Il pullman non aveva ancora fermato la sua corsa, che erano già tutti in piedi, accalcati davanti alle porte.
La frenata fu dolce, ma sballottolarono uno su l’altro. Qualcuno rise, qualcuno la prese a male. Vennero fuori, come in tutte le circostanze, a guardarli bene, tutti i singoli caratteri, i rancori, le frustrazioni…
Lui aspettava seduto.
Con aria distante. Tutto questo …non lo riguardava. Girava lo sguardo attorno, senza espressione. Senza alcuna reazione. Senza giudizio.
Scesero subito tutti di corsa, ma il sole cocente e la luce accecante, improvvisi, furono come uno schiaffo. E i più ebbero un tentennamento. “Dai, andiamo un po’…, forza!” starnazzavano quelli dietro. Ma, mettere il piede sul piazzale, provocava a tutti lo stesso stordimento.
Qualcuno prese a corricchiare verso l’autogrill. Altri si incamminarono pian piano, sotto il peso dell’età o della stanchezza. O per carattere: erano lenti.
Lui aspettò che il pullman si svuotasse, guardando dal finestrino quel panorama piatto, fatto di rocce e polvere rossastre, che li accompagnava da quando erano partiti, molto tempo prima. Poi, finalmente, scese anche lui.
Il caldo intenso lo avvolse come una coperta e si sentì subito bene. Protetto.
Fece pochi passi e si fermò. Tanto quanto bastava per prendere le giuste distanze dal pullman e non avvicinarsi troppo alla pompa di benzina. Si guardò lentamente intorno. I cactus, alti, spinosi e radi, uno qua, uno là, erano l’unico riferimento possibile in ogni direzione si volgesse. Solo lì, in fondo, una tenue lingua azzurrognola faceva pensare ad una lontana, lontanissima catena montuosa. Per il resto, solo cactus e rocce, la cui immagine balzellava sotto l’effetto del riverbero.
La costruzione, bassa, si ergeva alla sua destra, oltre la pompa di benzina, coperta da una pensilina che la ombreggiava. Anche l’autogrill aveva un portico ombreggiante, sotto al quale qualche sedia consentiva di riposare all’aperto. Magari al tramonto…
Da dietro alla vetrata si intravvedeva una scritta al neon del nome di una birra. Spenta. A lui piacevano molto le luci al neon, la notte. Soprattutto le scritte. Ma la notte era ancora lontana.
Il tempo passava ed era ancora lì. Assorto.
Guardò in alto e accennò un sorriso: l’insegna appesa in cima al palo gli ricordò una bandiera che, senza vento, rimane rigida, in posizione spiegata, per effetto del ghiaccio. Ghiacciata. Non tirava un filo d’aria. Immobilità assoluta.
Nessun rumore, nemmeno dall’interno del locale, nel quale si erano tutti rintanati. Nemmeno sulla strada polverosa del deserto. Nessuna macchina, nessun camion. Nessuno.
Guardò, in alto, il cielo. Era bianco.
Presto arrivò la voce dell’autista che esortava tutti a sbrigarsi. Il viaggio era lungo. Bisognava ripartire. Tutti insieme, forza!
Un viaggio lungo, iniziato molto prima. Finalmente, poi, qualcuno sarebbe sceso. Poi qualcun altro e un altro ancora… Ciascuno aveva la sua corsa e il suo appuntamento. E pian piano, lungo il suo percorso, il pullman si sarebbe svuotato dei primi passeggeri, per accoglierne di nuovi. No, il pullman non si sarebbe mai fermato. Lui andava. Doveva andare. E’ così che fanno i pullman da queste parti qui.
E ripartì strombazzando, con la gente che faceva la conta per vedere se c’erano tutti. Ma lui non c’era.
Qualcuno si preoccupò. Qualcun altro propose, addirittura, di tornare indietro e cercarlo. Ma presto una chiacchiera si sovrappose all’altra. E ci fu chi tirò fuori una chitarra e si mise a suonare, mentre altri cantavano i motivi di quando erano giovani…
Lungo il cammino, ogni tanto qualcuno lo ricordava. C’era chi ricordava di averlo visto in piedi, sul piazzale, che li guardava andar via con un sorriso sul volto. E chi diceva di aver sentito che era andato in montagna, a camminare. Ché a lui piaceva tanto… E partirono le leggende e i ricordi.
Era sceso. E aveva deciso di non montare più. Questo era tutto. E forse aveva trovato un’altra via verso la sua fermata. Il suo cammino.
Ma nessuno seppe più, davvero, che fine avesse fatto.
Le immagini sono dai film “Bagdad Cafe”, “Questo non è un paese per vecchi” e “Paris Texas”. Sono tratte dal web e sono libere da copyright.
Il pulman della vita non si ferma mai ed è meglio tenersi stretto il posto.
Buon compleanno Marco, altri 100 di questi viaggi :).
Grazie ;)
upvote al 100% come piccolo regalo. Buon Compleanno.
...idem... come ringraziamento... ;)
Un compleanno di libertà. 😘
:)
AUGURI Marco!!! Non potevi che festeggiare a modo tuo, in grande STILE.
Grazie Carlo! ;)
Happy birthday Marco!!!
Grazie ;)
Buon compleanno Marco, tanti auguri! Un forte abbraccio.... il cammino è ancora lungo e pieno di sorprese da vivere e godere con lo stupore negli occhi e la gioia nel cuore!
...yes, it is...
Grazie pikkiarè! ;)
Le fermate forse erano tante ,ma quando arrivò a destinazione quello era il luogo che tanto aspettava,forse da una vita.
:)
Belated Happy Birthday @marcodobrovich
:)
Tantissimi auguri.
Grazie!
Quindi più che un buon compleanno credo ci voglia un: buon cammino! :)
;)
Buon compleanno Marco , c'é ancora molta strada davanti e tante altre fermate che
Ti aspettano.
Auguri vivissimi.
Grazie! ;)
Sempre fantastici i tuoi scritti, auguroni caro ;)
Ma grazie...!!
Un Pane e tulipani al maschile, bellissimo. Auguri ENORMI, Dob 😘
Auguri enormi per un enorme dob! ;)
Esattamente 😉
;)
Tanti Auguri di Buon Compleanno, post molto intenso, perfettamente corredato da foto suggestive sapientemente scelte, complimenti per tutto quanto ed avanti tutta!!
Grazie. ...avanti tutta! ;)
Ecco, sono così in ritardo come ti dicevo mi sono perso il tuo compleanno! Tanti auguri caro Marco! Acquario anche tu come me! Creativi, simpatici, riflessivi e pazienti...ma come si dice a Roma? Nun famme in@@azà eh?! 😂
...ecco... l'hai detto!
A te quando tocca?!...
Io li ho fatti il 3 😊
;)
Scusa il ritardo...Buon compleanno e grazie per questo post emozionante!
Grazie. Grazie a te!
AMazing write up sir.
Thank you!