Fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Bitcoin [CC0]
Per arrivare a rispondere ad una domanda degna di una sfera di cristallo, proviamo a fare un passo indietro per analizzare come vengono creati i Bitcoin.
Ad oggi siamo arrivati ad avere in circolazione poco più di 16 Milioni e 998 mila Bicoin, ossia circa l’81% dell’emissione massima stabilita, il fatidico numero di 21 Milioni. Come sappiamo, i miner, che hanno il compito di mantenere funzionante la rete Bitcoin confermando le transazioni, guadagnano una ricompensa (mining reward) per ogni blocco creato e delle commissioni (transaction fees) per ogni transazione inserita nel blocco. La mining reward non è costante, ma si dimezza ogni 210.000 blocchi. Ad oggi, la ricompensa è di 12,5 Bitcoin e si prevede che si dimezzerà (quindi a 6,25 Bitcoin) il 29 Maggio 2020.
Chiaramente la data prevista è una stima che non può essere precisa al 100% perché la velocità di creazione dei blocchi è approssimativa (10 minuti). Calcoliamo in modo approssimativo il numero di Bitcoin creato ogni anno: 1 blocco generato ogni 10 minuti, 144 blocchi generati ogni giorno, 52.560 blocchi in un anno (365 giorni). 52.560 (blocchi) x 12,5 (mining reward attuale) = 657.000 Bitcoin l’anno.
Inflazione
La continua emissione di Bitcoin nella rete, è paragonabile alla continua emissione di denaro delle Banche Centrali, quindi causa un certo tasso d’inflazione. Il tasso d’inflazione calcolato al momento è del 3,94% su base annua. (1)
L’inflazione può essere vista come una “tassa” occulta, che in sostanza diminuisce il potere d’acquisto della moneta. Per il Bitcoin si tratta quindi di una certa svalutazione annuale costante, fino al prossimo dimezzamento di mining reward che porterà il tasso di inflazione al 1,80%. (1)
Passiamo ora a vedere i costi variabili che deve sostenere un miner.
Costi di estrazione per un miner
Secondo una ricerca (2) è possibile calcolare il costo marginale di produzione giornaliero di Bitcoin per un minatore con la seguente formula.
La faccio semplice per chi non “mastica” economia: quanto costa produrre l’ultimo Bitcoin tra tutti i Bitcoin che riesco a produrre. Ad esempio, sapendo che il costo di produzione aumenta con l’aumentare dei Bitcoin da me prodotti (mi serve più potenza per produrre più Bitcoin), se riesco a produrre in media 10 Bitcoin al giorno, quanto mi costa produrre il decimo (l’ultimo)? Ci guadagno ancora (e magari provo ad aumentare per produrne 11 in media) o mi conviene produrne di meno?
Dove ρ è l’hashpower del miner, $/kWh è il costo dell’energia elettrica in USD, WperGHs è l’efficienza energetica dell’hardware usato dal minatore (Watt consumato per ogni Giga Hash al secondo prodotto) ed infine hrs_day sono le ore di produzione al giorno.
Reward prevista per un miner
Secondo un’altra ricerca (3) per stabilire il prodotto marginale giornaliero. Si devono mettere insieme alcuni parametri:
BTC/day è il numero atteso di Bitcoin prodotti al giorno, beta è il mining reward per blocco, ρ è l’hashpower del miner, sigma è la difficoltà di mining espressa in GH/block, 3600 sono i secondi in 1 ora e 24 sono le ore in un giorno.
Connessione tra costi e valore del Bitcoin
Continuo a riprendere la ricerca citata (3) per arrivare infine al punto più importante. Nella teoria microeconomica, in un mercato in condizioni di concorrenza perfetta, in condizione di equilibrio si ha il costo marginale che è uguale al ricavo marginale che è uguale al prezzo del bene. Cioè si continua ad aumentare la produzione fino a quando i costi di produzione dell’ultimo pezzo prodotto equivalgono al ricavo procurato, il ricavo è infine il prezzo di vendita sul mercato. Da questo presupposto, è possibile quindi ricavare la formula che porta al prezzo teorico ($/BTC):
Possiamo trarre la deduzione che nel momento in cui il prezzo del bene (P), i Bitcoin nel nostro caso, scenda al di sotto di una certa soglia, al minatore non convenga più produrre i Bitcoin e quindi dovrebbe in prima battuta ridurre la produzione (per ridurre i costi) e al limite uscire del tutto dalla rete.
