A poche settimane dall'arrivo del virus in "Occidente", qualcuno si era immediatamente affrettato a dire che la nostra vita sarebbe cambiata in maniera irreversibile.
Del virus non si sapeva praticamente nulla, gli sviluppi dell'epidemia erano ancora del tutto imprevedibili, eppure c'era qualcuno che era assolutamente convinto che le nostre abitudini sarebbero mutate per sempre. Si cominciò già allora a parlare di una fantomatica "nuova normalità" cui presto o tardi ci saremmo dovuti abituare.
Ovviamente gli studiosi e gli analisti servono appunto per predire scenari e lanciare allarmi prima che sia troppo tardi. Vero.
Ma nella fattispecie abbi subito l'impressione di trovarmi di fronte ad una sorta di profezia che si auto-avvera. Le previsioni sul futuro le puoi fare in due modi: analizzando accuratamente i fatti e sulla base di questi ipotizzare come evolveranno gli eventi.
Oppure puoi frequentare ambienti dove si dettano le linee guida del futuro e sapere con certezza che alla prima occasione i punti di quelle agende saranno implementati. Nel primo caso sei un analista, nel secondo sei l'ufficio stampa del potere.
Ecco nel caso dell'articolo oggetto di quel post ebbi subito la sensazione che si trattasse non tanto di un articolo divulgativo quanto piuttosto di un comunicato stampa .
L’atteggiamento di puntare subito l'accento sullo stile di vita piuttosto che sugli aspetti epidemiologici e clinici che si è visto da più parti fin dai primissimi giorni, unito a provvedimenti che avevano poco di scientifico ma molto a che vedere con l’ordine pubblico e l’implementazione della Quarta rivoluzione industriale, furono gli indizi che mi fecero sospettare fin da subito che qualcuno avesse colto la palla al balzo per tirare fuori i progetti dal cassetto o meglio che fosse stato lui stesso a farla rimbalzare.
Il distanziamento sociale, sostiene un’analisi del MIT Technology Review, durerà ben più di qualche settimana. Lo dimostra una simulazione dell’Imperial College di Londra. In un certo senso, accompagnerà la vita e il lavoro di tutti per sempre. Con un'esplosione dei servizi di una nuova Shut-in Economy.
“Per fermare il coronavirus dovremo cambiare radicalmente quasi tutto quello che facciamo: come lavoriamo, facciamo esercizio fisico, socializziamo, facciamo shopping, gestiamo la nostra salute, educhiamo i nostri figli, ci prendiamo cura dei nostri familiari”. Così comincia un’analisi di Gordon Lichfield, direttore di MIT Technology Review (il magazine della prestigiosa università americana) dedicato ai cambiamenti nella vita personale e nel mondo del business che la pandemia finirà per cristallizzare anche dopo che sarà attenuata. “La maggior parte di noi probabilmente non ha ancora capito, e lo farà presto, che le cose non torneranno alla normalità dopo qualche settimana, o addirittura dopo qualche mese. Alcune cose non torneranno mai più”.
[...] A breve termine, probabilmente troveremo compromessi imbarazzanti che ci permetteranno di mantenere una certa parvenza di vita sociale. Forse le sale cinematografiche toglieranno metà dei loro posti, le riunioni si terranno in sale più grandi con sedie distanziate, e le palestre richiederanno di prenotare gli allenamenti in anticipo, in modo che non si affollino.
In definitiva, verrà ripristinata la capacità di socializzare in sicurezza, sviluppando modi più sofisticati per identificare chi sia a rischio di malattia e chi no, e discriminando legalmente chi lo è.
Si possono vedere i primi segnali nelle misure che alcuni paesi stanno prendendo. Israele utilizzerà i dati di localizzazione dei cellulari, con cui i suoi servizi segreti rintracciano i terroristi, per rintracciare le persone che sono state in contatto con i portatori noti del virus. Singapore effettua una ricerca esaustiva dei contatti e pubblica dati dettagliati su ogni caso conosciuto, tutti tranne l'identificazione delle persone per nome.
