In un tempo lontano lontano, ritorniamo ai tempi delle SS.
Era l’anno 1906, in una città tedesca, Dresda, nacque Ilse Koch da una famiglia benestante.
fonte immagine CC0 creative commons
Passano gli anni, tranquillamente, ma ci furono degli oscuri ed improvvisi cambiamenti con il trattato di Versailles, e la Germania andò subito a ricorrere ai riparti, incominciando con l’economia; quindi la famiglia Koch incominciò a tirare la cinghia.
Con il DAP entrato con forza nella nazione tedesca, lo stato si preparò ad entrare in guerra e a procedere con le prime tattiche belliche di difesa e attacco.
In età adolescenziale intraprese l’istituto tecnico contabile, e durante gli studi cercò anche impiego, trovandolo presso un’azienda, ma si stufò di questo impiego e cercò lavoro altrove, in una biblioteca.
Passarono gli anni e sentì qualcosa cambiare in lei, la vita da bibliotecaria incominciò a starle un po’ stresa e nel 1932 si incominciò a far parte del partito nazista.
Heinrich himmler immagine CC0 creative commons
Venne avvicinata da Heinrich Himmler, capo della Gestapo, in cui nel corso del incontro fece conoscere a Ilse Otto Koch. Li fece sposare nel giro di breve tempo, per formare una famiglia perfetta a cui tutti tedeschi dovettero prendere come esempio.
Purtroppo i due coniugi erano due persone che vennero temute da tutti i prigionieri di guerra.
Otto venne promosso Colonnello e trasferito nel campo di concentramento di Buchenwald, dove si farà conoscere ben presto per le sue atrocità sadiche.
Buchenwald immagine CC0 creative commons
Due dei passatempi preferiti di Ilse erano: le frustrate e picchiare a morte i detenuti.
Questi elementi erano proprio quello che viene definito il lato oscura di una persona, abusando il proprio potere su degli innocenti.
Purtroppo la sua cattiveria non si fermava nemmeno davanti alle donne in stato interessante.
Era affetta da voyerismo, cioè provare eccitazione verso il proprio corpo oppure vedere altre persone che compiono atti sessuali; infatti non era raro vederla in topless o a scegliere detenuti cosicché potessero avere prestazioni tra di loro.
Si presentò anche in topless quando arrivavano nuovi detenuti e chi veniva sorpreso a guardarla, erano guai.
Ilse veniva anche chiamata cagna, dato che era una donna i facili costumi e farsi quasi tutti gli ufficiali e a volte creava proprie orgie.
Il marito Otto non era da meno, per quanto riguarda la cattiveria fatta in persona. Si ritiene che avesse uno zoo all’interno del campo. La sua gabbia preferita era quella dove c’erano un’aquila e un orso.
l’orso attaccava il malcapitato e l’aquila ne mangiava i resti e Otto Koch si godeva la scena.
Queste malefatte giunsero alle orecchie di Hitler, che scrisse loro di moderare le barbarie.
In seguito Otto Koch venne trasferito, nel 1941, in Polonia, precisamente a Lublino, ed era uno dei responsabili per la costruzione di un nuovo campo di concentramento, il **Majdanek **.
invece Ilse continuò a rimanere a Buchenwald, continuando a torturare in maniera sadica i detenuti.
Le loro barbarie ebbero fine nel agosto del 1943, dove furono arrestati.
Si scoprì che Otto condannò a morte il suo medico, per aver pronosticato la sifilide. Ma la lista si allungava in maniera impressionante, quasi tutti erano stati torturati dai due coniugi, ma ad arrestarli non furono gli alleati, ma gli stessi nazisti.
Le accuse sono di arricchimento privato, appropriazione indebita e omicidio di prigionieri per impedire loro di testimoniare. L’accusatore è Josias von Waldeck-Pyrmont, responsabile delle SS della zona di Weimar che, osservando la lista dei morti, scorge il nome di Walter Krämer, infermiere capo di Buchenwald, che conosceva personalmente.
Otto Karl Koch venne giustiziato nel campo di concentramento di Buchenwald, mentre per la moglie venne lasciata libera, per insufficienza di prove.
Venne arrestata nuovamente nel 1947, durante la sua detenzione rimase incinta di un prigioniero, e il processo venne rinviato.
Ilse venne poi giustiziata e condannata, ma decise di porre fine alla vita suicidandosi.
Le fonti a cui ho preso ispirazione perl'articolo:
3 facebook
Gran bel lavoro, avevo sentito parlare di questo soggetto ma non conoscevo gli atroci dettagli del caso.
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