Buonasera Steemians, questa sera affronterò, a mio avviso, un argomento piuttosto interessante in ambito filosofico: il Neoplatonismo.
Buona lettura!
Il termine Neoplatonismo indica l'ultima tradizione filosofica del pensiero platonico, che va da Plotino (III d.C.) giungendo fino ai primi del VI d.C.
Gli autori di questa tradizione non si consideravano come gli innovatori del pensiero di Platone, ma semplicemente come degli interpreti, degli esegeti.
L'intera metafisica neoplatonica risulta essere fondata sull'interpretazione di due testi platonici: il VI libro della Repubblica e il Parmenide.
Nel primo testo, per bocca di Socrate, viene descritto il carattere trascendente dell'idea del Bene paragonata al sole inteso come garanzia del vero.
Nel secondo testo invece vengono affrontate alcune tematiche riguardo il mondo delle idee, che conducono i protagonisti del dialogo, Socrate e Parmenide, ad elaborare diverse ipotesi circa la natura dell' Uno, inteso come il fondamento della realtà, la causa e la ragione di tutto ciò che esiste.
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I neoplatonici, in base all'interpretazione di questi due testi, intendono il Principio primo-assoluto come Bene-Uno. Infatti, il Bene di cui si parla nella Repubblica viene inteso come il principio assoluto, l'origine del tutto e, in quanto origine del tutto, si delinea come Bene Assoluto.
Del resto, per indicare maggiormente la natura trascendente ed originaria del Principio Primo, gli autori neoplatonici si sono ispirati alla prima ipotesi del Parmenide, secondo la quale, l'Uno viene inteso come negazione di ogni sorta di molteplicità.
Si tratta dell'Uno in sé il quale, per il suo carattere originario e assolutamente trascendente, si presenta come la forma più adeguata del Principio Primo.
L'identificazione fondamentale per tutto il Neoplatonismo è quella tra, la già citata, Bene-Uno. Tale identificazione rappresenta il fondamento su cui poggia tutta la filosofia neoplatonica. Dal Principio-Primo inteso come Bene-Uno deriva tutta la realtà. Tale Principio-Primo, proprio perché rappresenta l'origine del tutto, è privo di ogni determinazione ontologica e va al di là del pensiero e dell'essere, dunque li trascende.
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Il Principio-Primo non solo viene inteso come Bene, viene inteso anche come Dio. Attenzione, non il Dio delle religioni monoteistiche, ovvero, il Dio che crea dal nulla. In questo caso Dio va da intendersi come Uno, il fondamento di ciò che esiste di per sé.
Molto importante è ciò che Proclo afferma nel suo Commento al Parmenide:
Se Dio ed Uno sono la stessa cosa, né consegue che l'essere unificato è lo stesso essere divinizzato.
Intendendo dunque questa identificazione tra il Bene-Uno e Uno-Dio, si passa allora da una concezione metafisica ad una concezione teologica.
Dal punto di vista filosofico-teoretico, il rapporto tra il Principio-Primo e Dio, conduce ad una teologizzazione del reale sulla base della quale ogni ambito del tutto risulta gerarchizzato secondo specifici divini ordinamenti.
La successione di questi ordinamenti divini a sua volta, dipende da diversi livelli metafisici entro cui risulta articolata tutta la totalità del reale.
Il documento più significato di tale rapporto tra metafisica e teologia è sicuramente l'opera di Proclo Teologia platonica.
E' possibile comprendere alcuni aspetti fondamentali della riflessione metafisico-ontologica neoplatonica, attraverso la metafora solare contenuta e trattata nel VI libro della Repubblica. Attraverso l'analogia del Sole, come è noto, Platone per bocca di Socrate, cerca di delineare la natura dell'idea del Bene ed il rapporto che c'è tra essa e la realtà intellegibile.
Il testo di Platone rappresenta per Proclo, Plotino e Damascio, il punto di riferimento esegetico per comprendere il rapporto tra il Bene e il Principio-Primo e la realtà intellegibile.
In primo luogo appare essenziale il fatto che, nella metafora solare viene delineata la natura del Bene e la sua trascendenza rispetto all'essere nella sua totalità. Il secondo presupposto è quello riguardante la natura molteplice, dinamica e relazionale dell'essere.
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Per comprendere bene ciò, è possibile rifarsi ad alcuni passi delle Enneadi di Plotino, dove, in funzione anti-parmenidea, viene spiegato il carattere dinamico e utile dell'essere. In altre parole, solo la razionalità e la molteplicità danno alla realtà intelligibile la sua essenza che è l'insieme di pensiero ed essere. Una volta presentati questi due presupposti è possibile prendere in esame l'interpretazione di Plotino. Nelle Enneadi di Plotino, la metafora del sole è sempre presente circa il rapporto tra l'uno e la seconda ipostasi (Nous) che secondo Plotino coincide con la realtà intellegibile. Per Plotino il Principio-Primo è ciò che grazie alla sua luce, da alla realtà intellegibile la possibilità di essere e di venir pensata e conosciuta come realtà intellegibile. In questo caso l'analogia solare è stata trattata in base al rapporto tra il Principio, l'essere e il pensiero, in quanto quest'ultimo causa dei primi due.
Fonte bibliografica:
1)P. Merlan, Dal Platonismo al Neoplatonismo, Centro di Ricerche di Metafisica, 1994.