Naturalmente nessuno sa esattamente come sarà questo nuovo futuro. Ma si può immaginare un mondo in cui, per salire su un volo, forse si dovrà essere iscritti a un servizio che tracci i vostri spostamenti attraverso il vostro telefono. La compagnia aerea non sarebbe in grado di vedere dove siete andati, ma riceverebbe un avviso se foste stati vicini a persone infette o a punti caldi della malattia. Ci sarebbero requisiti simili all'ingresso di grandi spazi, edifici governativi o snodi di trasporto pubblico. Scanner della temperatura installati ovunque, e il vostro posto di lavoro potrebbe richiedere l'uso di un monitor che misuri la vostra temperatura o altri segni vitali. Dove i locali notturni chiedono una prova dell'età, in futuro potrebbero chiedere una prova di immunità, una carta d'identità o una sorta di verifica digitale tramite il vostro telefono, che dimostri che siete già guariti o che siete stati vaccinati contro gli ultimi ceppi del virus.
Ci si adatterà anche a queste misure, così come ci si è adattati ai sempre più severi controlli di sicurezza aeroportuale in seguito agli attacchi terroristici. La sorveglianza invasiva sarà considerata un piccolo prezzo da pagare per la libertà fondamentale di stare con altre persone.
Come al solito, però, il vero costo sarà sostenuto dai più poveri e dai più deboli. Le persone che hanno meno accesso all'assistenza sanitaria, o che vivono in zone più esposte alle malattie, saranno ora più frequentemente escluse dai luoghi e dalle opportunità aperte a tutti gli altri. I gig-worker, quelli che fanno lavoretti e sono molto in giro, come autisti, idraulici, istruttori di yoga freelance, vedranno il loro lavoro diventare ancora più precario. Gli immigrati, i rifugiati, i clandestini e gli ex detenuti dovranno affrontare l'ennesimo ostacolo all'ingresso nella società, prevede Lichfield.
Inoltre, a meno che non ci siano regole severe su come viene valutato il rischio che possiate ammalarvi, i governi o le aziende potrebbero scegliere qualsiasi criterio: per esempio, siete ad alto rischio se guadagnate meno di 50.000 dollari all'anno, vivete in una famiglia con più di sei persone e in alcune precise parti del Paese. Ciò provocherebbe un margine per la distorsione algoritmica e la implicita discriminazione, come è successo l'anno scorso con un algoritmo utilizzato dalle compagnie di assicurazione sanitaria degli Stati Uniti, che finiva per favorire inavvertitamente i bianchi.
Il mondo è cambiato molte volte, e sta cambiando di nuovo. Tutti noi dovremo adattarci a un nuovo modo di vivere, di lavorare e di creare relazioni. Ma come per tutti i cambiamenti, ci saranno alcuni che ci perderanno più degli altri, e saranno quelli che hanno già perso troppo. Il meglio che possiamo sperare, conclude l’analisi di Lichfield, è che la profondità di questa crisi costringa finalmente i Paesi e gli Stati Uniti in particolare, a porre rimedio alle palesi ingiustizie sociali che rendono così intensamente vulnerabili ampie fasce della loro popolazione.
Ciò che all'epoca poteva apparire una profezia di sventura oggi è considerato dai più come un fatto assodato, non si tornerà più alla "vecchia normalità".
Tuttavia va detto con forza che considerare questa "ineluttabilità" come conseguenza di un virus che ha una letalità pari a tre volte quella di una comune influenza e che di fatto non modificherà in maniera apprezzabile la demografia degli stati, è un'offesa all'intelligenza dell'opinione pubblica.
La cosiddetta "nuova normalità" scaturisce da un preciso indirizzo politico, non dalla pericolosità del virus.
Il patogeno è solo un pretesto per attuare un'agenda già da tempo stilata, che non aspettava che il momento giusto per essere implementata.
Anche il fatto di mettere in secondo piano i malati cronici e il benessere delle famiglie è frutto di una scelta politica, così come è una scelta politica la decisione di sacrificare parte della cittadinanza e di mantenere immutato il tenore di vita della restante parte (che per coincidenza costituisce l'elettorato di riferimento dei governi che stanno attuando la macelleria sociale).
