Le stelle morte sono quelle stelle che hanno completato il loro ciclo di vita, ma che, a causa della distanza che le separa dai nostri occhi, continuano ad apparirci ancora vive.
Le recenti elezioni italiane mi hanno fatto pensare alle stelle morte.
L’idea ce l’avevo già, ma in una conversazione familiare è venuta fuori questa immagine, molto suggestiva a mio parere, e della quale sono debitrice a mio marito.
Quello che contempliamo nel nostro firmamento politico è un residuo di materia vivente, che si è già spento, ma che ai nostri e ai loro stessi occhi, appare ancora vitale.
Abbiamo studiato un po’ tutti il senso e la natura della democrazia. Nei miei anni di studio (e non solo) ho assunto con affetto e stima, perchè assai conformi alla mia sensibilità, le considerazioni che su questo argomento fa Robert Dahl, illustre politologo americano, morto qualche anno fa.
Tre punti, in particolare, trovo particolarmente convincenti.
Che le democrazie siano state oggetto di “invenzioni parallele”, e non si può quindi affermare che esse derivino in modo più o meno univoco da un solo nucleo originario, concepito in Grecia tra il V e il III secolo a.c. ma, ad esempio, anche da forme di gestione condivisa della cosa pubblica, ideate e sperimentate in Scandinavia durante il Medioevo, e che hanno avuto nei ting norvegesi la loro massima espressione;
che la democrazia non sia una forma di governo perfetta, ma che, se paragonata ad altre forme di governo, offra numerosi vantaggi. Dahl ne cita dieci, tra i quali il fatto che si fondi sull’uguaglianza politica, che promuova i diritti essenziali, che ostacoli la tirannia, e che abbia una tendenza preferenziale alla pace.
che la democrazia ideale non coincida con nessuna delle democrazie storicamente realizzate, le quali possono essere, semplificando, ricondotte a due macro categorie principali, la democrazia classica di stampo ateniese e quella moderna degli stati nazione.
Se dovessimo partire da queste considerazioni, sebbene assai schematizzate dalla mia penna ignorante, che cosa potremmo dire del nostro piccolo day after? Che cosa ci ritroviamo per le mani, noi, cittadini e cittadine, orgogliosamente figli del paese più tiepido, gustoso e bello del Mediterraneo?
La risposta che mi viene in mente è, appunto: stelle morte. Leadership politiche incapaci di interpretare il presente, e ancor più inebetite di fronte ai linguaggi e alle dinamiche del futuro.
Vediamo un’incapacità di scrivere le storie da raccontare sull’Italia. Storie che non possono essere le semplificazioni goliardiche in salsa d’Arno di Matteo Renzi, né tanto meno i numeri lanciati come spruzzi di deodorante per ambienti da un anziano imperatore di plastica, comprensibilmente confuso, perché la chirurgia non è ancora in grado di strappare il velo di intorpidimento della vecchiaia.
Vediamo piccole faide da salotto tra insopportabili e boriosi intellettuali, portavoce di una sinistra che non sa più con chi deve parlare, e, nel dubbio, parla solo con se stessa.
Stelle morte, spente per sempre, che si muovono solo nello spettro di una luce che ancora non ci ha raggiunto, ma che non tarderà a ricamare lo scenario del vuoto nero.
E’ questa la democrazia con cui abbiamo a che fare oggi, baby! La democrazia della terza fase, la democrazia di stati nazione sempre più insignificanti e di regioni sovranazionali ancora troppo burocratiche e burocratizzate, piene di paure e di razzismi di ogni tipo, ansiose di erigere muri, e di difendere un primato di nascita, che, in un mondo globalizzato, non ha praticamente più senso.
Questa è la democrazia che porta, legittimamente, al potere chi grida “tutti a casa” chi grida “avanti gli italiani”. Chi studia le campagne elettorali come capolavori di marketing, chi ha capito quali sono i punti deboli della macchina e li sta facendo esplodere uno dopo l’altro.
E intendiamoci non è la democrazia che piace a me. Ma rispetto il processo. Perché è di una nuova fase che stiamo parlando.
Una fase in cui la sfida è misurarsi, ora, con il governo di un paese, chiudendo il file delle urla di piazza e rimettendo nel cassetto il copione della campagna elettorale.
Perché quando si esce dalla campagna elettorale, è d’obbligo provare a fare pulizia, per non mettere nello stesso piatto i fatti e le supercazzole.
Quando mio figlio era adolescente mi telefonava dicendo “Ah mà, il frigorifero fa l’eco!”.
Illuminante metafora, per dire che no, il frigorifero italiano non fa l’eco.
Il paese non è il disastro che si dipinge: ha un debito pubblico pesantissimo, ma un’economia che cresce; ha una forte disoccupazione, ma una ricerca scientifica di qualità; ha un Parlamento torbido e macchinoso, ma ha un associazionismo ricco e competente e una rete di piccole e medie imprese che tiene il passo con l’Europa.
