10. Uno di troppo (parte terza)

in #ita6 years ago (edited)

«Molto bene», disse Belthran; «chiedo che... anzi, esigo che l'udienza venga sospesa fino a quando non avremo recuperato quell'essere, di chiunque si tratti. Potrebbe avere informazioni sul famigerato attacco, o essere al corrente di qualunque altra cosa utile a chiarire una volta per tutte questa faccenda. Con un po' di fortuna avrò anch'io un testimone, dopotutto.»
«Per una volta sono d'accordo con Belthran», borbottò Numitor; «non possiamo permetterci di lasciarlo morire, né tantomeno ignorare una possibile fonte di notizie. Senza contare che un viandante solitario ai confini delle Terre Brulle è un individuo sospetto di per sé.»
«Abbiamo il dovere di intercettarlo, e avete il diritto di chiamare a testimoniare chiunque riteniate opportuno», confermò il Guardiano del Colle; «ma la sospensione del processo è una decisione che spetta a me soltanto, messer Belthran, e la risposta è no

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Sollevò lo sguardo sulla vedetta: i suoi occhi erano ridiventati quelli di un uomo comune, ma il volto era cinereo e un rivolo di sangue gli colava dal naso.
«Faremo solo una breve pausa», annunciò, mentre passava velocemente in rassegna i suoi uomini.
Ne scelse quattro.
«Prendete tutto l'occorrente per soccorrere quel viandante, più qualche arma nel caso abbia da ridire. Lo voglio qui entro un giorno», ordinò, per poi chiamare a sé altri due soldati. «Aiutatelo a scendere di lì», mormorò accennando al sorvegliante ormai esangue.
Una volta che questi fu portato al suo cospetto, il Guardiano recuperò la sua pozione verdognola e cominciò a somministrargliela.
Numitor lo affiancò, incuriosito: «Grande è la tua prontezza di spirito, mio signore», gli sussurrò, «e indiscussa la tua autorità. Se la tua medicina vale anche solo la metà, c'è più di una speranza per costui.»
Allora la sentinella gli rivolse il sorriso più triste che avesse mai visto: «Queste bevande non servono a restituirmi al mondo, nobile Lord, ma a portarmi ancora più lontano.»

Nessuno osò commentare.

Dopo qualche minuto giudice, accusatore e accusato furono nuovamente faccia a faccia.
Belthran, che non aveva più aperto bocca, fissava il Guardiano con la freddezza di un lupo intento a studiare la preda. I loro sguardi si incatenarono.
«Ci sono questioni che intendo chiarire subito. Mentre aspettiamo di sapere se il nuovo testimone sarà in grado di dirci qualcosa, come giustifichi le parole di Roland il balestriere, secondo il quale sarebbe stata la tua compagnia a distruggere la Valle del Vino?»
Il falco ricomparve all'orizzonte.
«È una buona domanda», ammise il mezzelfo, seguendo distrattamente il volo del rapace. «In tutta onestà, non saprei dire con certezza se quella dei miei due più grandi ammiratori sia una menzogna architettata di proposito, o piuttosto un clamoroso fraintendimento. Vedi, abbiamo un comandante in procinto di perdere la ragione, ma pur sempre un comandante: Roland avrebbe tutto l'interesse ad assecondarne i vaneggiamenti, e molto da perdere qualora decidesse di smentirlo. Tuttavia, non possiamo trascurare la possibilità che gli Uomini dell'Est abbiano assimilato le nostre tattiche di combattimento o parte di esse.»

