- Un altro.
Il barista mi guardava con l'aria di chi la sapeva lunga.
Come se fossi l'ennesimo ubriacone entrato dalla porta del suo sudicio locale, l'ennesima anima perduta che cercava un ultimo briciolo di autostima... e che sperava di trovare sul fondo di un bicchiere di pessimo gin.
Doppio: perché in realtà non avevo la benché minima voglia di trovarla da sobrio.
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Il barista prese un bicchiere dallo scaffale e lo pulì con lo stesso straccio con cui, poco prima, aveva pulito il bancone. Lo riempì e me lo passò con lo stesso, fottuto sguardo di chi pensa di poter giudicare il prossimo.
- Cos'hai da guardare, amico, ho qualcosa in faccia?
Gli chiesi accarezzando con la mano sinistra la fondina della mia Colt .45... Dio quanto avrei voluto usarla.
- Non ancora. Ma se non togli la mano da quella pistola tra poco ti ritroverai a ballare un tango all'inferno, con in bocca una bella rosa... di pallettoni.
Il barista tirò fuori da sotto il bancone un fucile a canne mozze e lo posò senza troppa delicatezza accanto ai bicchieri che stava pulendo.
Forse l'avevo giudicato troppo frettolosamente: aveva un cupo senso dell'umorismo, di quelli che piacciono a me. Il locale era tremendamente silenzioso. Ero rimasto l'ultimo avventore nel bar: persino la puzza di sigarette di contrabbando e sigari scadenti stava lentamente svanendo.
Bevvi dal mio bicchiere tutto d'un fiato e ne fissai attentamente il fondo.
Anche qui, nessuna traccia della mia autostima.
- È stata una pessima nottata
Dissi al barista, indicandogli con un cenno il mio bicchiere vuoto.
- Sai, una di quelle che passi a pensare al tuo passato. Di quelle in cui ti rendi conto che i momenti migliori della tua vita li hai passati in buchi maleodoranti come questo, bevendo gin annacquato e raccontando battute scontate ad ogni sconosciuto che possa offrirti da bere.
Il barista versò un altro giro di gin, in silenzio.
- Il bar oggi è così vuoto. Lo preferisco pieno, perché il caos mi intrattiene, mi impedisce di pensare. Pensare: questo è il vero problema degli ubriaconi come me... perché non voglio né pensare, né ricordare, e per questo... bevo.
Il barista non sembrava ascoltarmi mentre asciugava i bicchieri appena lavati con lo stesso, sudicio canovaccio. Non importava: mi stava bene così. Bevvi una lunga sorsata dal bicchiere.
- Amico tu hai mai ucciso qualcuno?
Il barista non alzò neanche lo sguardo.
- No, ma sto valutando le mie possibilità.
Mi disse. L'ho detto che era un simpaticone.
- Beh io sì. Tanti... troppi. Quasi tutti uomini. Qualche donna, un paio di vecchi. Me li ricordo tutti. Il mio capo me lo ripeteva come un mantra: "Non scordare mai i volti delle persone che uccidi. Perché se hai dovuto premere quel grilletto se lo sono meritato, tu eri nel giusto, e loro dovevano morire. Ricorda loro ed i loro peccati: è l'unico modo per non avere rimorsi".
Restai un attimo in silenzio mentre il flusso dei ricordi tornava alla mia mente.
Strinsi il pugno sinistro fino a farmi male, ed ingoiai a forza il gin che mi era rimasto.
Poi indicai nuovamente il bicchiere.
- Tra le persone che ho ucciso c'era un bambino. Avrà avuto dieci anni, non di più. "Ricorda loro ed i loro peccati": il suo peccato fu quello di aver visto ciò che non doveva vedere. Era un testimone... ed andava ucciso. Mi sembrava un lavoro come gli altri. Lo eseguii come sempre, con la mia solita professionalità. Mentre esalava l'ultimo respiro lo fissai negli occhi: rantolava. Piangeva. Il suo peccato era... quello di essere nel posto sbagliato, al momento sbagliato. Non meritava di morire amico. Non lo meritava affatto.
La mano del bicchiere tremava mentre tentavo di portarla nuovamente alle mie labbra. Quando mi succedeva ripetevo sempre tra me e me: sono troppo ubriaco. Ma sapevo che non era l'alcool a far tremare le mie dita.
Bevvi.
