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"Non se ne parla".
Tepeyotll era armato di tutto punto: indossava un’enorme armatura completa d'acciaio e teneva fissata dietro la schiena un'ascia bipenne dipinta di rosso, simbolo della guardia personale dell'Avatar. Osservava Nahua con il volto privo d'espressione.
"Non hai bisogno di parlarne, tanto verrò comunque" rispose la giovane donna mentre si allacciava gli stivali in cuoio.
"C'è saggezza nelle parole dell'amico Tepe, Nahua" prese la parola Xoku, con tono conciliatore. "Ti sei svegliata solo da un paio di giorni. Il tuo fisico ancora non è pronto ad abbandonare il letto... tanto meno per un viaggio disperato in mezzo al deserto! Dovresti pensare alla salute, a riposarti e a cercare di recuperare la memoria..."
"Qui intorno l'unico volto amico è il tuo Xoku" disse la ragazza prendendo le mani del chierico tra le sue. "Sento che l'unico modo per recuperare la memoria è mettermi in viaggio. L'eremita che andate cercando potrebbe avere le risposte di cui ho... abbiamo bisogno. Posso farcela. Portami con te."
Xoku arrossì e cominciò a balbettare alcune frasi sconnesse; poi si volse verso Tepe aprendo la bocca, ma il giovane e stoico guerriero non gli lasciò neanche iniziare la frase.
"Non se ne parla." Disse.
Ametl stava passando una pezza bagnata di uno strano liquido verdastro su uno dei suoi pugnali e si inserì nel discorso. "Lasciamola venire Tepe: avremo bisogno di qualcuno che ci porti le borse dell'acqua e che ci monti le tende per l'accampamento. Magari sa anche cucinare: glielo avete chiesto?"
L'attempato guerriero alzò gli occhi su Nahua che, nel frattempo, si stava allacciando il corpetto di cuoio rinforzato sopra la sottoveste di lino. Lei gli rivolse un'occhiata in tralice.
"So cucinare un'ottima lingua arrosto di predone: magari puoi fornirmi tu gli ingredienti" gli rispose lei, voltandogli poi le spalle.
"Oh oh oh!" Ametl battè le mani divertito. "La ragazza sa il fatto suo! Mi piacciono le schiave che rispondono a tono; c'è più gusto a domarle mentre si divincolano. Tra l'altro, Tepe, nel deserto potrebbe venirci sete e penso che la signorina abbia tutte le carte in regola per lenire le pene degli avventurieri più esigenti." Detto questo, mimò un gesto osceno in direzione della giovane donna.
Xoku lo vide ed il suo volto divenne paonazzo dall'imbarazzo e dalla rabbia. "Smettila Ametl. Nahua è la schiava personale del Dragone, non la tua. Come tale, non è tenuta a seguire i nostri ordini e, in assenza del sovrano, può prendere liberamente le sue decisioni".
Ametl lo guardò divertito. "Una schiava che può prendere decisioni libere... Xoku, caro amico grassottello, se vuoi portarti a letto la sgualdrina almeno non farcirle la testa di idee rivoluzionarie."
Xoku arrossì ancor di più. "Io non voglio portarmela a letto! Cioè... non che non sia... intendo dire che..."
Nahua sfoderò un pugnale dallo stivale: "...a chi hai dato della sgualdrina, pezzente?"
Ametl ripose la lama nel giustacuore e posò la mano sull'elsa della sciabola: "Non ti conviene scherzare col fuoco... sgualdrina"
Xoku impugnò il bastone ferrato del suo ordine e si frappose tra Ametl e Nahua: "Chiamala un'altra volta in quella maniera e giuro sul Maelstrom Cremisi che ti..."
"ORA BASTA"
La possente voce di Tepe fece trasalire i suoi compagni che si voltarono intimoriti verso di lui: si era posizionato sull'uscio e la sua enorme sagoma occupava gran parte della soglia. Si calò l'elmo cornuto sulla testa e, in controluce, la sua silhouette sembrava quella di un demone appena uscito dagli inferi.
"Basta discutere" disse perentorio. "Noi tre dobbiamo partire. Non possiamo impedire alla schiava di seguirci se è questo il suo desiderio, ma siano chiare due cose: PRIMO, nessuno toccherà la proprietà dell'Avatar senza suo esplicito consenso. SECONDO, al di fuori di queste mura non potremo garantire per la sua sicurezza, quindi Nahua ci accompagnerà a suo rischio e pericolo. Chiaro per tutti?"
Annuendo, tutti e tre rinfoderarono lentamente le armi... ma a Xoku non sfuggì lo scambio di sguardi tra Nahua e Ametl.
Sguardi d'odio che non preannunciavano nulla di buono.
Una volta ultimati i preparativi, i quattro avventurieri percorsero il tratto di strada che portava all'unico accesso della fossa, il Portone delle Zanne.
Il portone, situato sul lato meridionale delle mura che circondavano la città, prendeva il nome dalla saracinesca che sigillava l'accesso. Era composta da pesanti sbarre di acciaio dipinte di bianco che sembravano le fauci di un gigantesco mostro... e che servivano ad intimorire ulteriormente eventuali visitatori.
