Però voglio credere che esista anche un modo corretto di semplificare la scienza e renderla "più accessibile".
Certo che si può, ma vanno distinti, come dicevo due ruoli diversi. Uno è lo scienziato che discute pubblicamente e diffonde lo studio al pubblico più ampio possibile, mantenendolo più rigoroso possibile, per preservarne l'integrità scientifica. Ma importante, anzi fondamentale il fatto che sia pubblico, liberamente condivisibile e disponibile. Come il tuo post. L'altro è il divulgatore, un ruolo più "giornalistico" che da scienziato, un po', se vogliamo, alla Piero e Alberto Angela o Luigi Bignami, che ha il compito di tradurre in un discorso ancor più semplice lo studio scientifico, cercando di non degradarlo troppo.
Anche se devo ammettere che, almeno qui in Lombardia, nelle fasi iniziali i medici non sono stati ascoltati poi troppo, e tanto il sindaco di Milano, quanto il presidente della Regione, hanno cercato di salvaguardare soprattutto l'immagine di una città instancabile e la sua economia.
E' accaduto ovunque, banalmente per un motivo. All'inizio non si era percepita l'utilità del virus da parte dei marketing consultant di cui parlavo, presi dalla solite tematiche. Covid-19 era visto solo come un disturbo occasionale. Per questo non credo neanche alla teoria complottistica del virus creato e diffuso appositamente. E' stato un utile opportunità presentatasi.