Ma soffre, soffre dannatamente di una profondissima crisi delle classi dirigenti. Tutte: quella politica, che non ha più una palestra nella quale formarsi; quella della grande economia, che delocalizza o chiude; quella della stampa e del giornalismo che, per vincere una competizione impossibile con il mondo dei social e della rete, gioca allo strillo più acuto; quella del sindacato, che vivacchia con il tesseramento dei pensionati, ma fa fatica a gestire il licenziamento in tronco di 500 lavoratori dell'Embraco; quella della magistratura che per troppi anni ha svolto un ruolo vicario rispetto alla politica, lasciando marcire i processi civili e penali e scatenando una fame di manette che non conosce garanzie costituzionali, ma solo processi mediatici.
E noi siamo qui, ciascuno dice la sua, ciascuno con il suo piccolo dente avvelenato. Aspettiamo l’alba della terza fase della democrazia, la democrazia del post, quella che si dovrà misurare con un mondo molto orizzontale, nel quale però non è sparito il culto della personalità e dell’uomo solo al comando; un mondo del tempo reale, dove però l’amministrazione viaggia ancora con il treno merci della burocrazia; un mondo pieno di donne laureate e specializzate, dove però, ancora, se porti la minigonna vuol dire che la dai via facile.
Ma non ci sono più né le mezze stagioni, né i corpi intermedi. Il sindacato è scomparso, i partiti sono stati seppelliti da un malessere montante, che in una giornata di pioggia nazionale e con il meccanismo di voto più lento che si potesse inventare, ha portato ieri ai seggi il 73% degli aventi diritto.
E noi siamo qui, aspettiamo un po’ intontiti di vedere che ne sarà del futuro. E contempliamo il nostro panorama politico.
Un cielo confuso, pieno di stelle morte.
le immagini sono tutte di mia proprietà
Come sempre, riesci a dire benissimo quello che pensi, anzi: a dire benissimo quello che anche io penso ma che non saprei mai dire così bene.
Non so se l'ho detto bene. Sono molto confusa. Ma grazie 😍
Le stelle morte sono la conclusione di un ciclo. La storia è fatta di cicli e corsi e ricorsi che si rincorrono. Questa è la fase conclusiva, ne seguirà una (chissà quando) di luminosa rinascita? Speriamo. Per ora, osserviamo e cerchiamo di capire. Grazie per le parole, come sempre, chiare e chiarificatrici. 😘
grazie Stella :)
Nei day after si materializzano ombre e avanzi umani che si danno allo sciacallaggio. E di solito tutti aspettano il salvatore, l’eroe che fa piazza pulita, disinfetta le rovine e ricrea le magnifiche sorti e progressive. Il fatto che siamo stati oltre il 73% fa ben sperare sulla vitalità della popolazione after, il risultato invece fa sentire già la puzza di disinfettante.
Giorni confusi si affacciano. Vedremo. Non è proprio il mio ballo ma vedrò di provare a capire qualcosa.
Mille spunti di riflessione conditi da un italiano ricercato ma concreto! Non c’è menzione del M5S, forse perché ritenuti ingiudicabili ? O per rispetto dell’agente che li ha votati come forma di protesta? Classe politica in Italia non ha mai avuto una palestra se non il passaggio di testimone da padre di successo a figlio con il posto garantito! Ricercatori di successo che fanno le fortune da stranieri all’estero o precari a vita condue lauree e contratti a progetto... piccole e medie imprese( quelle vere chiudono strozzate dai debiti e ne nascono di nuove che hanno i giorni contati anzi gli anni contati “il tempo che si volatilizzano le agevolazioni”!
Italia, Italia mia,
però quanto bella che tu sia,
A breve vado via... un saluto da un @giornalista triste e sconsolato.
Il Movimento 5 stelle è lo scenario complessivo. È - assieme alla lega - il riferimento della scelta su cui si orientano le nuove forme di democrazia di cui parlo.
L'unica cosa positiva è poter leggere articoli belli come il tuo.
😉 grazie crypto
interessante il tuo modo di descrivere
Grazie mille
Cme hai fatto notare: "...debito pubblico pesantissimo"
Non ci sono soldi. Senza quelli si cambia poco. Quindi, neanche queste elezioni porteranno a chissà quali cambiamenti.
Non so dirlo. Sono abbastanza disorientata. Ma, appunto, siamo attori di seconda linea in questo momento. Grazie di aver letto!
Complimenti, molto dettagliato, scrivi molto bene... ho letto i tuoi post sono davvero interessanti...
grazie mille per il tuo commento. E grazie per i complimenti. A presto!
Lo scenario che ci si prospetta è decisamente inquietante, con un voto che ha espresso le tante contraddizioni che sono radicate nel nostro Bel Paese, e la metafora con le stelle morte è molto significativa ed estremamente calzante, come hai spesso evidenziato tu, che hai centrato, tanto per cambiare, il problema.
Post che ispira a riflessioni, dove ognuno di noi tirerà le sue conclusioni, speriamo solo che "quelli che contano" riusciranno a trovare la giusta quadra, ma sono seriamente dubbioso in merito a questo fatto, ottimo lavoro @martaorabasta, ma per te è semplicemente una costante ed un dato di continuità, ci hai abituati molto bene
Grazie 🇮🇪😄
le tue foto sono molto classiche mi piace..
Grazie 😊