Ed è così che la profezia di marzo a fine settembre si tramuta in certezza
Vittorio Colao: "Il mondo di ieri non esisterà più. Accompagnare la transizione"
"Tutti parliamo di 5g ma l'Italia ha i limiti elettromagnetici più alti d'Europa. Bisogna affrontrare questo problema. Rivedere i limiti del 5g e portarli sui livelli medi europei. Portare la fibra dappertutto". Per Colao si è di fronte a una fase di transizione: "Stiamo accelerando la transizione digitale. Non è reversibile. Compreremo di più online, viaggeremo meno. Non si può salvare un mondo che non c'è più". Da qui la necessità di accompagnare. E infatti, ripete il manager, è oggi necessario "dare aiuti economici, strumenti, informazione, formazione per un futuro più digitalizzato. Va capito come gestire e come accompagnare i disoccupati.
Insomma, alla fine sembrerebbe che la svolta tanto agognata da quei pochi che avevano tanti bei progetti parcheggiati nel primo cassetto della scrivania, e rigettata da tutti quelli che in quei fogli sono classificati come "danni collaterali", sembra oramai avviata irreversibilmente.
Con la scusa del virus diverse voci di quelle agende sono già state spuntate e molte altre cominciano ad essere implementate in questi giorni.
Tuttavia ciò che mi preme sottolineare in questo post è un altro aspetto.
Quando il prodotto da vendere era la globalizzazione l'ufficio marketing del potere, che passa comunemente sotto il nome di "informazione", si prodigò per magnificarci gli innumerevoli benefici che presto sarebbero scaturiti da questo processo.
Iniziò l'era dei viaggi all'estero, dei weekend nelle capitali, dell'assenza di radici come massima espressione di libertà, della "generazione Erasmus", del “se non riesci qui puoi provare altrove" e così via discorrendo.
Insomma tanti bei fumogeni colorati per impedire allo sguardo di soffermarsi su delocalizzazioni, dumping salariale, precarizzazione del mondo del lavoro, rimozione di diritti costituzionalmente garantiti, sfruttamento della manodopera nei paesi del terzo mondo, deindustrializzazione, sradicamento culturale.
Il ceto medio riflessivo e parassitario godette di tutti i benefici della globalizzazione senza sperimentarne i rovesci, mentre le classi cosiddette subalterne pagarono il prezzo pieno anche se non ne ebbero piena consapevolezza per via appunto del marketing, dell’ammortizzatore sociale costituito dalle famiglie e grazie anche al credito al consumo.
Oggi siamo di nuovo da capo a dodici.
Per prima cosa i padroni del discorso hanno dato incarico al loro ufficio stampa di convincerci del fatto che se quel sistema non ha prodotto i frutti che ci sarebbe aspettati, la colpa non è da ricercare nella fallacia delle linee di indirizzo, ma va ricondotta ai cittadini che sbagliano ad eleggere i loro rappresentanti e sono attaccati ad uno stile di vita al di sopra delle loro possibilità (oggi con la pandemia stanno replicando con successo lo stesso giochetto: non se ne esce ? Colpa tua che porti troppe volte a spasso il cane, che ti fai la corsetta in campagna, che non ti metti la mascherina quando cammini all’aria aperta…).
Se la globalizzazione ha fatto carne di porco della classe medio-bassa, il nuovo assetto socio-economico prevede il sacrificio rituale di un'altra porzione di classe media: questa sarà la volta dei commercianti, delle partite IVA, delle piccole imprese, degli addetti al turismo (la globalizzazione è ufficialmente finita)...
Il ceto medio riflessivo parassitario anche in questo caso la farà franca: sono i kapò, i collaborazionisti, pertanto verranno “gasati” per ultimi, anche loro ancora non lo sanno.
Come è avvenuto per la globalizzazione, in questi giorni, per vendere all'opinione pubblica (ma in realtà il vero destinatario sono principalmente i collaborazionisti) il nuovo assetto socio-economico, gli uffici stampa del potere, leggasi organi di informazione, stanno distribuendo le nuove brochure colorate che ci dipingono il fantasmagorico futuro di domani.
E' un po' come quei begli opuscoli colorati che si fanno leggere alla nonna, prima di abbandonarla in un ospizio lager dove tirerà le cuoia sola e disperata.
