Ho messo mio figlio su quella barca.
Mi sono prostituita, ma ho messo mio figlio nelle mani di Dio.
Ho perso mio marito, ho perso la mia casa, ho perso la mia famiglia e anche la dignità, ma non importa, ho messo mio figlio in quella barca.
Ho perso una terra, un popolo, una vita e una religione, per una guerra, che io donna normale e stupida, non capisco, quindi ho messo mio figlio su quella barca.
Ma non ho perso mio figlio, l'unica cosa che mi è rimasta in questa fragile vita, e non ho perso la speranza e quindi ho messo mio figlio su quella barca.
Mio figlio sarà un po' come Mosè, lasciato dalla madre sull'acqua con l'auspicio di una vita migliore, anche io ho lasciato mio figlio nelle mani di Dio.
Mi hanno assicurato che quella barca arriverà in Italia, lì ci sono persone che aiutano persone come me, come mio figlio e come noi, perciò ho messo mio figlio su quella barca.
Qui c'è morte, povertà, distruzione e lacrime, li c'è speranza, c'è futuro, c'è vita, perciò ho messo mio figlio su quella barca.
Mi hanno detto che non è facile vivere in Italia, mi hanno detto che ci chiamano immigrati in modo dispregiativo, ma non ricordano quando loro sono stati immigrati in America? Ma non importa, ho messo mio figlio in quella barca.
Mi hanno detto che l'Italia non accetta noi immigrati che perdiamo tutto pur di salire su un barcone, ma loro che perdono i giovani cervelli non dicono e fanno niente? Ma non importa, ho messo mio figlio su quella barca.
Mi hanno detto che a scuola i loro bambini guardano male i nostri bambini, spinti dai genitori con delle idee, ma loro non sanno che infanzia felice non ha lingua, né cultura, né religione? Ma non importa, ho messo mio figlio su quella barca.
Mi hanno detto che accusano noi immigrati di essere tutti cattivi, ma loro non sanno che siamo anche buoni? Loro non sanno che si alcuni di noi sono terroristi, assassini e persone spregevoli, ma non tutti. Non il mio bambino. Non mio marito morto per difendere la sua casa, non mia figlia, sfortunata a nascere in una terra perduta, non io, madre, moglie e sorella di persone morte per una guerra che non combattiamo. Ma questo loro lo sanno? Non importa, ho messo mio figlio su quella barca.
Mi hanno detto che ci sono famiglie in Italia che quasi muoiono di fame, piccole aziende che chiudono, territori lasciati soli, tradizioni malsane lasciate continuare, ma che i politici, quelli che comandano, preferisco concentrarsi, screditandoci, su di noi e i nostri gommoni. Ma loro sanno che posso gestire sia la loro casa sia accogliere noi, che non siamo noi il loro problema ? Ma non importa, ho messo mio figlio su quella barca.
Mi hanno detto che molti ci accolgono e ci offrono lavoro sfruttandoci, sottopagandoci e trattandoci alla stregua di animali, ma che poi vanno al bar, a casa, ai circoli, nei piani alti e ci chiamano cattivi, ci chiedono di andare via, ma loro lo sanno che pur di non tornare alla guerra e alla morte ci accontentiamo di briciole, pur di respirare ancora, ma che siamo pur sempre persone? Ma non importa, ho messo mio figlio su quella barca.
Mi hanno detto che in Italia c'è la mafia e la camorra, ho sentito dire che é il cancro di quel popolo, ma allora perché non lo sbarbano per essere finalmente liberi e curati, invece di concentrarsi su noi immigrati?
Io, la mia famiglia, quasi tutto il popolo è ignorante, nel vero senso della parola, ma anche noi sappiamo che in passato i cattivi, i portatori di morte, di guerre, di conquiste e di devastazioni sono stati proprio loro, ma hanno imparato, sono cresciuti e si sono evoluti, ma allora perché nel momento del bisogno non ci mostrano quella strada, perché non ci aiutano, non ci fanno migliorare? Perché non offrono anche a noi quella possibilità? Non importa, ho messo mio figlio in quella barca.
So di persone aperte, gentili, disponibili e generose che ci aiuteranno, so di persone che quella possibilità ce la offriranno.
Quindi anche l'Italia, come noi immigrati, ho scoperto, ha persone buone e persone cattive. Guarda un po' che casualità.
So di persone che condivideranno con noi la loro storia, la loro cultura, la loro gioia e la loro tristezza, le loro problematiche, la loro strada, la loro vita. Cosi come faremo anche noi nei loro confronti. Abbiamo li stessi diletti, gli stessi istinti, gli stessi piaceri, gli stessi dolori, gli stessi problemi e gli stessi sogni. Siamo fatti della stessa carne, siamo fatti degli stessi sogni. Guarda un po' che casualità.
In Italia ho scoperto esserci le carceri, pensavo per noi immigrati, invece ci sono pure tanti italiani, tanti stranieri. Allora la cattiveria è una cosa che accomuna tutti i popoli del mondo, non solo noi immigrati. Guarda un po' che casualità.
Vediamo tutti lo stesso sole, vediamo tutti la stessa luna e le stelle, vediamo tutti i nostri oceani, i mari e i fiumi. Vediamo tutti le città e le campagne. Vediamo tutti i terremoti, gli tsunami, i tornado, la distruzione.