Il Cacciatore prese fiato e levò la mano prima che potessero replicare: «So anch'io che ciò non è mai avvenuto in tutta la storia», proseguì, «ma molte cose sono cambiate negli ultimi cent'anni. Ora non basta più avere la pelle di un colore diverso per essere banditi dai nostri confini: chi riesce a integrarsi, o almeno finge di farlo, ha il permesso di vivere tra noi. Alcuni Uomini dell'Est abitano a Città della Valle, altri si sono spinti fino a Città del Re, due roccaforti dove gli arcieri non mancano di certo, men che meno le informazioni.
«Anticamente, il loro dio aveva promesso che sarebbero divenuti immortali se avessero versato il nostro sangue; eppure il sangue dei giusti ha inondato questo mondo per generazioni, senza che un solo muso giallo superasse mai il secolo di vita. Nel frattempo i loro alleati sono stati annientati o sottomessi, e la loro capitale rasa al suolo. Non è sciocco ipotizzare che, dopo millenni di sonore sconfitte durante i quali questa temibile divinità non si è mai più fatta viva, qualcuno dei loro capi abbia finalmente deciso di affidarsi alla materia grigia in luogo delle antiche profezie. Quando gli uomini smettono di credere, iniziano a ragionare; e consentimi anche di aggiungere che le profezie precedenti l'incoronazione di Gemma Verde non sarebbero più valide, a detta dei più eruditi...»
«Lo so», lo interruppe il Guardiano. «Si dice che ogni profezia si riferisse al primo dei Nuovi Re, in un modo o nell'altro.»

Spazientito, Numitor fece schioccare la lingua contro il palato. «Posso ammettere che alcuni Uomini dell'Est abbiano imparato a scagliare frecce e tendere agguati, ma cosa mi dici delle giubbe, mezzelfo? Per quale ragione dovrebbero vestirsi come voi? Vanno alquanto fieri delle loro corazze e dei loro vessilli gialli e scarlatti, mi risulta.»
Belthran scrollò le spalle: «Cosa vuoi che ti dica? Non ci vuole molto a scoprire che busti meno pesanti e colori meno sgargianti possono fare la differenza tra vittoria e morte. Forse qualcuno credeva persino che saremmo stati così idioti da scambiarli per un nostro reparto e cominciare a scannarci a vicenda», non si trattenne dal dire, con un ghigno sardonico.
«Veniamo alle parole segrete, Belthran», lo richiamò il Guardiano. «Ne riconosci l'esistenza?»
Il mezzelfo sospirò. «Speravo di non dover arrivare a questo, in verità. Speravo di non dover umiliare il mio comandante davanti ai suoi uomini più fidati.»
«Stai umiliando soltanto te stesso, per quanto mi riguarda», fu la risposta del Guardiano; «un agente del Re dovrebbe mostrare più rispetto, specie in simili circostanze. Metti da parte il sarcasmo una volta per tutte, o dovrò considerarlo un oltraggio alla mia autorità, con tutto quanto ne consegue.»

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Belthran inarcò un sopracciglio. «E va bene: esiste un secondo livello di segretezza. Contenti?», disse allargando le braccia. «Non siamo noi ad aver dimenticato le parole d'ordine; è Numitor a non averle mai ricevute.»
Numitor rimase letteralmente a bocca aperta: «Vorresti far passare me per l'impostore?!»
«Oh no, è molto peggio di così. Il fatto è che tu appartieni a un'altra epoca, mio Lord: se non avevi mai visto le nostre facce è perché sei vecchio, e avevi già smesso di marciare con i Cacciatori quando molti di noi dovevano ancora nascere. Se non parliamo la tua lingua segreta è perché nuove parole in codice sono state coniate, e se queste non ti sono state comunicate è semplicemente perché non vi era alcuna ragione per farlo. Non possiamo smettere di appartenere all'Ordine, come giustamente hai detto; ma possiamo smettere di essere utili all'Ordine, e un bel giorno il nostro amato Re deve aver deciso che tu non ci servi più, per una ragione o per l'altra. La tua generazione è stata messa da parte, che ti piaccia o no.»

Numitor avvampò di rabbia. «Non sei tanto più giovane di me, sebbene l'aspetto possa trarre in inganno chi non conosce la tua razza; e questa è semplicemente la più grossa scempiaggine che abbia mai sentito!»
Si rivolse al Guardiano: «L'unico modo per essere allontanati dai Cacciatori del Re è macchiarsi di tradimento, e l'unica sanzione prevista è la pena di morte! Un Cacciatore può essere utile anche quando non è più in grado di tendere un arco - abbiamo studiosi, istruttori, uomini fidati preposti alla custodia dei nostri rifugi - e la sola idea di smettere di rivolgere la parola a qualcuno, perché vecchio o menomato, è inconcepibile. Ho combattuto a fianco di Gemma Verde durante gli Anni Oscuri, e ho visto crescere suo figlio: se ci fosse stato qualche problema, il Re me ne avrebbe parlato.»
«Così si sarebbe fatto un nemico», lo contraddisse Belthran, «un nemico che conosce il regno e i suoi punti deboli, ha una fortezza pressoché inespugnabile e un manipolo di bravi cavalieri disposti a morire per lui. Un'ottima scelta per un amico, quella di parlare a cuore aperto, ma una pessima scelta per un Re: era assai più conveniente fare finta di nulla e aspettare che tirassi le cuoia.»