Qui di seguito troverete una piccola antologia tratta da questo improvviso florilegio di articoli propagandistici che mirano a rivestire con un sottile velo di zucchero la pillola di cianuro che ci stanno cacciando in gola a forza:
Il futuro della scuola è già qui: ecco come saranno le classi 5G.
Immersive, superconnesse, virtuali. Le applicazioni didattiche rese possibili dalla tecnologia wireless di quinta generazione permetteranno di fare lezione in remoto, usare robot in classe, fondere realtà virtuale e aumentata in nuove esperienze formative. Il tutto a favore degli studenti e a supporto dei docenti, che rimarranno la guida e il centro di qualsiasi percorso scolastico.
Calitri, storia di un paese di 4500 persone a cui Amazon ha cambiato la vita
La scommessa di Amazon che ha portato la tecnologia dove non c'era. Il risultato? Oggi i corrieri vanno e vengono.
“Alexa? Accendi l’albero”. Dicembre 2019, siamo a Calitri, un piccolo paesino dell’Alta Irpinia, dove Amazon ha deciso di portare il suo Natale. L’albero illuminato con un semplice comando vocale dato ad Alexa, tre moderne slitte a forma di furgone in giro per il paesino. Piazza della Repubblica era gremita, le piccole luci si riflettevano negli occhi degli abitanti di Calitri e di quelli dei paesi tutt’intorno, che un momento così proprio non potevano perderlo. C’erano regali impacchettati da distribuire ai più piccoli, una diretta radiofonica affidata a Radio Kiss Kiss e il racconto del viaggio veicolato attraverso i canali social del colosso americano che ha donato materiali didattici e strumenti per laboratori artistici e scientifici, destinati agli studenti dell’Istituto comprensivo del paese e dell’Istituto d’istruzione superiore ‘Angelo Maria Maffucci’. Tra l’odore del vino cotto e il profumo dei dolci, il paese si è riversato ai piedi del Municipio: le signore erano già pronte, schierate sulle panchine per guardare i lavori di allestimento dell’evento e fare le loro domande a questi forestieri arrivati da lontano. I corrieri di Amazon sono stati i veri protagonisti, fotografati e fermati ad ogni angolo da bambini curiosi che giravano intorno all’albero e non vedevano l’ora di aprire i pacchi.
Quando Alexa ha augurato Buon Natale a tutti un velo si è squarciato. Siamo tornati in Piazza della Repubblica, proprio lì dove un anno fa è stato montato l’albero, il luogo che ha scatenato lunghe polemiche e le proteste dei commercianti, perché Amazon è il demonio, il colpo di grazia dato ad un’economia già fragile. Così si è detto all’inizio. Ma un anno dopo si può dire che Amazon ha vinto la propria scommessa. L’iniziativa, un vero e proprio esperimento per vedere l’impatto dello shopping online su un paesino di 4.500 persone, è riuscita. Tutti i giorni i corrieri di “salgono” fino al centro di Calitri per portare quello che la gente acquista. Non solo, all’Istituto Comprensivo del paese e l’Istituto d’istruzione superiore ‘Angelo Maria Maffucci’ usano i tablet donati da Amazon per la didattica a distanza, insieme ai materiali e agli strumenti per laboratori artistici e scientifici, che supportano bambini e ragazzi nelle lezioni, garantendo loro il diritto allo studio, per come va inteso in tempo di pandemia.
Nasce il Marketplace di Seregno, la risposta dei negozianti seregnesi alle vendite online
Ispirato ad Amazon, ma concentrato a livello locale, nasce da un'idea di Vivi Seregno l'innovativo progetto che intende dare nuovo slancio all'economia seregnese. In cosa consiste? In una rete locale per fare acquisti online, come se si passeggiasse nel centro della città.
Presentato in videoconferenza martedì 27 ottobre, il Marketplace di Seregno ha già attirato l'interesse di 50 esercenti. E ha guadagnato decine di commenti entusiasti su Facebook.
