1553
La flotta turca comandata da Mohammed Dragut (spesso chiamato solo Dragut) sbarca in Sicilia in nome dell’impero ottomano, inizia la sua cavalcata di conquista del Sud Italia che lo porterà in poco più di 10 anni fino ad Ancona. La sete di conquisti in quell’anno lo portò a depredare moltissime città del sud della Sicilia, il tutto in nome dell’Islam e dell’impero ottomano. Le sue truppe erano famose per la loro ferocia, soprattutto contro i luoghi di culto cattolici, a cui spesso appiccava fuoco o distruggeva, al punto tale che venne soprannominato “la spada vendicatrice dell’Islam”. Pare che questa sua foga sia nata dalle truppe papali che lo respinsero in più occasioni (l’ultima, la più bruciante per lui sulle coste calabre), fino a quando riuscì ad organizzare le truppe secondo suo volere e partì alla conquista del Mediterraneo; alla sua morte, i suoi successori continuarono la sua opera di conquista,che sfociò nel 1571 con la battaglia di Lepanto, motivo ancora attuale di frizioni tra fondamentalisti islamici e cattolici (ne parlò in un suo video Bin Laden).
A causa della sua furia e delle sue razzie tutt’oggi Dragut è noto più che come conquistatore, a come un pirata.Ho scelto questo evento perché ancora ora nel sud della Sicilia, dove si racconta volassero frecce infuocate tra fiumi di sangue, per spaventare i bambini, si dice che se non fanno i buoni arriva “Mammaddrauru” e li rapisce; “Mammaddrauru” è come all’epoca veniva storpiato in Sicilia il nome di Mohammed Dragut, ed il rapire i bambini era la pratica standard che applicavano gli ottomani all’epoca, in modo da addestrarli e farli diventare “carne da macello” durante i combattimenti (erano impuri, non veri islamici). Inoltre l’invasione dei turchi in Italia ha un riscontro “involontario ai nostri giorni”, infatti il comandante turco che al Lepanto spingeva da Sud-Est si chiamava Shoraq, europeizzato in Scirocco, vento che soffia da Sud-Est...e tutto perché Dragut volle conquistare la Sicilia (un effetto domino niente male).
il fatto della fecia di Dragut lo do per assodato, non solo perché ancora gli anziani del mio paese parlano di lui come una storia che è giusto non dimenticare, ma la chiesa principale del mio paese tiene ancora tracce del suo passaggio con elementi incendiati, come il crocifisso, diventato nero ma non bruciato e con ancora i segni delle frecce scoccate all’epoca, ma tenuto ancora nel suo posto originale come simbolo di resistenza dei cattolici e dei siciliani contro gli invasori.
You are viewing a single comment's thread from: