Nel post precedente vi ho parlato del periodo più traumatico della mia vita senza fare un minimo cenno a chi ha contribuito a rendere quegli anni un inferno. Parlo del mio professore di inglese, in arte Lupo/Wolf.
Si, si faceva chiamare così e questo già la dice lunga su di lui.
Piccola parentesi.
Quando ho scelto la scuola superiore, non avevo un’idea precisa di quello che avrei voluto fare.
Brancolavo nel buio più fitto. La mia scelta ricadde sul liceo scientifico (ero abbastanza masochista all’epoca) e non contenta già di aver firmato la mia sentenza a morte, non so ancora per quale motivo, scelsi anche il potenziamento in lingue: Inglese e Francese. Non mi amavo sicuramente, questo è poco ma sicuro. Capii subito cosa significava in pratica quella parolina “potenziamento”: rientri, entrate anticipate e posticipate, tantissime ore in più rispetto agli altri, tradotto, molto più semplicemente: "Seiunarincoglionitanontibastavagiàlasceltadelloscientifico?”
Torniamo al professore di inglese.
Avevamo mille ore settimanali con lui, vedevo più lui che mia madre e le ore con lui erano piene, riusciva a moltiplicare i minuti neanche Gesù Cristo con i pani e i pesci, ogni minuto sembrava durare un’eternità. Un vero e proprio miracolo.
La prima ora con lui significava che quella giornata sarebbe stata di merda. Grazie all’entrata anticipata, lo trovavi già lì sulla cattedra con un’aura minacciosa e io non potevo far altro che mettermi seduta rassegnata e delusa dal suo rubare minuti anche prima della campanella.
Quando non c’era alla prima ora ma avevamo la terza ora con lui, entrava allo scoccare della campanella, come una furia senza aspettare che il professore già presente in classe potesse finire la lezione. Aveva fretta lui, una continua corsa contro il tempo.
E poi c’era il suo fedele quaderno personale dal quale non si separava mai, dove eravamo schedati e catalogati come i condannati a morte.
Faceva molto Death Note: aveva i nomi degli interrogati del giorno e tre riserve per ognuno nel caso il condannato fosse assente. Mica si faceva cogliere impreparato, non c’era neanche l’iperventilazione del dito che scorreva il registro dei nomi. Niente suspense, eravamo già prescelti.
Ho l’immane fortuna di avere un cognome che inizia con la preposizione "Di" e altra fortuna che si somma alla precedente altri 7 o 8 compagni godevano di questo privilegio ma, oltre alla preposizione, c’era anche uno scambio di nome che diventava cognome e viceversa.
Questo simpaticissimo gioco di parole creava un panico puro e distillato che fendeva l’aria. L’ansia di quei momenti ancora la ricordo con quel brivido gelato dietro la schiena e ancora tormenta i miei sogni rendendoli inquieti e spiacevoli.
Interrogazioni a tappeto, compiti a sorpresa, compiti a casa. Studiavo per il 90% del mio tempo inglese con un terrore che mi attanagliava. Lo studiavo per paura non perché mi piacesse. Per evitare la mortificazione davanti a tutti che sarebbe arrivata come una ghigliottina nel caso non fossi preparata.
Finita l’interrogazione, prendeva in ostaggio il quaderno dei condannati perché tutto faceva media: l’interrogazione, il quaderno, l’atteggiamento che avevamo in classe, tutto faceva brodo.
Se avevamo un’ora di supplenza che per gli altri significava ricreazione noi sapevamo che sarebbe arrivato lui di corsa. Nel suo quaderno malefico venivano segnate anche le eventuali ore buco o assenze dei colleghi: non avevamo scampo, eravamo sempre alla sua mercé.
Per aiutarci ad imparare le regole grammaticali e gli usi dei tempi verbali, ci faceva sentire le canzoni e ci obbligava a cantarle a squarciagola (il playback non era ammesso, se ve lo stavate chiedendo).
