Benvenuti in una nuova sezione di Altrimondi, il piccolo “magazine” del Fantastico che cerca di intrattenervi raccontando curiosità, dietro-le-quinte e aneddotti vari rubati al regno dell’impossibile, dell’esotico e dell’orroroso… Il titolo di questa particolare rubrica non lascia molto spazio al dubbio: qui ci occuperemo di alieni, extraterrestri, forme di vita estranee, bizzarre e molto spesso… ostili. Partiamo con qualcosa di facile, che ne dite?Andiamo nel buio degli spazi siderali, al seguito di un’astronave che porta un celebre nome…
PS – Le immagini di questo post sono tutte di mia esclusiva proprietà.
Space Beagle, è così che lo scrittore Alfred Elton van Vogt chiamò il vascello interstellare protagonista del suo – giustappunto – The Voyage of the Space Beagle (1950), ispirandosi apertamente alla nave su cui Charles Darwin compì, dal 1831 al ’36, il celebre “pellegrinaggio” scientifico che lo avrebbe portato alle Galápagos… Per van Vogt (1912-2000), uno dei giganti della letteratura fantascientifica americana, quella era l’ispirazione perfetta. Un’immensa astronave “globulare”, sorta di planetoide semovente, che si sposta attraverso il cosmo in una missione esplorativa “alla Star Trek”, portando con sé una vasta comunità di scienziati (“poco meno di un migliaio” si premura d’informarci l’autore). Fra tutti spicca Elliott Grosvenor, titolare di una disciplina bistrattata ma preziosa – il Connettivismo (o Nexialism) – che ha come obiettivo principale quello di mettere i vari specialisti, ormai troppo specialisti, in condizione di comunicare tra loro… Sorvolando sul carattere profetico dell’intuizione vanvogtiana (esistono oggi vari movimenti intellettual-letterari che cercano di dare una forma reale al suo Connettivismo), dedichiamoci al succo della storia: i mostri alieni.
La Space Beagle ne incontra vari nel corso della sua esplorazione: Coeurl, per esempio, un gattone tentacolato ghiotto di potassio (lui, non si sa perché, lo chiama Id) che estrae dagli organismi massacrandoli, oppure gli uccelli telepatici Riim, capaci di procurare grossi guai all’equipaggio grazie all’influenza mentale che possono esercitare… Ma quello che più ci interessa è Ixtl. “Dalla sua bocca, una specie di taglio che si apriva in una caricatura di testa umana, gocciolava una schiuma bianca che subito congelava, fluttuando via in minuscole perline di ghiaccio”, ecco come lo vediamo la prima volta, mentre fluttua nel buio gelo interstellare, voglioso di scivolare dentro la grande nave. In seguito, scopriremo che ha quattro braccia, mani con otto dita lunghe e sottili come cavi ed è di corporatura “alta e grottesca”, oltre ad apparire – nella traduzione italiana di Sebastiano Fusco – “brutto come il peccato”. Ixtl controlla la propria struttura molecolare, il che lo rende praticamente invulnerabile e inafferrabile, capace di attraversare letteralmente le pareti… Però è soprattutto un’altra, specifica caratteristica a renderlo così interessante: deposita le uova nello stomaco delle proprie vittime, dopo averle catturate e paralizzate per mezzo di una tossina… Trasformandole così in ciò che lui chiama guul, incubatrici viventi.
