Partecipo al contest "ASSO E RE DI PICCHE" di @moncia90.
parte 1
parte 2
parte 3
CC0 Creative Commons
In quel preciso istante nella mia mente scatta la molla che dà inizio allo stato fight mode on o, se preferite, la più blasonata modalità fuggi o combatti. Quella leva che, oltre a mettere in circolo nel corpo una buona dose di utile adrenalina, fa percepire alla mente uno stato alterato delle cose, quasi mistico, mentre tutt’attorno infuria la battaglia.
Se dovessi figurare questa sensazione con la scena di un film, penserei a Salvate il soldato Ryan durante le sequenze dello sbarco, quando dopo aver spalancato il battente che separava i soldati dall’inferno, e aver superato i primi metri in un’acqua densa come il cemento fresco, il capitano Miller (Tom Hanks) entra per alcuni momenti in uno stato ovattato; si guarda attorno frastornato e attonito, e tutti i rumori, i boati delle granate, le urla dei soldati straziati e il sibilo della raffica di proiettili, d’un tratto si attenuano. Una sorta di silenzio, assordante. Un pò come quando ci si tuffa in mare, e si passa in un istante dai rumori esterni alla sordina dell’acqua.
Un tuffo nel caos.
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Vivo una scena che avevo visto solo nei film, ora è reale, e l’attore che fa il bandito insieme agli altri cattivi sono io. Solo che l’attore non rischia nulla mentre io rischio la vita, o nel migliore dei casi non pochi anni di galera.
In quei momenti immediatamente dopo il push the button non hai tempo per pensare, ma il tempo per te scorre con velocità diversa; nella mente si susseguono alcuni momenti, similmente, penso, a quelli che passano nella mente di un suicida negli istanti prima della fine. Immagini di vita e di momenti felici, attimi strappati alla memoria, e allo stesso tempo stai pensando a fare bene quello per cui sei ormai dentro. Il corpo si muove da solo nelle azioni che devi compiere, non lo comandi quasi più razionalmente.
Così, in men che non si dica e senza spargere alcuna goccia di sangue, siamo già fuori con i borsoni gonfi. Certo, avremmo potuto riempirli di più ma in quei momenti concitati pensi solo ad arraffare quanto basta per poi filare, perchè il tempo è sempre nemico, e devi fare in fretta. Tra l'altro non sappiamo se il Nerd, attraverso la VPN con la quale si è collegato dalla rete dell’hotel, abbia neutralizzato efficacemente proprio tutti i sistemi. E poi, sapete, alla ferocia del Gordo non corrisponde altrettanta agilità. Quel lurido ciccione messicano.
Appena fuori della banca sento l’allarme azionato da qualche funzionario che aspettava il momento per poterlo fare, e dopo una rapida occhiata attorno sento una fitta nel petto, la stessa sensazione che si prova quando realizzi che non trovi più il cellulare o il portafogli e pensi al peggio. Dove diavolo è la macchina?! Maledetto, come temevo se l’è svignata il pisciasotto, penso, quando con sollievo mi accorgo che Donato è al punto concordato, più avanti dopo il semaforo, pronto a partire. Meno male, un altro piccolo passo più lontano dalla prigione.
Corro dietro Jason, seguito dal Gordo che già annaspa a bocca aperta. Come può mantenere una tale espressione di tranquillità minata solo dalla fatica dovuta all’azione? mi chiedo sbalordito. I cani come lui non hanno scrupoli, mi rispondo quasi subito, non hanno paura.
Giungiamo all’auto, giro intorno e mi fiondo verso lo sportello posteriore più lontano lasciando il primo a Jason; l’ultimo tonfo sordo di chiusura sportello è del Gordo, davanti.
Inizia la folle corsa, e mi aspetto il suono delle sirene della polizia inseguitrice da un momento all’altro, o un posto di blocco già predisposto a sbarrarci la strada. O perchè no, una manovra errata di Donato e uno schianto su qualche ostacolo, o caposotto fuori strada, chiudendo in questo infame modo l’esistenza.
Guardo avanti, non cerco più sorrisi di ragazzi attraverso il vetro laterale, sento l’angoscia salire, l’ansia di non farcela.
Di nuovo, per un istante, mi balenano in mente quelle due maledette carte, A♠K♠, e il guaio in cui mi avevano cacciato. Eppure pre-flop avevo rilanciato abbastanza da far desistere qualsiasi possessore di deboli coppie; ma avevo sottovalutato che questo può andar bene per i professionisti come me, non per i principianti, soprattutto se il principiante si chiama Jason Fiezerisky.
