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Ciao Caro Amico di Steemit!
Ripartiamo per il nostro viaggio: nello studio della figura di Daniel Goleman, oggi inizieremo analizzando un concetto importante, quello di Quoziente Intellettivo.
Nel 1912, in un libro sui metodi per misurare l'intelligenza, lo psicologo William Stern introduce il termine tedesco "Intelligenzquotient", abbreviato in IQ, per definire il punteggio che esprime la capacità intellettiva degli individui sottoposti a specifici test; prende spunto da quello che può essere definito il primo metodo moderno per misurare l'intelligenza: la scala Binet-Simon, elaborata su incarico del ministero francese dell'educazione, al fine di individuare gli alunni bisognosi di supporto negli studi.
Stern, partendo dal metodo Binet e Simon ed affinandolo , stabilisce la formula per misurare il QI: (età mentale/età reale) X 100; in pratica, se un bambino di dieci anni risulta avere, secondo il test, un'età mentale pari a quella biologica il suo quoziente intellettivo è 100; se la sua età mentale è di otto anni il QI è di 80 mentre se è, ad esempio, di quattordici il QI è di 140.
La misurazione appena vista è riservata ad individui in età infantile ed adolescenziale, sarà David Welchester ad elaborare nel 1939 il primo test creato appositamente per le persone adulte, si chiama infatti Wechsler Adult Intelligence Scale o WAIS; su questa scala, ovviamente con le successive migliorie, si baasano generalmente gli odierni test per la valutazione del QI che comprendono gruppi di problemi da risolvere in diversi campi, dal ragionamento aritmetico al vocabolario, dalle analogie all'ordinamento di numeri e lettere dal completamento di immagini all'assembaggio di oggetti e così via.
Il QI è stato via via oggetto di critiche ed obiezioni; fattori culturali, ambientali, familiari, ereditari, razziali e via elencando possono influire sul quoziente intellettivo misurato secondo tali metodi; per esempio uno degli aspetti negativi è che i problemi proposti, legati ad un determinato contesto sociale e culturale, non sono applicabili universalmente ed andrebbero contestualizzati per ogni fascia di popolazione.
Il nodo cruciale su cui si sofferma Daniel Goleman in Intelligenza Emotiva è che, nonostante il valore che generalmente si attribuisce al QI, successo e qualità di vita di un individuo possono essere previsti solo in parte sulla base del punteggio che esprime il suo quoziente intellettivo: non è affatto sicuro che un ragazzo con un alto QI raggiungerà una posizione sociale ed una soddisfazione personale maggiori rispetto a chi ha un valutazione modesta.
Altri sono i fattori che entrano in gioco in maniera determinante, quelli che permettono di riconoscere, controllare e governare le emozioni: l'autocontrollo, la perseveranza, l'empatia; sono le "capacità fondamentali del cuiore" , come lo stesso Goleman le definisce, quelle che entrano in gioco nei rapporti interpersonali e funzionano in modo positivo e produttivo nelle relazioni più strette come nel tessuto sociale che circonda ciascuno e nell'ambiente di lavoro.
Invece la sempre minore disponibilità alla solidarietà che si riscontra in questi decenni nel mondo occidentale, così come la competitività che via via diventa sempre più feroce, stanno portando a conseguenze devastanti sul piano dell'individuo e di tutta la società.
Per combattere tali dissesti emotivi, Goleman ritiene sia necessario intervenire fin dall'infanzia; insegnare ai bambini l'alfabeto emozionale dovrebbe essere un compito preso in carico dalle istituzioni scolastiche, oltre che naturalmente dei genitori; soltanto con un'educazione che contempli anche questo aspetto si cresceranno persone dall'intelletto completo, che si avvalga sia delle qualità della mente che di quelle del cuore.
All'inizio della sua trattazione Daniel Goleman afferma di aver rilevato negli anni recenti due tendenze opposte nel mondo occidentale e , in particolare, negli Stati Uniti in cui vive ed opera: un immiserimento della vita emotiva ed un crescente interesse, dal punto di vista scientifico, nei riguardi dell'emozione.
L'autore non fornisce in questa fase una sua definizione di "emozione": la rimanda alla prima delle appendici che corredano il testo, dove afferma di riferire il termine ad un determinato sentimento e "ai pensieri, alle condizioni psicologiche e biologiche che lo contraddistinguono, nonché ad una serie di propensioni ad agire"; la distinzione tra emozione e sentimento, considerata imprescindibile da diverse correnti psicologiche e filosofiche, nella sua teoria si sfuma fino a scomparire, tanto che in certe parti del libro Goleman impiega i due termini indifferentemente.
In seguito l'autore fornisce un elenco delle principali emozioni e, per ciascuna delle loro declinazioni: in pratica possiamo definirle "famiglie emozionali" stabilite dai ricercatori che si impegnano in questo campo: sono la collera, la tristezza, la paura, la gioia, l'amore, la sorpresa, il disgusto e la vergogna.
