Avete mai pensato a quanto tempo dedichiamo a parlare con altre persone? O di quanto ognuno di noi sente il bisogno non solo emotivo, ma anche fisico di relazionarsi con gli altri? Ebbene sì, l'uomo come sosteneva Aristotele è un vero e proprio " animale sociale" e oggi vorrei soffermarmi su quanto socializzare con qualcuno sia un esigenza vitale per l'uomo e, quali sono le conseguenze negative dell'esclusione sociale.
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Come tutti noi sappiamo, fin da sempre l'essere umano ha avvertito il bisogno di socializzare con gli altri, come un bisogno innato di soddisfare il proprio senso di appartenenza; non è un caso se i nostri antenati consideravano l'attaccamento come un modo dell'uomo di sopravvivere. Il bisogno di appartenenza, viene manifestato nel bambino già nei primissimi mesi di vita con l' attaccamento nei confronti della madre; questo attaccamento, con il passare degli anni e la crescita, assume forme differenti, in quanto riflette un sistema dinamico, in cui la necessità di amare o essere amati da qualcuno, si sposta dalla madre verso altre persone.
Per capire quanto siamo dipendenti gli uni dagli altri, basti pensare a come siamo felici quando siamo impegnati in una relazione il quale, inconsciamente, arriviamo a sentirci addirittura più sani e più in salute, o quando ci innamoriamo, che proviamo una gioia a dir poco infinita dove la maggior parte dei nostri soldi e del nostro tempo lo spendiamo in cosmetici, a prenderci cura del nostro corpo, a provare ogni mese diete diverse e vestiti più alla moda; aver bisogno degli altri ci permette di vivere.
Al contrario, nei casi in cui le persone vengono esiliate, imprigionate, escluse in qualche modo, oppure le vedove o tutti coloro che hanno perso qualcuno di molto caro, proveranno senza dubbio sensazioni di malessere, dove anche la percezione del tempo cambia perché sembra che passi con una lentezza infinita; inevitabilmente la perdita di contatti sociali, può portare problemi di solitudine, che possono sfociare in disturbi depressivi, dove il dolore che si innesca, è un dolore reale.
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IL FENOMENO DELL'OSTRACISMO
L'ostracismo, originariamente fa riferimento a una forma di condanna nell'antica Atene da parte dell'opinione pubblica verso quel cittadino ritenuto temibile o in qualche modo dannoso per la città, il quale veniva punito attraverso l'esilio, che poteva avere una durata di circa 10 anni. Tutt'oggi, in psicologia sociale questa parola viene ancora utilizzata per indicare il fenomeno dell'esclusione sociale e quindi il respingimento di una persona, o di un gruppo, da parte della comunità.
In tempi moderni l'ostracismo ha a disposizione un'elevata quantità di strumenti per essere messo in atto come per esempio i social network, o lo stesso Whats'app , dove si può mostrare una mancanza di attenzione e di interesse silenziando una chat o un gruppo; questi sono semplici, ma non poco banali, mezzi con cui questo fenomeno si rafforza maggiormente.
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Nell'ambiente lavorativo l'ostracismo può essere ricondotto concettualmente al mobbing, che consiste in una serie di atteggiamenti aggressivi di un gruppo di persone verso un'altro individuo. Questo tipo di violenza può essere di natura verbale o può essere praticata attraverso il silenzio; evitando la comunicazione, la persona isolata si sentirà respinta e indifferente agli occhi degli altri, più predisposta a svalutare sè stessa a livello sociale e a ridefinire la concezione delle proprie idee; in questi casi una della conseguenze sarà una bassa autostima.
Il problema principale si verifica quando il soggetto che si isola, viene considerato come problematico, "strano", di conseguenza non piace alle altre persone perché quest'ultime non sanno nè come rapportarsi con lui nè come rimediare al suo malessere in quanto il "diverso", ciò che è incompreso ad altri, non piace, è imbarazzante e sgradito; l'allontanamento, l'emarginazione diventano il comportamento più semplice e "comodo" da assumere in questo tipo di situazioni senza rendersi conto dei danni psicofisici che possono gravare sul soggetto.
Ma tutto ciò in che modo incide nel nostro cervello?
Nel 2003 l " American Association for the Advancement of Science " ha pubblicato uno studio di neuroimaging, ovvero tecniche utilizzate per visionare immagini cerebrali, hanno dimostrato attraverso un esperimento denominato CyberBall, come il dolore che si prova a livello sociale, sia molto simile a quello provato a livello fisico. L'esperimento consisteva nel lanciare una palla virtuale in cui i concorrenti, alla fine esclusi, durante il gioco erano sottoposti a scansione; gli esiti furono che chi era stato escluso, mostrava la corteccia cingolata anteriore (ACC) maggiormente attiva. E' stato provato, inoltre, che la rimozione del cingolato causa un mancato attaccamento materno nelle madri di criceto; nelle madri umane, invece, la zona viene attivata all'udire le urla infantili. Si ritiene che l' ACC funzioni come una sorta di sistema che avverte quando si sta verificando qualcosa di sbagliato, non a caso è lo stesso che viene coinvolto quando si prova dolore fisico.
Ricerche correlate:
http://www.psicologiadellavoro.org/le-vittime-dell-ostracismo/
http://science.sciencemag.org/content/302/5643/290
https://carmelodimauro.wordpress.com/tag/corteccia-cingolata/
Essendo cresciuto tra gli anni 90 ed il 2000 ho vissuto appiena tutta l'epoca della digitalizzazione: dal primo modem all'ultra fibra, dalla scheda telefonica, all'ultimo iphone...dal "vengo a bussarti a casa" al "ti mando un vocale su whatsapp". Credo che la digitalizzazione abbia aumentato parecchio la facilità con la quale riusciamo ad estraniare gli altri dal nostro mondo, che diventano non indispensabili perché già abbiamo pronto il nuovo amico su facebook o il nuovo contatto su whatsapp...senza contare che la maggior parte di questi rapporti sono fittizi.
Involontariamente ti rifai al mio post di oggi: "Stare al mondo negli anni '90"...;)
Hai perfettamente ragione. Senza contare anche il fatto che oggi le persone sono molto più sensibili emotivamente, dove basta una "non risposta" o un'atteggiamento un pò più indifferente per innescare ansie e quant'altro; ci si sente molto più feriti dall'indifferenza
Interessante sarebbe un'analisi delle fonti informatrici dell'ACC. Chi o cosa, le dice, essere giusto o sbagliato?
Semplice: gli schemi mentali retaggio culturale della società in cui viviamo.
Per tal motivo dobbiamo quindi ritenerci schiavi della nostra stessa mente (ego)?
Personalmente credo di sì, a meno che non si riesca a mettere da parte la razionalità schematica "oggettiva" voluta da terzi a favore del proprio spirito libero.
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