"È un’occasione storica per mettere online i negozi del centro storico e quelli di tutta la città. L’importanza e il vantaggio di questo Amazon di casa nostra è che i clienti si potranno rispecchiare nel negozio fisico e di un servizio imprescindibile, tenendo presente che dietro l’online c’è la persona fisica, il titolare del negozio. È la differenza importante nei confronti delle piattaforme digitali più affermate e che tutti conoscono. Va tenuto presente che Vivi Seregno, la rete d’impresa del commercio locale, è senza scopo di lucro, ma unicamente al servizio dei negozianti" ha commentato Maurizio Lissoni, presidente di Vivi Seregno.
L'amministrazione comunale è pronta a finanziare il 50% della spesa a carico di ogni singolo negoziante, e ha contribuire alle attività di promozione e di marketing.
2 lavoratori su 3 sceglierebbero l'holiday working: "È una rivoluzione".
L'indagine di Airbnb: su 2000 lavoratori il 66% sogna di lavorare da remoto lontano dalla propria residenza. Alberto Mattei, founder dei "Nomadi digitali": "La libertà ci rende produttivi"
Lavorare respirando a pieni polmoni l’aria aperta della campagna, oppure da una casa vista mare o in uno chalet di montagna: non è un’utopia, ma una tendenza che si imporrà sempre di più. Si chiama “holiday working” e, secondo un’indagine condotta da AirBnb, sarà la formula preferita degli smart workers per la prossima stagione: due lavoratori su tre, intervistati dal colosso dell’ospitalità, hanno ammesso di sognare di lavorare da remoto da un luogo solitamente giudicato “di vacanza”. Guai, però, a definirla un scelta da alternativi. Alberto Mattei, fondatore della community “Nomadi digitali”, ci tiene a fare una precisazione: ”L’immagine dello smart workers che con lo zainetto gira per il mondo è uno stereotipo - afferma ad HuffPost -. La pandemia ha accelerato un cambiamento già in atto: la gente sta capendo che per lavorare non ha bisogno di andare in ufficio, che può farlo da casa o addirittura da luoghi di vacanza e questa è una rivoluzione. La libertà aumenta la nostra produttività, la creatività, il nostro benessere generale. E non deve essere per forza vista come una scelta ‘di nicchia’”.
Lo sa bene Paolo, consulente aziendale, che quest’estate, ha trascorso due settimane nell’agriturismo Ferronio, un casale immerso nella campagna reatina. Paolo non era solo col suo computer: insieme a lui c’era la moglie, i due figli e altre tre coppie di amici con bambini. “Tutti eravamo lì per lavorare da remoto e goderci nello stesso tempo un po’ di relax insieme - racconta ad HuffPost -. L’idea ci è venuta appena dopo il lockdown: cercavamo un posto non troppo lontano da casa e dotato di wifi, dove potessimo lavorare comodamente, e in cui i nostri figli potessero divertirsi. Alternare una call ad un tuffo in piscina era un’idea che ci allettava particolarmente e così ci abbiamo provato. Non solo è stato un successo, ma ci ha lasciato addosso la voglia di riprovare un’esperienza simile al più presto”.
Tutto meraviglioso non trovate ?
Come all’epoca di inizio globalizzazione, poi si è visto come è andata a finire.
Per quello che ci aspetta, mi immagino una scena nello stile di quella che si svolge nel vagone scuola di Snowpiercer (Il cinema è la passione della mia vita, non riesco a non inserire quando posso almeno una citazione cinefila):
Perché poi la realtà delle persone comuni, in genere, si discosta parecchio da quella rappresentata nelle brochure aziendali spacciate in giro dagli uffici marketing mainstream:
Alunne bendate durante interrogazione in Dad al liceo Caccioppoli di Scafati.
Richiesta dell'insegnante per impedire di consultare gli appunti.
Il cellulare di famiglia cade e si rompe, 16enne si uccide perché non può frequentare lezioni online
Un adolescente di 16 anni, Rohit Varak, si è tolto la vita dopo aver rotto accidentalmente l’unico cellulare di famiglia che gli permetteva di poter seguire le lezioni online a distanza dopo la chiusura delle scuole in India per l’emergenza coronavirus. Il ragazzino, morso dai sensi di colpa e per la rabbia di non poter seguire le lezioni, si è ucciso.