E tra questi pensieri mi sovviene una frase di Matt McDermott nel film Rounders:
In effetti avevo tosato Jason e i suoi amici diverse volte, ma l'ultima li avevo davvero spennati. Avrei dovuto fermarmi quando ero in tempo, la sorte ha voluto punire la mia perseveranza; forse per vendetta Jason e i suoi scagnozzi avevano truccato il mazzo, chi lo sa. Ah, se avessi fatto tesoro di quella massima..
Avevo sempre pensato che prima o poi il mio debole per il poker mi avrebbe arrecato guai, ma non pensavo di arrivare a questo. Immaginavo Las Vegas come agognato capolinea dei miei viaggi, l’ultimo baluardo per la mia ricchezza, frutto di abilità al tavolo verde. Ricordo ancora la prima volta che mi trovai davanti al mitico cartello Welcome to fabulous Las Vegas, la realizzazione di un sogno, l’inizio di un sogno, felice. E invece, reo di rapina in banca, mi ritrovo qui in questa dannata lamiera rovente lanciata a tutta velocità, con tre sudici e loschi brutti ceffi, dai quali dipende ora la mia vita.
Inaspettatamente tutto fila liscio, il mio stato di semi-trance in questo flusso di coscienza interiore si dissolve, e ci troviamo presto nell'area del rifugio stabilito, che però conosceva solo il boss e forse il Gordo, perchè agli altri tre non era stato comunicato. Del resto Kris avrebbe ricevuto la chiamata, l’Italiano non aveva mai ispirato fiducia a nessuno, e a me poco importava, volevo solo che tutto finisse al più presto.
Arriviamo presso il rifugio, costituito da un'anonima baracca come tante qui in Nevada, e capisco che sarà una sosta molto breve. Tutto intorno lande desolate arse dal sole, una lieve polvere di tanto in tanto sollevata dal flebile vento, e all'orizzonte qualche oggetto distorto per la Fata Morgana.
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Sono ancora vivo, e tutto intero.
parte 1
parte 2
parte 3
Lascio il borsone cadere a terra ed estraggo il kalashnikov.
«QUESTA E' UNA RAPINA!»
In quel preciso istante nella mia mente scatta la molla che dà inizio allo stato fight mode on o, se preferite, la più blasonata modalità fuggi o combatti. Quella leva che, oltre a mettere in circolo nel corpo una buona dose di utile adrenalina, fa percepire alla mente uno stato alterato delle cose, quasi mistico, mentre tutt’attorno infuria la battaglia.
Se dovessi figurare questa sensazione con la scena di un film, penserei a Salvate il soldato Ryan durante le sequenze dello sbarco, quando dopo aver spalancato il battente che separava i soldati dall’inferno, e aver superato i primi metri in un’acqua densa come il cemento fresco, il capitano Miller (Tom Hanks) entra per alcuni momenti in uno stato ovattato; si guarda attorno frastornato e attonito, e tutti i rumori, i boati delle granate, le urla dei soldati straziati e il sibilo della raffica di proiettili, d’un tratto si attenuano. Una sorta di silenzio, assordante. Un pò come quando ci si tuffa in mare, e si passa in un istante dai rumori esterni alla sordina dell’acqua.
Vivo una scena che avevo visto solo nei film, ora è reale, e l’attore che fa il bandito insieme agli altri cattivi sono io. Solo che l’attore non rischia nulla mentre io rischio la vita, o nel migliore dei casi non pochi anni di galera.
In quei momenti immediatamente dopo il push the button non hai tempo per pensare, ma il tempo per te scorre con velocità diversa; nella mente si susseguono alcuni momenti, similmente, penso, a quelli che passano nella mente di un suicida negli istanti prima della fine. Immagini di vita e di momenti felici, attimi strappati alla memoria, e allo stesso tempo stai pensando a fare bene quello per cui sei ormai dentro. Il corpo si muove da solo nelle azioni che devi compiere, non lo comandi quasi più razionalmente.
«I soldi, presto! Svuota la cassa!»
Così, in men che non si dica e senza spargere alcuna goccia di sangue, siamo già fuori con i borsoni gonfi. Certo, avremmo potuto riempirli di più ma in quei momenti concitati pensi solo ad arraffare quanto basta per poi filare, perchè il tempo è sempre nemico, e devi fare in fretta. Tra l'altro non sappiamo se il Nerd, attraverso la VPN con la quale si è collegato dalla rete dell’hotel, abbia neutralizzato efficacemente proprio tutti i sistemi. E poi, sapete, alla ferocia del Gordo non corrisponde altrettanta agilità. Quel lurido ciccione messicano.
