Ancora uno specchio, un'immagine di sè.
Enea gira la testa di scatto e quasi gli fa male.
"le stanno benissimo", chiosa la pedante commessa indicando i jeans scuri che si pennellano sulle gambe troppo magre di Enea.
"li prendo". Cerca di evitare ancora il contatto con lo specchio.
Esce sotto il sole di giugno con il pacchetto dei pantaloni. I marciapiedi sudati, le mani ansiose, gli occhiali che gli pesano sul naso e quella nausea sottile, intensa, conica. Come un cuneo che lentamente gli trafigge lo stomaco.
Mancano ancora due acquisti e poi potrà rientrare.
Sogna l'aria condizionata del suo appartamento. Piccolo, ma ben articolato, arieggiato, attrezzato, abbastanza protetto dal sole, dal vento, dalla pioggia di quegli interminabili autunni inglesi. Protetto dal mondo, dagli sguardi, dagli specchi.
Enea cammina con una lentezza studiata, a passo di danza, evita le fughe nella pavimentazione stradale, odia pestare una riga, un disegno, anche se involontario, del terreno.
Entra nella merceria di Sally O'Dooney. E' quello di più vicino a un'amica che Enea possa riconoscere in quel quartiere che non gli è mai risultato amichevole. Quindi senza amici, senza amiche. Solo.
"Enea carico di merletti sotto una pioggia di pansè", non è da tutti parafrasare Yeats per darti il benvenuto.
"Ciao Sally. Mi serve una fettuccia lunga e spessa, color amarena. E senza cuciture".
Lo guarda. Sorride e non aggiunge altro. Raggiunge uno scaffale alto, dove dormono articoli che nessuno le chiede più.
Mostra alcuni articoli polverosi, che giacciono dentro una scatola come dei ricordi in soffitta.
Enea prende un nastro lungo e accuratamente piegato su se stesso. Non è proprio del colore che cerca, ma può andare.
"Hai anche delle bluse di viscosa?" chiede rigirando il nastro verso la luce opaca della vetrina.
Sally entra in un altro locale e torna dopo pochi minuti con le braccia cariche di stoffe colorate.
Enea smista sul banco, come una fantesca al mercato del pesce di Digione il venerdì. Guarda, soppesa, riflette.
"Prendo queste due", dice sollevando due camiciole morbide dai colori vivaci. Maniche sbuffanti e strette ai polsi, scollo a V con qualche bottoncino da ornamento e colori dal viola all'ocra, in una combinazione ubriaca e psichedelica.
Enea paga e sorride a Sally. E lei lo ricambia con uno sguardo malinconico e materno.
Solo pochi passi e si infila nel tiepido pertugio della metropolitana che lo ripara dal sole e dagli sguardi luminosi della strada.
Seduto con i suoi acquisti sulle ginocchia nodose, Enea osserva scorrere le stazioni con gli occhi socchiusi: West Ham, Plaistow, Upton Park...
Si avvicina alla porta, e mentre si alza un sacchetto gli sfugge di mano. La signora riccia e gaudente che gli siede a fianco lo aiuta a recuperare il pacchetto e nel porgerglielo lo guarda con l'attenzione di una zia che cerca di trovare le tracce di un succhiotto alla base del collo della nipote adolescente.
Enea sorride e scende in fretta dal treno.
Enea è di fronte al grande specchio della sua stanza da letto. Nudo e pallido, assomigli a una di quelle immagini scattate dai russi durante la liberazione dei campi di sterminio. Sorride alla sua immagine.
Indossa la biancheria sottile che ha tenuto nel cassetto con la lavanda.
Indossa i suoi jeans aderenti e inserisce nei passanti la fettuccia color amarena, lasciandola scorrere con garbo e drappeggiandola come una sciarpa preziosa lungo i fianchi.
Indossa la blusa di viscosa e ne inserisce con languore qualche pizzo all'interno dei pantaloni, in modo dolce e irregolare.
Si avvicina di più allo specchio: un filo leggerissimo di fard sulle guance perfettamente rasate e lisciate con un fondotinta pesante. Un mascara blu notte pastoso e volumizzante per rendere ancora più intensi quegli occhi liquidi e dolenti. E un filo di rossetto color amarena, a richiamare la cintura, ma senza esagerare. Enea ha sempre trovato patetiche le donne con troppo rossetto.
Si avvicina al cavalletto e lo gira in modo da avere la sua immagine riflessa nello specchio sulla sinistra e il cavalletto illuminato dalla luce debole che filtra dalle tende alla sua destra.
Lo guarda con orgoglio. E guarda la sua immagine riflessa. Finalmente uno specchio amico, uno specchio che gli restituisce la vera anima del suo corpo prigioniero.
E poi Enea guarda il suo autoritratto. E sorride.
con questo racconto partecipo al contest di @heidi71 Una biografia immaginaria
Bellissimo! Anche io avevo percepito il ritratto come quello di un viso androgino e tu sapientemente ne hai tratto le caratteristiche scrivendo questa biografia. Bravissima!
Grazie mille. Detto da te😊
Scherzi! Ma io da te ho solo da imparare!
Bello bello bello.
Grazie, grazie, grazie
Carver, a te, te tempera le matite pe’ scrive... 👏🏻👏🏻👏🏻
Ma infatti lo faceva. Ora purtroppo è morto 😂
Fanatica! ;)
Fantasia che scorre sfrenata e suggestiva in questo tuo particolarissimo post, hai dato un taglio molto caratteristico ed insolito ma decisamente riuscito, ricco di originalità e dai toni molto raffinati.
Complimenti per la tua indiscutibile bravura e creatività!!
Sei un amico 😉. Ma non è merito mio. L'immagine di riferimento è particolarmente azzeccata. Grazie mille
Moolto brava 😀
ma graaaaaazie :)
Voglio essere amica di Enea, nella vita <3
un tipo interessante :)
Veramente una bella biografia.
L'idea originale di @heidi71 sta portando i suoi frutti: stuzzicare la fantasia dei tanti scrittori su SPI !
Brava!
grazie moncia, è il disegno che ispira davvero... :)
Lo ben sò:
https://steemit.com/ita/@moncia90/distretto-34
grazie cara @martaorabasta
dovere cara @heidi71
"..lo guarda con l'attenzione di una zia che cerca di trovare le tracce di un succhiotto alla base del collo della nipote.." paragone stupendo, rende perfettamente l'idea. Post molto bello, complimenti!!
Grazie mille!
La sensazione è quella che tu abbia dipinto il racconto attorno al ritratto. Bello.
😉 grazie
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