Il segreto dell’Empatia: I neuroni specchio

in #ita7 years ago (edited)

Molti sostengono che al mondo esistano due tipi di persone, buoni e cattivi, io invece preferisco una distinzione tra persone empatiche e non.
Cos’è l’empatia?
Il celebre psicologo umanistico statunitense Carl Rogers sosteneva che: “La più alta espressione dell’empatia è nell’accettare e non giudicare”.
Io la definirei come l’abilità di immedesimarsi nei panni di qualcun altro e comprenderne emozioni e pensieri.

Una delle più affascinanti scoperte nel mondo della psicologia e in particolare delle neuroscienze, le scienze che studiano tramite moderne tecnologie il nostro cervello a livello strutturale e funzionale, è proprio quella fatta da Giacomo Rizzolatti all’inizio degli anni 90’, che assieme ad alcuni colleghi scoprì una tipologia di neuroni presenti in molte aree del cervello, in particolare nella corteccia premotoria e parietale, che chiamò Neuroni specchio (Mirror neurons).
Rizzolatti, neuroscienziato italiano, attraverso i suoi esperimenti scoprì che questi particolari neuroni si attivavano non solo quando il soggetto eseguiva un’azione finalizzata a uno scopo, ma anche quando osservava un suo simile farlo, scoprendo quindi che la peculiarità di questi neuroni era proprio quella di permetterci di comprendere l’intenzionalità delle azioni altrui, ma non solo, anche stati d’animo e sentimenti.
Secondo la Teoria della simulazione di Lipps questo avviene tramite un’imitazione interiore dei movimenti e dei sentimenti altrui, e per poterlo fare è necessario quindi saper adottare un punto di vista diverso dal proprio.

Possiamo suddividere l’empatia in emozionale o cognitiva, la prima riguarda la comprensione delle emozioni e dei sentimenti, mentre la seconda la capacità di assumere la prospettiva dell’altro ad un livello più astratto. Inoltre bisogna distinguere empatia da comprensione, dove la prima fa riferimento a una mappatura delle informazioni sensoriali nelle strutture motorie che generano la stessa emozione nel cervello di colui che osserva, mentre la seconda è una semplice elaborazione che utilizza il ragionamento.
Nel secondo caso infatti l’osservatore DEDUCE l’informazione, ma non la prova, mentre nel primo, grazie al meccanismo a specchio viene indotto nell’osservatore lo stesso stato emotivo, ovvero proprio ciò che accade quando si dice “condivido la tua rabbia”.

Grazie a studi fMRI (Risonanza magnetica funzionale) si è scoperto inoltre che è possibile provare empatia anche solo osservando le espressioni di volti altrui in merito a sentimenti quali il disgusto, o come dimostra Tania Singer (Direttore del reparto “Neuroscienze sociali” al Max Planck Institute for Human Cognitive and Brain Sciences in Germania), per il dolore.

Dopo questa breve spiegazione scientifica in stile volo pindarico, torniamo sulla terraferma e tengo a sottolineare quanto l’empatia sia fondamentale nei rapporti umani, nelle relazioni familiari, nelle amicizie, nell’amore (in tutte le sue svariate forme, anche verso il prossimo, verso gli stranieri, verso i bisognosi di aiuto), ma anche nei rapporti lavorativi e soprattutto nel rapporto con i bambini, in quanto l’approccio che ci si aspetta dalla madre e dalle maestre dell’asilo, è proprio quello di provare empatia, riuscendo così a capire i bisogni del piccolo e a intervenire prendendosene cura nel migliore dei modi.

Se ognuno si sforzasse di provare empatia, dato che tutti noi siamo dotati di validi neuroni specchio, probabilmente sarebbe un mondo più umano e sensibile, "mettendosi nei panni degli altri", avremmo più comprensione l’uno per l’altro, le persone si aiuterebbero invece di guardare solo al proprio interesse, niente razzismo, niente xenofobia, niente paura e niente ignoranza, un mondo immerso nell’amore e nella sensibilità, gestendo i rapporti con gli altri con lo stessa cura e dedizione con cui una madre tratta il proprio bambino.
Spero che questa mia riflessione scientifico-umanistica possa essere stata di vostro gradimento, e spero di avervi fatto riflettere, con affetto,
Nicola

Fonti:

  • “Neuroscienze Cognitive” (M. Gazzaniga, R. Ivry, G. Mangun, Zanichelli)

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(Foto di proprietà dell'autore)

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Senza ombra di dubbio sono una persona dotata di empatia emozionale.
Nonostante il fatto che sono emotiva di mio, questo aspetto del mio carattere mi fa davvero comprendere meglio le persone e la considero una bella cosa.
Le tue riflessioni sono degne di applauso. Bravo!

Grazie @acquarius30 ti ringrazio davvero per il commento, e sono completamente d’accordo con te, anche nel mio caso considero l’empatia la mia arma numero uno! :)