IL SENNO della CUGINA ORIETTA
Mia cugina Orietta era una ragazza perfettamente normale, anzi, un po’ più quieta della media.
Era la seconda delle tre figlie di mia zia Ofelia che, per tener fede all’iniziale del suo nome, aveva imposto alle sue bambine i nomi di Ombretta, Orietta e Ornella.
Ofelia cuciva abiti da sposa, praticamente da mattina a sera. In parte su misura per le spose della città, ma il grosso della produzione serviva per rifornire un famoso negozio di Roma che poi metteva il suo marchio sui vestiti confezionati da mia zia e li vendeva a cifre iperboliche.
La primogenita Ombretta si era dedicata a studi scientifici e, all’epoca di questa vicenda, era già assistente universitaria alla facoltà di matematica.
Ofelia non era particolarmente entusiasta di questo prestigioso incarico.
“Insomma, io l’avevo chiamata Ombretta dopo aver letto Piccolo Mondo Antico. La immaginavo romantica e fantasiosa, tutt’al più insegnante di lettere e invece, guarda tu – rivolta a mia madre – lei si è dedicata ai numeri. E anche il suo fidanzato, pensa un po’, è come lei, è addirittura … un fisico!”
E sulla parola fisico metteva un accento particolare. Non ne conosceva altri e non sapeva neppure bene di cosa si occupassero. Questione di numeri anche lì, ma un po’ diversi, almeno così pareva.
La terzogenita Ornella, invece, studiava musica. Si era già diplomata al conservatorio, dava concerti e insegnava privatamente pianoforte. Già un po’ più tollerabile, certo, in fondo a Ofelia la musica piaceva (soprattutto Sanremo), ma insomma, neanche lei aveva mai voluto saperne di cucire o creare modelli di abiti.
L’unica che aveva intrapreso la strada materna era la figlia di mezzo, Orietta, nata alla fine degli anni ’50.
“Badate bene – diceva Ofelia – non l’ho chiamata così pensando a Orietta Berti. Ancora non era famosa. Però, certo, mi fa piacere. In fondo canta così bene. Finchè la barca va lasciala andare … O anche L’amore è un’altalena-a-a-a …”
Le conversazioni di Ofelia avvenivano tutte nel suo atelier, come lo chiamava lei, in realtà una grande stanza sotto casa sua, piena di tessuti, nastri, aghi, fili, pizzi …
Orietta, terminate le scuole professionali, aveva cominciato ad aiutare la mamma e, in breve, era diventata esperta, tanto che già cuciva da sola i vestiti per le prime comunioni o gli abiti da cerimonia per madri e sorelle delle spose.
Quelli da sposa, per il momento, rimanevano esclusivo appannaggio della madre.
Le tre sorelle Oriali (perché si dà il caso che anche il cognome iniziasse con la O) erano tutte piuttosto graziose e somiglianti tra loro. Di media statura, proporzionate, castane e con occhi scuri.
Anche i lineamenti erano simili, ma la diversità di carattere le differenziava nell’aspetto.
Ombretta aveva un piglio deciso, sguardo e parola sicuri.
Ornella era la più vivace e scherzosa, sempre sorridente.
E infine Ombretta era la più riservata, di poche parole e un po’ schiva.
(continua)
Oooooooohhhh, un racconto con tante belle oooooo!!!!
Poi finisco anche quello di Clarissa 🙃🙂
Ci conto, sono proprio curioso di sapere come andranno a finire tutti quei pranzi "aziendali!!"
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