Secondo lo studio di dati storici che vanno dal 2013 a febbraio 2018, gli studiosi hanno confermato il modello secondo il quale il prezzo di mercato dei Bitcoin è legato a stretto filo con il costo di produzione e di conseguenza sono arrivati alla seguente conclusione:
“The marginal cost of production was proposed as a model to value bitcoin (Hayes 2016). In this paper, the cost of production model was back-tested using historical data showing that the market price of bitcoin tends to fluctuate around the model price, and with the model price predicting the market price in a statistically significant manner. […] The pricing model leads us to expect that during periods of excess demand (aka a price bubble), either the market price will fall and/or the mining difficulty will increase to resolve the discrepancy.” (3)
In altre parole, se la tendenza storica continuerà ad essere confermata, è molto probabile prevedere che un eventuale aumento (o diminuzione) anomalo del prezzo di mercato dei Bitcoin faccia presto ritorno alla tendenza storica di andamento, oppure se il prezzo di mercato non torna al prezzo teorico allora ci sarà un aumento altrettanto repentino (o diminuzione) della difficoltà di mining, quindi un aumento (o diminuzione) del numero di minatori nella rete (anche se non direttamente proporzionale).
Tra le due opzioni, sappiamo storicamente e tecnicamente quanto sia più fattibile un aumento di volatilità dei mercati finanziari (più veloce a muoversi) piuttosto che un aumento di produzione nell’economia reale (più lenta a reagire).
Stessa cosa si può pensare per il Bitcoin, perché per avere un impatto importante nella produzione di Bitcoin (e quindi nella difficoltà di mining), sono necessarie mining farm con hardware, software di gestione, personale che non sono così veloci da implementare realmente per restare dietro al valore di mercato. Cioè se per creare una nuova mining farm ci vogliono un ordine di grandezza di settimane di lavoro, per muovere violentemente il mercato finanziario di Bitcoin ci vogliono giorni se non addirittura ore.
Nota sulle formule matematiche
E’ chiaro che la formula matematica delle reward non prende in considerazione la probabilità di creazione di un blocco, quando invece sappiamo che la reward viene data per il calcolo di un blocco intero e non in base alla generica potenza computazionale.
Quindi se foste un minatore solitario (come previsto dalla formula) dovreste avere la potenza necessaria per creare un blocco confrontandovi con mining farm molto attrezzate, oppure in alternativa potreste far parte di un pool di minatori ma a quel punto la vostra reward cambierebbe in base ad altri parametri (come le fee per il pool ad esempio) e questa formula andrebbe rivista.
Non solo, la formula non considera le fee di transazione che vanno a ricompensare ulteriormente il miner perché la formula è incentrata nel collegare il costo computazionale con la reward di creazione di un blocco.
Se guardiamo i dati (4) delle fee di transazione accumulate in ogni blocco creato negli ultimi due anni (dal 25 aprile 2016 ad oggi, al numero 519864), possiamo trovare una media di circa 1,2363 BTC per blocco con la seguente distribuzione gaussiana (escludendo i valori oltre 3 volte la deviazione standard):
Fonte: grafico creato dall'autore in base ai dati citati
La tendenza del 2018 sembra essere quella di un minore peso del valore delle transazioni in media (circa 1,0758 BTC). Se pensiamo ad una reward di 12,5 BTC per blocco, le transazioni vanno a comporre un incentivo che pesa mediamente per circa 8-10% del totale guadagnato da un miner.
Inoltre, tornando a citare il valore dell’inflazione visto in precedenza, sappiamo che l’inflazione è al 3,94% su base annua. Anche questo dettaglio secondo me andrebbe considerato visto che i miner quasi sicuramente dovranno utilizzare i Bitcoin minati per pagare le spese di produzione (convertiti in FIAT oppure no non importa). Quindi l’inflazione è in realtà un disincentivo e andrebbe detratto dal totale.
Riflessioni finali
Se il prezzo del Bitcoin fosse solamente legato ad un andamento che si basa sul prezzo di produzione, sembrerebbe semplice fare previsioni ma in realtà non credo che sia così. I motivi che vengono ignorati totalmente da questi ragionamenti economici-matematici riguardano la sfera sociale.
In particolare, mi riferisco al grado di fiducia riposto nei Bitcoin da parte delle persone, le quali, per accumulare Bitcoin (e quindi creare la domanda) dovrebbero avere la volontà di accumulare fiducia in essi grazie anche a fattori istituzionali come l’appoggio dell’ordinamento giuridico (v. La filosofia del denaro, Simmel, 1900).
Tutti questi fattori non sono prevedibili con una formula matematica e dovrebbero essere oggetto di continue ricerche sociali.
Luca Venturella
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Fonti: (1) http://www.bitcoinblockhalf.com/
(3) Bitcoin price and its marginal cost of... Available from: https://www.researchgate.net/publication/317601872_Bitcoin_price_and_its_marginal_cost_of_production_supporting_evidence [accessed Apr 25 2018].
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