Vediamo tutti bambini che nascono, anziani che muoiono, il ciclo della vita.
Vediamo tutti una guerra che devasta mezzo mondo, vediamo tutti noi una società sempre più materialista, vediamo tutti noi un mondo che non guarda più al di là del proprio naso.
Vediamo tutti le stesse cose, mi viene il dubbio che siamo tutti nella stessa barca, nella stessa grossa unica Pangea.
Per questo ho messo mio figlio in quella barca.
Per questo sono qui, con lui tra le braccia, stretta tra persone che non conosco, soli in mezzo ad una folla, persi in chissà quale parte di mare.
Per questo stiamo andando verso l'Italia, e chissà dove, chissà se resteremo li o andremo altrove.
Per questo siamo sotto il sole da giorni, affamati, assetati, sporchi.
Perché siamo tutti figli della stessa Pangea, tutti figli della stessa Terra, tutti uguali ma tutti diversi.
Sono e siamo su questa barca perché ho e abbiamo la speranza verso un futuro migliore per noi e per tutti noi.
Perché tutti noi insieme facciamo parte della stessa vita che popola questo mondo.
Noi, tutti noi, 763133710 persone, insieme, siamo l'umanità.
cc0 creative commons, fonte
Questo è il mio racconto, il mio pensiero e partecipo così al contest di @serialfiller.
Aggiungo solo un'ultima cosa. Una frase di Madre Teresa di Calcutta.
Se non abbiamo pace, è perché abbiamo dimenticato che apparteniamo gli uni agli altri.
Mi ha fatto venire la pelle d'oca questo racconto... Sei riuscita a trasmettere in pieno le emozioni e la disperazione di una donna che prova a dare un futuro, anche se incerto, al proprio figlio.
Bravissima veramente...
È quello che penso, ho solo voluto mettermi e mettere il lettore nei panni di qualcuno che non siamo noi.
Grazie mille per il tuo commento ❤
Lo hai fatto benissimo, credimi. È arrivato dritto al cuore! Un bacio ❤
Un bacione a te!
comunque vada il contest per me hai vinto....
Anche io dopo aver letto credo che sei candidata a vincere quest contest , racconto da brividi @pawpawpaw.
Sinceramente, il contest è relativo, davanti a temi del genere non si può rimanere in silenzio, bisogna esporsi e far valere ciò in cui si crede.Vi ringrazio @niccolini @ciuoto, di cuore.
Vero ma personalmente faccio il mio in altro modo.
non ci faccio su un contest...mi sentirei come uno che ci fa campagna elettorale...
per scelta ho deciso di non toccare alcuni argomenti si steemit e siccome questo portava facilmente a becerume razzista ho preferito evitare.
ps non è una critica a @serialfiller che, dalla sua, ha fatto parlare dell'argomento.
Il plurale era ovviamente riferito a me stessa (:Ma certo, sono scelte. Sia la tua, sia quella di @serialfiller, sia di chi scrive. Tutte rispettabili. (: grazie ancora.
Bello, bello, bello.
Grazie, grazie, grazie!
In linea teorica il tuo post è ineccepibile, perfetto, se poi lo si guarda dall'ottica delle popolazioni, che su diversi fronti e per tanti motivi sono perseguitate, ghettizzate, bombardate, condannate ad un'esistenza che non è neanche lontanamente degna di essere chiamata tale, allora non abbiamo scelta, li dobbiamo accogliere senza esitazione, ma il mondo non è tutto bianco e nero, funziona su tante tonalità di grigio più o meno intenso, per cui il problema è di una complessità assoluta, e difficilmente risolvibile, purtroppo
Il problema è complesso, assolutamente, e le soluzioni sono difficili da mettere in atto, non c'è dubbio.
Molto bello! Direi stupendo!
Ti ringrazio.
Ho avuto i brividi e ho visto dai commenti che non sono l'unica... Complimenti, bravissima !
Grazie mille!!!! U.u
Il racconto più bello che ho letto fino ad ora!
Durante un corso di antropologia quest’anno ho avuto la possibilità di conoscere la storia di molti immigrati e tutte le atrocità che vivono nel loro viaggio! Altro che attraversata, la parte più pericolosa avviene prima..
A partire sono i “migliori”, le persone su cui la propria comunità crede, le persone sulla quale si vuole investire perché più forti, con più possibilità per un futuro!
Nel loro infinito viaggio finiscono mille volte in campi profughi e di lavoro, incarcerati e maltrattati. Purtroppo è qui che molti finiscono anche nelle mani di organizzazioni criminali, non di propria volontà, ma costretti per salvarsi la pelle.
Molti sopravvivono, moltissimi muoiono.
Psicologicamente il viaggio li distrugge e arrivare in Italia in un clima ancora negativo, non li aiuta ad integrarsi e superare il dolore che hanno provato nel viaggio. Possono esserci crisi ed esaurimenti nervosi proprio dovuti alla sofferenza e aggravati dalla non accoglienza che possono sfociare in violenza.
Tanti fattori e variabili lasciate a governarsi da sè, un insieme di circostanze molto difficili da gestire e alla fine un problema grande che sfocia in incomprensioni e razzismo.
Quando alla fine basterebbe solo un po’ di comprensione e di solidarietà nei confronti dell’altro.
Ottimo racconto, per me il migliore fino ad ora!
Grazie mille per il tuo commento!
Esatto! :*