Eccoci! Bentornati ad un nuovo capitolo della mia serie sui "Modi di dire". Ho scovato e riassunto per voi nuove storie sulla genesi di altri famigeratissimi modi di dire.
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A occhio e croce
"Beh... A occhio e croce direi che ci siamo."Lo usiamo per indicare un qualcosa che a nostro avviso, almeno in maniera approssimativa, risulta simile a ciò che ci aspettavamo. Ma perché proprio occhio e croce? I sapienti filologi italiani questa volta, senza ombra di dubbio, hanno individuato l'origine nel gergo dei tessitori. Durante alcune tecniche di cucito infatti, due bastoncini vengono utilizzati per farsi che i fili restino in croce. Laddove si sfilassero dai bastoncini, i fili della tela diventerebbero impossibili da recuperare in modo adeguato, dunque la croce sarebbe disfatta, "scrociando" la tela. Per i pignoli e perfezionisti tessitori, l'atto di creare la nuova croce per riprendere la tessitura era dunque definito "ad occhio e croce" :) p.s. sottolineo che in realtà possiamo definire questo modo di dire, una sfumatura, o meglio, un'aggiunta ad una similissima locuzione latina, che era "ad oculum" che sta a significare proprio "ad occhio" .
Pesce d'Aprile
In effetti questo non è un proverbio, però non mi sembra poi così fuori luogo parlarne qui :D
Riguardo all'origine del Pesce d'aprile esistono diverse ipotesi, ma tra le più accreditate c'è sicuramente quella del capodanno francese; o meglio, del vecchio capodanno dei francesi, che nel sedicesimo secolo veniva celebrato tra fine marzo e il primo di aprile. La festività venne spostata al giorno che noi tutti sappiamo, il nostro capodanno moderno. Questa scelta di cambiamento del calendario, a quanto pare non fu assai gradita da subito, anzi, da qualcuno non fu per niente accettata. Nonostante lo spostamento del Capodanno, infatti, i francesi continuarono a scambiarsi regali nel periodo a cavallo tra marzo e aprile.
"Sciocchi d'aprile" furono definiti coloro i quali non vollero smettere di festeggiare il capodanno nel periodo primaverile. E fu proprio questo appellativo a dare un tono giocoso all'evento. Gli sciocchi d'Aprile continuarono a scambiarsi dono in quel periodo ma lo fecero in modo più bizzarro, ovvero, scambiandosi stupidi regali, spesso a mo' di scherzo.
Inizialmente questi regali scherzosi venivano consegnati insieme a un bigliettino
diede vita ad uno scambio di regali bizzarro, fatto anche di cose assurde o di scatole vuote. Inoltre i doni venivano accompagnati da un bigliettino con scritto “poisson d’avril”. La traduzione si deduce da sè. Ecco svelato il mistero.
Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino
"Finora sei stato fortunato che nessuno ti abbia visto, ma stai attento perché si sa.. Tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino..."Quante volte abbiamo sentito questo detto? Per ammonire qualcuno che sta sbagliando e che rischia di essere scoperto. Specialmente chi è recidivo.
Riguardo alla provenienza del modo di dire, questa volta, non c'è trucco, non c'è inganno. Nel senso che il detto si riferisce semplicemente all'immagine che ritrae, senza alcuna metafora.
Ovvero, un gatto goloso, sedotto dall'odore della carne che il macellaio affetta, che con la zampa cerca di far cadere a terra i pezzi di lardo scartati sul bordo del piano di lavoro. Il macellaio, vedendo la zampetta spuntare da sotto al bancone, non esita a mozzarla.
Fine.
Si.. lo so.. ci sono rimasto male anche io. :(
Anche se -vi assicuro- mi dispiace tantissimo abbandonarvi con l'amaro in bocca, frutto dell'immagine del povero gattino goloso, vi saluto e vi prometto nuovi "imperdibili" racconti prestissimo :)
Purtroppo conoscevo la storia dell'avventato gattino...penso sia anche plausibile, ispirata a fatti accaduti realmente, ma non oso approfondire!
Non avevo idea dell'origine del primo detto, effettivamente ha un senso in questo modo! Un articolo curioso e gradevole ;) Grazie!
Eheh grazie a te per l'apprezzamento :)
Ma chi l'avrebbe mai detto? xD
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