Ogni tanto vedevamo dei film in lingua originale ma sempre di un determinato genere: Dracula, Frankenstein, Jack lo Squartatore e via cantando. Tanto per mantenerci allegri.
Ricordo quando abbiamo visto Cuore di tenebra sempre in inglese. Un’ansia terribile!!! Ad un certo punto fissavo lo schermo con lo sguardo fisso nel vuoto, la gioia di vivere stava lentamente scomparendo e pensavo a mille modi semplici e veloci per farla finita. Questo dettaglio non è di certo sfuggito al professore che il giorno dopo ha ben visto subito di vendicarsi, interrogandomi e chiedendomi di che colore fossero i petardi sparati nel film. E’ vero che il film l’avevo seguito a spezzoni ma quello era uno dei pochi dettagli che ricordavo, segnando un clamoroso e inaspettato 1 a 0 per me. Gli avevo dato uno smacco morale il cui bruciore era evidente nel suo viso ma che incassò con una certa dignità.
A casa mi chiedevano perché studiassi solo inglese, se per caso non li avessi presi in giro riguardo la scuola presa e in effetti come dargli torto: parlavo solo delle lezioni di inglese, dei compiti, delle interrogazioni e di quello che facevamo.
Ricordo l’ultimo giorno di scuola, la gioia e la felicità pervadevano la nostra classe, ricordo i saluti tiepidi dei nostri professori, frettolosi e sbrigativi, ci auguravano il meglio dalla vita e altre sciocchezze simili.
Arrivò il turno del nostro professore di inglese. Taciturno e malinconico ci regalò a ognuno la poesia di Kipling “If” e alla fine c’era una dedica per ognuno di noi. Tralasciando le parole meravigliose della poesia, vero e proprio gioiello, ci spiazzò. Era dispiaciuto e triste per la fine del nostro percorso e contagiò anche noi con la sua malinconia.
Chiamatela sindrome di Stoccolma o pazzia allo stato puro, adesso lo ricordo quasi con piacere. L’unico ad averci lasciato qualcosa, ad essersi impegnato e ad aver provato a fare la differenza.
Lasciamo stare il fatto che ha turbato i miei sogni da adolescente in modo quasi irreparabile e, se fossi stata in America, il mio periodo di analisi non me lo avrebbe tolto nessuno.
Mi piace molto come scrivi. Anche questo scorcio della tua vita da studentessa in qualche modo mi fa tornare sui banchi di scuola. Bravissima!
Grazie @miamann sei molto gentile e sono contenta che hai apprezzato!
Grazie per la visita 😊
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Ahahah.. mi piace il tuo modo di raccontare, a metà tra ironia e melanconia.
Brava, perchè fa venire la voglia di arrivare fino in fondo al post senza essere tedioso.
Grazie @miti !! Cerco di non rendere pesante i post in modo da arrivare con facilità alla fine!
Grazie e sei sempre gentile 😊
Meriti ogni gentilezza.. ma soprattutto sono sincero ;-)
Bellissimo, sembra tanto un film horror, senza spargimento di sangue.
Grazie cara! 😊
Togli il sembra 😨 😉
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Bellissimo...
molto personale e sincero...
seguirò i tuoi prossimi post con piacere
Grazie e ricambio molto volentieri 😊
La mia gemella, come dice il tuo nick!!😂😂
I'm Wolf, i solve problems dicevano in pulp fiction, e invece il tuo i problemi li creava!!! Povera... Ti sono vicino!
😂😂😂
Solidarietà per chi ha sofferto come noi!!!
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Grandissima, cara @g-e-m-i-n-i, mi era sfuggito questo "spaccato" della tua vita di studentessa, e mi hai fatto ricordare una mini-serie di "belve" che ho avuto, tra le medi e le superiori, e nei prossimi giorni scriverò sicuramente qualcosa al riguardo, ottimo affresco di momenti molto particolari ed intensi, carichi di grande angoscia adolescenziale, brava davvero!!
Grazie @mad-runner!!! 😉
Non vedo l’ora di leggerti allora 😊