- Ora non ci riesco più amico. Quando punto la pistola in faccia a qualcuno rivedo gli occhi di quel bimbo. Rivedo il suo volto, ripenso al suo peccato... ed ho rimorso. RIMORSO! Cosa se ne fa un killer del rimorso? Come posso continuare a lavorare se questa... MALEDETTA... mano... non smette di TREMARE quando ripenso a quel volto innocente, a quei rantoli di morte che non riesco a DIMENTICARE... non riesco a FAR USCIRE dalla mia testa?
Il bicchiere che avevo in mano... l'avevo rotto.
Il sangue si mischiava al gin sul bancone di quel sudicio bar, quell'insulso bar nascosto in un angolo sperduto di quella lurida città.
La ferita bruciava...
...ma non abbastanza.
- Amico, credo che sia ora che tu vada.
Disse il barista tenendo precauzionalmente la mano sulla doppietta.
Annuii gravemente: misi la mano in tasca e lasciai sul bancone un paio di bigliettoni.
- Per tutti i drink... per il bicchiere e per il sangue sul bancone. Tieni il resto amico. Grazie della compagnia.
Mi allontanai barcollando, nelle orecchie solo il rumore dei miei passi e quello delle gocce cremisi che cadevano dalla mia mano sul pavimento.
Non invidiavo minimamente chi si sarebbe occupato di pulire.
Ma tra l'altro non invidiavo minimamente nemmeno me stesso.
Aprii la porta del bar con una spalla.
La chiusi dietro di me.
NDGianluccio:
Il racconto è nato da un flusso creativo avuto durante una chat nel bar di Discord; ne era uscita fuori una proposta "estemporanea" tra me e @stella87s: perché non scrivere un racconto a quattro mani basandoci su quello che ci viene in mente al momento, che abbia una sorta di continuità narrativa? Beh, ecco la mia prima parte, che per inciso nacque da questo estratto:
eh già.
Oggi mi sento come quando vai al bar e finisci per chiacchierare col barista perché non c'è nessuno(edited)
E poi gli racconti tutti i problemi della tua vita
e lui annuisce mente pulisce i bicchieri con uno strofinaccio logoro
e verso il tramonto ti dice che devi andare via che sta per chiudere
tu gli paghi i drink e gli lasci una bella mancia
e poi da lì scopri che sotto sotto non avevi bisogno di altro
ma poi la telecamera si gira in un angolo del bar e fa uno zoom sul tuo arcinemico che ha ascoltato tutta la conversazione
E rompe il bicchiere stringendolo nel pugno
Ed il barista gli urla contro e lui gli spara
Uhm, potrei scriverci quasi un racconto.
Passo la palla a @stella87s, se vorrà!
Prossimamente su questi schermi! :D
Dan dan daaaaaan (musichetta per la suspense) :)
PS. Mi sono accorto di non aver mai saputo come si scrive "Suspense", è grave?
https://steemit.com/ita/@stella87s/chiacchiere-bar-e-noir-pt-2
Ecco qui!
Narrazione spettacolare...Sei una grande penna, caro mio!
Non vedo l'ora di leggere il seguito by @stella87s 😉
Ancora complimenti! 👏
Girolamo
Grazie mille per i complimenti 😊 sai anche io non vedo l'ora di leggere il seguito! 😉
😉😁
Una bella figata come inizio... chissà se il figlio di uno di quelli che aveva ucciso lo avrebbe aspettato avanti al vecchio e logoro bar ? Un saluto @giornalista
Chissà..? Grazie per i complimenti 😉
Stella ha un grande compito, riuscire a rimanere sul pezzo della storia di @gianluccio. Figa, l'ho immaginata in un'ambientazione alla blade runner. Bravo!!
Blade runner è molto noir... Basta che pensi al fatto che piove sempre! 😁
Ma daiiii bellissimo!!!! 😍
Veramente molto piacevole e attendo il seguito!!!!!
Grazie carissima, vediamo cosa ne esce fuori ;)
Bel racconto davvero,@gianluccio! ...in realtà mi sono imbattuto prima in quello di @stella87 e da lì sono rimbalzato qui. ...beh, intanto posso dire che non solo funzionano assieme, ...ma funzionano anche alla rovescia! 😜
Beh per come sono scritti sono effettivamente intercambiabili... due punti di vista dello stesso momento. Non sarebbe male continuare a scriverla in questa maniera. Grazie ;)
Daje!!