Si interroga dopo sulla collocazione delle emozioni miste, come ad esempio la gelosia, che consiste in uno stato di collera, cui si uniscono tristezza e paura.
Un dato fondamentale è, che in ogni caso, vi sono quattro emozioni fondamentali che vengono comunque riconosciute attraverso le loro espressioni facciali, anche da popoli del mondo analfabeti od in condizioni di vita del tutto isolato; queste sono paura, collera, tristezza e gioia; gran parte delle affermazioni presenti in Intelligenza Emotiva è basata sul lavoro di scienziati e ricercatori puntualmente citati, nel caso delle emozioni da noi menzionate ad esempio ci si rifà al lavoro di Paul Ekman (Lui se è possibile lo preferisco anche a Goleman, ti consiglio di guardare il telefilm a lui ispirato Lie To Me); ma Goleman fa ancora di più ipotizzando che la prima probabile scoperta del carattere universale di tali emozioni sia dovuta a Cherles Darwin, che lo spiega con l'azione delle forze evolutive e dei segnali da esse impressi nel sistema nervoso centrale dell'uomo.
A conclusione di questa appendice l'autore indica come derivazione delle emozioni gli umori o stati d'animo, più attenuati e durevoli delle emozioni (difficile mantenere uno stato di ira estrema a lungo, è molto più semplice restare di pessimo umore per una giornata intera) e i temperamenti, influenzati da alcune emozioni che, sopra le altre, agiscono determinando il carattere malinconico o allegro, timido o estroverso dell'individuo; infine segnala come disturbi le alterazioni costanti dello stato emotivo, come la depressione e l'ansia protratta.
Bene caro amico, anche per oggi siamo giunti al termine del nostro viaggio, ma sta tranquillo...lo riprenderemo domani!
Col nuovo giorno andremo ad approfondire un pò come i pensieri di Darwin e di Ekman e i legami e le influenze che hanno avuto nei confronti di Daniel Goleman; la strada per portare a termine la nostra Enciclopsicologia è ancora lunga (Te lo avevo detto che sarebbe stata un'opera mastodontica), nel frattempo spero che ti sia piaciuto ciò che fin qui ho scritto e che magari, in qualche modo, ti sia tornato utile; aspetto di sapere cosa ne pensi nei commenti.
Ci si legge presto!
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Hi Dear Steemit Friend!
Let's start again for our journey: in the study of the figure of Daniel Goleman, today we will start analyzing an important concept, that of Intellectual Quotient.
In 1912, in a book on methods for measuring intelligence, the psychologist William Stern introduces the German term "Intelligenzquotient", abbreviated to IQ, to define the score that expresses the intellectual capacity of the individuals subjected to specific tests; it takes its cue from what can be defined as the first modern method to measure intelligence: the Binet-Simon scale, developed on behalf of the French Ministry of Education, in order to identify pupils in need of support in their studies.
Stern, starting from the Binet and Simon method and refining it, establishes the formula for measuring the IQ: (mental age / real age) X 100; in practice, if a ten-year-old is found to have, according to the test, a mental age equal to the biological one, his IQ is 100; if his mental age is eight years, the IQ is 80 while if he is, for example, of fourteen, the IQ is 140.
The measurement just seen is reserved for individuals in childhood and adolescence, will be David Welchester to develop in 1939 the first test created specifically for adults, it is called Wechsler Adult Intelligence Scale or WAIS; on this scale, of course with the subsequent improvements, we now generally test the QI assessment tests which include groups of problems to be solved in different fields, from arithmetical reasoning to vocabulary, from analogies to the ordering of numbers and letters from the completion of images to the assembly of objects and so on.
The IQ has been the subject of criticism and objections; cultural, environmental, family, hereditary, racial and other factors that can influence the IQ measured according to these methods; for example, one of the negative aspects is that the proposed problems, linked to a specific social and cultural context, are not universally applicable and should be contextualised for each population.
The crux on which he focuses Daniel Goleman in Emotional Intelligence is that, despite the value generally attributed to the IQ, success and quality of life of an individual can be predicted only partially on the basis of score that expresses its IQ: it is not at all certain that a boy with a high IQ will reach a higher social position and personal satisfaction than those with a modest assessment.
Others are the factors that come into play decisively, those that allow to recognize, control and govern emotions: self-control, perseverance, empathy; are the "fundamental skills of the speaker", as Goleman himself defines them, those that come into play in interpersonal relationships and work in a positive and productive way in the closer relations as well as in the social fabric that surrounds each one and in the environment of work.
On the other hand, the ever-decreasing willingness to solidarity that is found in these decades in the Western world, as well as the competitiveness that gradually becomes more and more fierce, are leading to devastating consequences on the level of the individual and of society as a whole.
