persone, e con altre. A incontrare sconosciuti e a voler loro bene per il tempo di una canzone, a trovarmi tra duecentomila persone a cantare, a condividere serate con persone che amavo e che odiavo.
Fu l’inizio dell’amore tra Alex e Lisa, che si incontrarono in un kebabbaro dopo il concerto di Londra, fu l’inizio della mia amicizia con Lisa, che ancora mi accompagna dopo tanti anni, dopo amori iniziati, vissuti e finiti.
Fu la più grande delusione e la decisione di non amare più, fu un tatuaggio fatto un caldo pomeriggio di febbraio.
Quel concerto, nel bene e nel male, fu l’inizio della mia età adulta.
Nel 2013 io e Valentina ci conoscevamo poco, ma la line up del Primavera sound ci convinse a prenotare gli aerei e andare a Barcellona. Giovani e spensierate, piene di entusiasmo nonostante il freddo glaciale che scendeva insieme al sole sul Parc del Forum.
Mi fece un favore, Valentina, a rimanere con me alle 2.30 del mattino, nonostante le temperature e il vento che i nostri k-way non riuscivano a riparare, ma a una condizione: non saremmo state sotto palco e avrei dovuto accompagnarla a mangiare una crêpes con la Nutella.
E l’inizio del live fu la fine della mia crêpes, divorata per scaldarci e placare la fame, accanto al mixer. Di quel live mi rimane il freddo addosso, il palato allappato di Nutella, e una grande amicizia.
Ancora sorrido, quando mi chiedono perché avrei dovuto tatuarmi una parola così deprimente sul polso.
"Loveless? Ma che è, senza amore?" Ride la gente.
"No", dico, io, "è solo un disco".
Solo un disco, che racchiude la parte più importante della mia vita.
Avere vent'anni al Pukkelpop - credits dell'autrice
bel racconto con questi passaggi quasi da stream of consciousness che poi non è un racconto ma vita vera :)
ps carina la tua amica :DDDDDD
eheheeh già!
E io che pensavo di essere l'unico a conoscere i My Bloody Valentine!
Loveless...gran bel disco :)
:D grande!
Nutella <3
Gran band... ma in quegli anni ero immerso nel grunge... e a giugno si va a Milano per i Pearl Jam!!!
Sempre bello leggerti ;-)
Ciaoooooooo
se passi per Torino, i My Bloody Valentine suoneranno a fine agosto :D
Chissà, così magari finalmente incontro il manichino più famoso di steemit!
Terrò a mente ;-)
Tra l'altro la cartolina da Torino mi manca... se hai voglia mandamene una, per Steemitri's Wall ;-)
... e se passi in Ticino, Svizzera, avvisami :-)
uh figata siiii :D
Sarebbe fantastico :-)
Oggi ne ho ricevute altre due dalla Francia, evviva!
Bravo!!! ottima scelta