Superato il portone, dopo circa cinquecento metri si raggiungeva il porticciolo e la dogana. Qui c'era un costante andirivieni di traghetti che facevano la spola da una sponda all'altra del lago: la Fossa sorgeva su un'isola nel bel mezzo della caldera spenta del grande vulcano Tletepetl. Nei secoli, la caldera fu riempita dalle piogge e dai fiumi che scendevano dalle montagne; si formò così un lago che, per semplicità, mantenne lo stesso nome del vulcano.
Intorno al lago c'erano posti di guardia e le acque erano costantemente pattugliate dalle guardie personali dell'Avatar. L'unico modo per accedere alla fossa era attraverso i traghetti e, quindi, passando per i controlli di routine.
"Motivo del viaggio fuori dalla Fossa?" chiese un’annoiata guardia ai quattro viaggiatori.
"In missione per conto dell'Avatar" rispose Tepe, mostrando alla guardia un foglio di pergamena.
"Qui... c'è scritto che i viaggiatori sono tre. Voi siete in quattro."
"Sì, lei è la nostra schiava" rispose Ametl. "E' qui per sollazzarci durante il viaggio. Sai, tre uomini soli di notte in mezzo al deserto... col freddo... beh ecco avremmo dovuto approfittare del chierico. E da uomini di fede preferiamo mantenere inviolata la verginità del clero."
La guardia spostò lo sguardo tra Nahua, Xoku e Ametl, poi scoppiò in una grassa risata alla quale si unì anche l'attempato brigante. Gli altri mantennero un imbarazzato silenzio, interrotto dal digrignare dei denti di Nahua.
"Andate pure" disse la guardia soffocando gli ultimi singhiozzi di ilarità "e, mi raccomando, comportatevi bene: Dragath-Xhul vi guarda!" e riprese a ridere con le lacrime agli occhi.
I quattro si imbarcarono sul traghetto e cominciarono la traversata del lago. Dopo pochi minuti, Tepe prese la parola:
"Ametl, preferirei che tu lasciassi parlare me la prossima volta"
"Perché?" rispose lui con voce innocente. "Ho detto qualcosa di male?"
"Hai offeso due dei nostri compagni di viaggio" rispose Tepe.
"Beh, dai, era evidente che fosse una battuta" disse Xoku il chierico "anche abbastanza divertente a dir la verità. Immagino che non avreste veramente approfittato di me durante la notte... vero?"
"Figurati, caro Xoku" rispose Ametl. "Piuttosto mi sarei strusciato contro un cactus".
Xoku sorrise imbarazzato, incerto se prendere l'affermazione del compagno come un'offesa o un sollievo.
Tepe non disse nient'altro e anche la giovane ragazza rimase chiusa in se stessa per tutto il resto della traversata.
Superato il lago, i quattro imboccarono la strada maestra che proseguiva verso sud in direzione della capitale di Huaccai. Il percorso li portava ad attraversare una rada boscaglia composta per lo più da bassi arbusti, erba secca e sparuti alberi di acacia.
Il viaggio durò una mezza giornata; nel primo pomeriggio, guidati con passo sicuro dall'esperto guerriero dell'Altopiano, raggiunsero un gigantesco baobab sotto le cui fronde prendevano posto una piccola capanna di legno, un pozzo ed un recinto contenente una decina di cammelli. Fuori dalla casupola li aspettava un uomo alto e magro, che impugnava un bastone da pastore.
"Salve viaggiatori" disse l'uomo. "Benvenuti al Pozzo di Quez, l'ultima fonte d'acqua prima del deserto e, probabilmente, l'ultima faccia amica che incontrerete prima di Huaccai. In cosa posso esservi utile?"
"Quattro cammelli, razioni da viaggio e acqua per almeno dieci giorni di viaggio." Disse Tepe, tirando fuori una borsa gonfia di monete d'oro.
Lo sguardo di Quez s'illuminò alla vista del denaro. "Certo, certo, ve li preparo subito. Un viaggio di dieci giorni... non siete diretti alla capitale del Clan del Deserto. Forse dovete arrivare fino al porto? Oppure..."
Xoku parlò senza pensarci troppo: "No no, siamo diretti a sud ovest. Verso la caverna dell'er..."
Ametl gli tappò la bocca. "Quez, abbiamo fretta. Tira fuori carne e borracce e prendi i tuoi maledetti soldi, non siamo qui per chiacchierare."
Quez annuì; preparò i viveri, sellò i cammelli e augurò un buon viaggio al gruppo. I quattro si allontanarono silenziosamente dal Baobab e, gradualmente, il panorama cambiò: gli arbusti furono sempre più radi, l'erba sempre più secca e degli alberi non vi fu più traccia.
Quando venne la notte il gruppo si accampò sotto una roccia e intorno a loro non c'era che sabbia e desolazione.
Erano ufficialmente nel Deserto delle Ossa.
Selenya: Le sei Ombre della Luna
Le Sei ombre della Luna - immagine di @armandosodano
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Se hai bisogno di una mano, per la scena in cui Ametl si riscalda con Xoku, fammi sapere 😜😂
Ahahah ok ma spero che non ce ne sia bisogno :D
Non vedo l'ora di leggerla 😂😂😂
Hi, @gianluccio!
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