Palloncino rosso cuore

in #ita6 years ago (edited)

Qualcuno mi viene addosso, una spallata mi colpisce in pieno petto.
Per un attimo rimango senza respiro e cado.
La mia statura minuta mi fa passare inosservata.
Cado.
Le nostre mani si separano.

Mi sento trascinare verso il basso. Perdo la mano della mamma. Qualcuno o qualcosa mi spinge da dietro. Un trenino pieno di bambini sorridenti mi passa davanti. Guarda davanti a me, dove prima c'era la mamma. Non c'è più.

Mi alzo di scatto e guardo in direzione di mio figlio.
Non c'è.
Un trenino pieno di bambini sorridenti mi passa davanti.
Intercetto i loro sguardi. Non trovo quello di Pietro.
Giro su me stessa. Non lo vedo.
La folla mi spintona imperterrita. Incosciente.
Mi allontano verso l'angolo della piazza, il panico mi assale.
Se raggiungo le scale forse riesco a vederlo.
Gli avevo appena comprato un cappello a cilindro blu che gli aveva conferito un'aria talmente buffa che avevo riso per dieci minuti.
Aveva preso da me e dalla mia corporatura. Nonostante avesse già otto anni, era minuti come un bambino di almeno cinque.
Salgo sul gradino più alto e faccio un amara scoperta: nella marea della folla ci sono tanti capelli blu. Alti, bassi, piccoli e grandi.
Il cappello blu non mi avrebbe aiutata.

Mi volto e vado verso un piccolo spiazzo vuoto, forse lì la mamma mi avrebbe visto. Ci sono due uomini mascherati che mi osservano e mi salutano. Mi avvicino e li saluto. Sembrano gentili, mi scompigliano i capelli. Gli chiedo se mi possono aiutare, ma forse non mi sentono. La musica è tanto alta. Mi viene da piangere. Ma non lo faccio. La mamma dice sempre che sono bravo e forte perché non piango mai.

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Mi viene da piangere. Ma non devo farlo.
Sono sempre stata di indole debole, fin da ragazzina. Ma la maternità mi aveva cambiata.
Mi aveva resa forte e coraggiosa.
L'essere una madre giovane e single poi, mi aveva temprata.
Ma non si è mai pronti a questo genere di eventi.
Sento il cuore pulsare nelle orecchie.
Mi sento impotente. Non riesco a pensare.

Un grosso carro si avvicina da una via laterale alla piazza. La musica diventa ancora più forte e i due uomini salutandomi si allontanano. Il carro è sempre più vicino. Mi fa quasi paura. C'è una fata grandissima vestita tutta di blu. Con una maschera bianca che assomiglia ad un teschio. E poi ci sono tante piccole fate, davanti al carro, che ballano. Mentre passano, una di loro mi guarda e mi fa cenno con il dito. Dicono di fare silenzio, non solo a me però. A tutti quelli a cui passano vicini.

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Dalla via laterale arriva un grosso carro.
Il panico mi stringe lo stomaco.
Il lato pessimista di me si fa avanti.
E se non lo vedessero?
Ma no, mi dico subito. Pietro è sveglio, più maturo di quello che sembra.
Ha sempre dimostrato un'età maggiore rispetto ai suoi coetanei.
Crescere senza un padre sicuramente l'ha reso diverso dagli altri.
È sempre stato protettivo nei miei confronti, quasi fosse lui il genitore.
Una lacrima scende sul mio volto ma la faccio sparire istantaneamente.
All'improvviso mi viene un'idea.
Fin da quando era piccolo, nelle varie fiere e feste dove lo portavo, gli compravo un palloncino a forma di cuore rosso.
Era il nostro simbolo. Il nostro amore immenso.
E lui tutto contento poi se lo legava al polso e lo toglieva solo la sera, prima di andare a letto, legando al polso del suo peluche preferito.
Cerco con lo sguardo i vari venditori di palloncini, e interdetto quello che vende proprio dei palloncini a forma di cuore rosso.
Corro verso di lui, falciando la folla davanti a me.

"Scusi, mi può dare quel palloncino lassù? Quello rosso?" Quello a forma di cuore?" L'ambulante senza guardarmi fa cenno con la testa e stacca il palloncino dal gruppo. E me lo porge, tirandosi subito indietro. "Hai i soldi per pagare?" mi chiede l'uomo barbuto alzando un sopracciglio. La mamma mi aveva dato qualche spiccio prima per comprare delle caramelle. Tiro fuori le monete e le faccio vedere all'uomo. Si avvicina strappandomi quasi i soldi dalle mani. Mi da il palloncino e se ne va da una bambina che vuole un palloncino a forma di unicorno. Poco lontano vedo una fontanella. Ho davvero sete!

Mi lego il palloncino al polso e un senso di calore, speranza forse, mi attraversa tutto il corpo.
Comincio a camminare qua e là per la piazza, per le vie, per l'intero paese.
Ad un certo punto i miei occhi intercettano qualcosa.
Un palloncino rosso sovrasta la folla. Seguo con lo sguardo il filo scendere.
Su muove veloce, deve essere legato a qualcuno sopra al trenino che gira per il paese.
Di nuovo mi metto a correre falciando la gente, chiedendo scusa, prestando piedi, urtando spalle.

Mi metto seduto sul seggiolino laterale del trenino. Sono stanco di camminare e forse così trovo meglio la mamma. Da lontano vedo un palloncino rosso venire proprio verso di me. Mi alzo in punta di piedi e vedo dei capelli rossi. "Mamma! MAMMA!" urlo a più non posso. Cerco di scendere dal trenino ma non ci riesco. È troppo veloce e troppo alto. Guardo il palloncino e sembra allontanarsi. Urlo ancora.

Vedo il palloncino allontanarsi.
Accidenti, la folla mi stava rallentando.
Non lo vedo, ma il cuore mi dice che è Pietro.
Corro a più non posso.

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In lontananza, in una panchina, lontano dalla festa turbinante del carnevale, due palloncini rossi a forma di cuore si alzano in volo, osservati da una madre che abbraccia il propio figlio.

Partecipo con questa storia al theneverendingcontest
n° 35 S5-P7-I1
di @spi-storychain.

Tema Perdersi e ritrovarsi
Ambientazione Carnevale

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Emozionante e bella la narrazione che dà voce ai due personaggi! Brava

Grazie mille!

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