Appena fuori della banca sento l’allarme azionato da qualche funzionario che aspettava il momento per poterlo fare, e dopo una rapida occhiata attorno sento una fitta nel petto, la stessa sensazione che si prova quando realizzi che non trovi più il cellulare o il portafogli e pensi al peggio. Dove diavolo è la macchina?! Maledetto, come temevo se l’è svignata il pisciasotto, penso, quando con sollievo mi accorgo che Donato è al punto concordato, più avanti dopo il semaforo, pronto a partire. Meno male, un altro piccolo passo più lontano dalla prigione.
Corro dietro Jason, seguito dal Gordo che già annaspa a bocca aperta. Come può mantenere una tale espressione di tranquillità minata solo dalla fatica dovuta all’azione? mi chiedo sbalordito. I cani come lui non hanno scrupoli, mi rispondo quasi subito, non hanno paura.
Giungiamo all’auto, giro intorno e mi fiondo verso lo sportello posteriore più lontano lasciando il primo a Jason; l’ultimo tonfo sordo di chiusura sportello è del Gordo, davanti.
Inizia la folle corsa, e mi aspetto il suono delle sirene della polizia inseguitrice da un momento all’altro, o un posto di blocco già predisposto a sbarrarci la strada. O perchè no, una manovra errata di Donato e uno schianto su qualche ostacolo, o caposotto fuori strada, chiudendo in questo infame modo l’esistenza.
Guardo avanti, non cerco più sorrisi di ragazzi attraverso il vetro laterale, sento l’angoscia salire, l’ansia di non farcela.
Di nuovo, per un istante, mi balenano in mente quelle due maledette carte, A♠K♠, e il guaio in cui mi avevano cacciato. Eppure pre-flop avevo rilanciato abbastanza da far desistere qualsiasi possessore di deboli coppie; ma avevo sottovalutato che questo può andar bene per i professionisti come me, non per i principianti, soprattutto se il principiante si chiama Jason Fiezerisky.
E tra questi pensieri mi sovviene una frase di Matt McDermott nel film Rounders:
puoi tosare una pecora molte volte, ma puoi scuoiarla una volta sola
In effetti avevo tosato Jason e i suoi amici diverse volte, ma l'ultima li avevo davvero spennati. Avrei dovuto fermarmi quando ero in tempo, la sorte ha voluto punire la mia perseveranza; forse per vendetta Jason e i suoi scagnozzi avevano truccato il mazzo, chi lo sa. Ah, se avessi fatto tesoro di quella massima..
Avevo sempre pensato che prima o poi il mio debole per il poker mi avrebbe arrecato guai, ma non pensavo di arrivare a questo. Immaginavo Las Vegas come agognato capolinea dei miei viaggi, l’ultimo baluardo per la mia ricchezza, frutto di abilità al tavolo verde. Ricordo ancora la prima volta che mi trovai davanti al mitico cartello Welcome to fabulous Las Vegas, la realizzazione di un sogno, l’inizio di un sogno, felice. E invece, reo di rapina in banca, mi ritrovo qui in questa dannata lamiera rovente lanciata a tutta velocità, con tre sudici e loschi brutti ceffi, dai quali dipende ora la mia vita.
Inaspettatamente tutto fila liscio, il mio stato di semi-trance in questo flusso di coscienza interiore si dissolve, e ci troviamo presto nell'area del rifugio stabilito, che però conosceva solo il boss e forse il Gordo, perchè agli altri tre non era stato comunicato. Del resto Kris avrebbe ricevuto la chiamata, l’Italiano non aveva mai ispirato fiducia a nessuno, e a me poco importava, volevo solo che tutto finisse al più presto.
Arriviamo presso il rifugio, costituito da un'anonima baracca come tante qui in Nevada, e capisco che sarà una sosta molto breve. Tutto intorno lande desolate arse dal sole, una lieve polvere di tanto in tanto sollevata dal flebile vento, e all'orizzonte qualche oggetto distorto per la Fata Morgana.
Sono ancora vivo, e tutto intero.
Aspetto con ansia la parte 5.
Spero risulti avvincente quanto la quarta.
Bel lavoro!
Grazie mille, sto lavorando sulla quinta :)
p.s. come tag bisogna inserire part5 in aggiunta o sostituzione di #part4?
#part5 mi sembra suoni bene!