Incredulo, Numitor scosse la testa con rassegnazione.
Il Guardiano esitò, il volto tirato. «Credo di aver sentito abbastanza, per ora», disse infine; «ho bisogno di riflettere.»
«Oppure potresti darci una spada e lasciare che siano gli Dei a decidere», suggerì Belthran; «con questi "processi" non si cava mai un ragno dal buco.»
Il falco planò con grazia sopra di loro, e la sua ombra lambì la figura di Numitor, che in quel momento sussultò come folgorato.
«Raddoppia la sorveglianza, Guardiano. Adesso!», avvertì. «Per tutti gli Dei, come ho fatto a non accorgermene?»
Il Guardiano parve infastidito. «Si può sapere di cosa parli? Il Seggio della Vista è fatto per una pers...»
«No, la sorveglianza armata», lo interruppe Numitor, improvvisamente allarmato. «Dobbiamo approntare un fuoco di segnalazione e prepararci a ogni evenienza. È una trappola.»
Belthran sollevò gli occhi al cielo e sospirò: «Ci risiamo.»

Numitor lo ignorò. «Il falco ci osserva da quando abbiamo lasciato Forte Veliero», rammentò, «e durante il tragitto Belthran e i suoi hanno insistito per andare in cerca di selvaggina, nonostante avessimo con noi delle provviste. Nelle paludi non vi era traccia di alcuna preda, come è ovvio. Ora comincio a credere che si siano allontanati per comunicare con qualcuno.»
«Tu-hai-bisogno-di-una-vacanza», cantilenò Belthran; «è orribile vederti così, Numitor. Dico sul serio.»
«Se qualcuno è in arrivo, la sentinella lo avvisterà come ha fatto con voi e con quel viandante», garantì il Guardiano. «Ti invito alla calma, Lord di Forte Veliero. Tutti dovremmo darci una calmata.»
Il falco riprese velocemente quota; alcuni tra i presenti cominciarono a osservarlo preoccupati, altri a guardare tutto attorno. Molti misero mano alle armi.
Soltanto i tre Cacciatori sembrarono raccogliere l'invito del Guardiano, impassibili come sempre.
L'Uomo dell'Ovest non volle sentire ragioni: «È sempre stato schivo e taciturno, mentre adesso è un fiume in piena. Cerca di provocare e confondere; non ha la disperazione di chi procrastina l'inevitabile, è tranquillo. Sta prendendo tempo mentre aspetta qualcosa o qualcuno
«Perché non trascorri l'estate giù alle Verdi Colline, per esempio?», insistette Belthran.

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(Immagine CC0 Creative Commons by Pixabay)

Il falco volteggiò brevemente, per poi ricominciare a scendere verso il Seggio della Vista; stavolta in picchiata.

«So da fonti certe che da quelle parti la marmellata è imbattibile.»

In quel preciso istante, le frecce cominciarono a piovere da ogni direzione.

(Continua...)

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Bello! E bravo, come al solito... Bentornato!

Ehi, mi ricordo di te! =) grazie, un saluto a te e alla signora!

E come fai a dimenticarti di me??😂 dai non è passato tanto tempo...

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Be', in questo momento per esempio non ricordo cosa ho mangiato ieri a pranzo.
Eppure appena ho visto Germano Mosconi ho ricordato subito che tu sei il tizio a cui avevo prestato 600 euro nel 2007 :P

Scusa, ma chi sei?? 😂😂😂 Non ho mai letto i tuoi post io...😅

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Sono solo un uomo qualunque con 5 drink in corpo <3

Buon per te! Enjoy! 😊

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