Il trucco – come sa chiunque abbia vista abbastanza documentari del National Geographic – è stato rubato alla cosiddetta Vespa Falco, un simpatico animaletto che usa grossi e disgustosi ragni (opportunamente immobilizzati dal suo veleno) come “dispense” per le proprie affamate larve… Ma la Natura, per quanto spietata, non è solita frequentare i tribunali e, di conseguenza, non si è mai sognata di denunciare van Vogt per plagio. Lui, d’altro canto, non era altrettanto indulgente e nel 1979, quando la 20Th Century Fox scagliò sul mercato Alien, non esitò a intravedere nel soggetto firmato da Dan O’Bannon e Ronald Shusett un scopiazzatura del suo romanzo. Di primo acchito la cosa può far sorridere, è un po' come se Babbo Natale querelasse Deadpool solo perché anche lui indossa un costume rosso… Ma, a ben vedere, elementi di affinità esistevano e un buon avvocato (del quale lo scrittore evidentemente disponeva) avrebbe potuto tirarne fuori qualcosa. Non sappiamo come la faccenda si concluse, ma sta di fatto che la major hollywoodiana decise di regolare la faccenda per via extragiudiziale – o almeno è quanto narra l’anedottica ufficiale. Di certo, per lo scrittore canadese – che aveva visto l’Età dell’Oro della Space Opera tramontare una ventina d’anni prima – fu una fortuna inaspettata…
La grandezza di Alien (un film su cui non ci soffermeremo, perché troppi l’hanno già fatto, lo fanno e lo faranno) stava tutta nell’aver creato un supporto visivo concreto, una rappresentazione scenografica e registica assolutamente credibili e “realistici” per un immaginario che in precedenza ne era sprovvisto. Soprattutto in questo (e in tutto ciò che questo avrebbe comportato) stava la piccola-grande rivoluzione che Ridley Scott aveva introdotto nella cinefantascienza di quegli anni… Assai più che nell'aver messo a punto un’avventura horror dall’intreccio originale. Questo dato, però, sembra essere sfuggito ad alcuni criticocinefili i quali hanno voluto a tutti i costi (come van Vogt) trovare un antecedente, un elemento ispiratore o – in omaggio ai buoni sentimenti – un lavoro altrui che Scott avrebbe cinicamente plagiato. Sciocchezze a parte, la loro spasmodica ricerca è stata, più o meno, soddisfatta da un piccolo “classico” della fantacelluloide di cui ci occuperemo prossimamente: Il mostro dell’astronave (It! The Terror from Beyond Space), firmato nel 1958 da Edward L. Cahn...
Grazie e a presto.
Una lettura sempre interessante...in effetti anche io pensavo proprio ad Alien mentre leggevo del terribile Ixtl, le affinità ci sono, ma il facehugger è decisamente più riconoscibile, ha saputo catalizzare l'attenzione meglio del mostro brutto come il peccato XD
Alien è indiscutibilmente una sorta di pietra miliare del suo genere, ha saputo tirare su uno scenario coerente e forte, tanto da sopravvivere al tempo; ancora oggi è superiore ad alcuni filmetti che lo scimmiottano ma che non sono in grado di affermarsi con altrettanta potenza. Perché Alien è stato la base per quello che è arrivato dopo, in qualche modo. Che poi ci sia una libera ispirazione a opere precedenti, questo anche secondo me è innegabile: è figlio della cultura del suo tempo e la sua ideazione deve avere avuto delle influenze esterne. L'originalità pura ed assoluta non esiste, secondo me.
Io ho qualche difficoltà con questo genere di film, perché fino a quando le creature non si mostrano nella loro fisicità, sono attanagliata dal terrore (sono pessima); Alien mi terrorizza, ad esempio xD
Non conosco ancora Il mostro dell'astronave, devo armarmi di coraggio e recuperare prima del tuo prossimo articolo, sperando di non morire di paura nel frattempo!
Cara @nawamy, come sempre... grazie :-)
Be', il destino di Alien è quello di tutti i capostipite – essere clonato, citato, sequelizzato e (se si può dire) "rebootizzato" più o meno all'infinito. E' una questione di business ma anche di "meccanismi antropologici" fondamentali, se mi passi il lessico un po' altisonante... Ricordi quando si parlava del mitema del mostro-nel-labirinto? In fondo, qui siamo in presenza di una sua variante.
Quanto alle tue "difficoltà", io non direi affatto che sei pessima – anzi direi il contrario. Oggi come oggi tutti giocano a fare i duri, ma il cinema fanta-horror ha un bisogno spasmodico di chi sa ancora sanamente spaventarsi :-)