To combat these emotional disturbances, Goleman believes it is necessary to intervene from childhood; teaching children emotional alphabet should be a task taken on by the educational institutions, as well as naturally parents; only with an education that also contemplates this aspect will grow people with a complete intellect, which uses both the qualities of the mind and those of the heart.
At the beginning of his discussion Daniel Goleman claims to have detected in recent years two opposite tendencies in the Western world and, in particular, in the United States in which he lives and works: an impoverishment of emotional life and a growing interest, from the scientific point of view, with regard to emotion.
In this phase, the author does not provide a definition of "emotion": he refers to the first of the appendices that accompany the text, where he states to refer the term to a specific sentiment and "to thoughts, psychological conditions and biological characteristics that distinguish it, as well as a series of propensities to act "; the distinction between emotion and feeling, considered indispensable by various psychological and philosophical currents, fades into its theory until it disappears, so much so that in certain parts of the book Goleman employs the two terms indifferently.
The author then provides a list of the main emotions and, for each of their declinations: in practice we can define them "emotional families" established by researchers who engage in this field: they are anger, sadness, fear , joy, love, surprise, disgust and shame.
He wonders after the location of mixed emotions, such as jealousy, which consists of a state of anger, which are joined by sadness and fear.
A fundamental fact is that, in any case, there are four fundamental emotions that are nevertheless recognized through their facial expressions, even by peoples of the illiterate world or in conditions of life completely isolated; these are fear, anger, sadness and joy; most of the statements in Emotional Intelligence is based on the work of scientists and researchers cited in the case of the emotions we mention, for example, we refer to the work of Paul Ekman (He if possible I also prefer Goleman, I suggest you watch the TV show inspired by him Lie To Me); but Goleman does even more hypothesizing that the first probable discovery of the universal character of such emotions is due to Cherles Darwin, who explains it with the action of the evolutionary forces and of the signals impressed by them in the central nervous system of man.
At the end of this appendix the author points out as emotions derivation moods or moods, more attenuated and lasting emotions (difficult to maintain a state of extreme rage for a long time, it is much easier to remain in a bad mood for a whole day) and temperaments, influenced by some emotions that, above the others, act determining the melancholic or cheerful, shy or extroverted character of the individual; finally it signals as disturbances the constant alterations of the emotional state, such as depression and protracted anxiety.
Well dear friend, even today we have come to the end of our journey, but it is quiet ... we will resume tomorrow!
With the new day we will go to deepen a bit like the thoughts of Darwin and Ekman and the links and influences they have had towards Daniel Goleman; the road to complete our Encyclopsychology is still long (I told you it would be a mammoth work), in the meantime I hope you enjoyed what I have written so far and maybe, somehow , you came back useful; I'm waiting to know what you think in the comments.
Read it soon!
.....Del mio meglio! Pikkio82
Bibliografia:
- Intelligenza emotiva, Rizzoli, milano 1997.
- Le emozioni che fanno guarire, Mondadori, Milano 1998.
- Emozioni distruttive, Mondadori, Milano 2003.
- Intelligenza sociale, Rizzoli, Milano 2006.
- Intelligenza ecologica, Rizzoli, Milano 2009.
- Leadership emotiva, Rizzoli, Milano 2012.
- Focus, Rizzoli, Milano 2013.
- Giù la maschera. Come riconoscere le emozioni dall'espressione del viso Paul Ekman,Wallace V. Friesen, Giunti editore, 2007,
- Felicità emotiva, di Gyatso Tenzin (Dalai Lama) (Autore), Paul Ekman (Autore), S. Orrao (Traduttore),Pickwick, 2014.
- L'espressione delle emozioni nell'uomo e negli animali, di Charles Darwin (Autore), P. Ekman (a cura di), F. Bianchi Bandinelli (Traduttore), I. C. Blum (Traduttore), Bollati Boringhieri, 2012
- https://it.wikipedia.org/wiki/Daniel_Goleman
- http://www.ildiogene.it/EncyPages/Ency=intelligenzaemotiva.html
- https://contrasociologia.wordpress.com/2016/03/25/daniel-goleman-intelligenza-emotiva2/
(Partendo dal primo, tutti gli articoli che parlano di Goleman) - http://www.quipsicologia.it/fai-attenzione-dice-goleman/
- https://it.wikipedia.org/wiki/Wechsler_Adult_Intelligence_Scale
- https://it.wikipedia.org/wiki/Paul_Ekman
- https://www.paulekman.com/micro-expressions/
Being A SteemStem Member
Sempre più interessanti questi post sulla tua Enciclopsicologia, questo l'ho gradito in maniera particolare, complimenti ed avanti tutta con il tuo lavoro!!
Grazie mille!!! Sto scegliendo di cosa parlare appena terminato col buon Goleman!!! Ora mi butto a capofitto che ho da scrivere il nuovo post. a presto e un abbraccio!!!
Sempre interessante! Finalmente sono riuscita a iniziare quel libro di Goleman, adesso posso leggerlo immaginando l'uomo dietro a quelle parole. Alla prossima!