Ho pensato molto a trattare questo argomento.
È difficile, anche a più di ogni 10 anni, aprirmi come in sala operatoria per dire come la penso è dura.
Durissima, l’ho vissuta male, era la prima volta che incontravo una figura che mi accompagna dalla nascita ed è stato un incontro duro, d’impatto.
La morte, questa “amica” che ti accompagna dal momento in cui nasci e ti saluta quando te ne vai.
“Quasi amici”
Foto di mia proprietà
“Il mio rapporto con la morte inizia a 17 anni
Dario muore in un incidente
I segni dell’accaduto son pesanti
Non so come comportarmi
Cosa aspettare da un futuro incerto
Oggi ci sei domani no e mi spavento
Mesi di paranoie lacrime
Chiuso in casa li che penso
Siamo piccoli puntini in quest'universo
Formiche sotto un cielo aperto
Con un piede sulla testa in ogni momento
Devo stare attento
E intanto li che attendo
La morte da un momento all'altro
Quasi a desiderarlo
Mi deprimo ma non farei mai nulla di tutto questo
Per mia madre, non voglio che ne soffra
Perciò vado avanti e la paura poi svanisce
Fino a un'altra botta
Lollo ci ha lasciato, ha deciso lui il suo futuro
Il mondo gli sta stretto
Saluta in solitudine con la lama di un coltello
sento di nuovo freddo
18 anni e tutti i problemi
Eppure non capisco l'insano gesto
Allo stesso tempo stimo il coraggio
Più vado avanti più sento il bisogno di dimenticarlo
ma non riesco è troppo forte
Paura e voglia di capire questa morte
Che ci accompagna dalla nascita
Li che guarda tacita
A 15 ho rischiato di incontrarla
Ma forse era troppo presto, collassato su quel letto
Il cuore che esplode dentro al petto
La pressione di un fantasma
Le lacrime di mamma
Che nonostante tutto mantiene la calma
La mattina il risveglio quasi una nuova nascita
Da lì ho capito che la vita è troppo preziosa per buttarla
Con una distrazione o per la depressione
Da allora affronto ogni situazione
Col sorriso sulla faccia
Sapendo che anche quando ti va male troverai un modo per farcela”
Da qui deriva la mia voglia di poter parlare ancora una volta con il mio amico, scomparso troppo prematuramente.
Per capire un po’ cosa si provi, per sapere se ci sia veramente un aldilà oppure saremo polvere.
Per riuscire a soddisfare il mio bisogno di certezza che la morte non garantisce.
Oltre che per sapere se potremo mai incontrarci nuovamente o è stato veramente un addio per sempre.
“Verso per un amico”
Foto di mia proprietà
“A volte trovo stupido parlarti con un testo
È quello che mi resta da quando è successo.
Quante cose ti sei perso e quanto abbiamo perso
Tutti son cambiati nessuno è più lo stesso,
Ma voglio che tu sappia che non è cambiato quello che sento dentro
Quello che sento no, non cambia
Son più di 10 anni che mi pongo la stessa domanda,
Un perché a cui non trovo una risposta per cui valga il prezzo della tua scomparsa.
Qui va tutto a casaccio, è nero il paesaggio
Da dove mi starai guardando sarà senz’altro meglio
Anche se mi chiedo nelle notti in cui son sveglio,
Dove sei finito dove sei sparito
Da quando sei partito quel mattino
Un pezzo di me è su quel motorino
In cerca di un sorriso in un vuoto infinito
Lasciato da un amico”.
Questi che ho riportato sono due versi di due canzoni diverse, ma che hanno in comune la nostra compagna di vita.
Purtroppo è un argomento delicato e posso solo esporre il mio parere focalizzandomi su due punti:
La morte come tragedia che però affascina e cattura nella sua rete, tramite mezzi come la depressione, paranoia e che quasi chiama a se i suoi contendenti.
Il secondo invece più umano, meno cupo e esoterico (passatemi il termine), di strazio e dolore che provoca in chi sopravvive ad un proprio caro e cerca un modo per superarlo.
Ripeto, è un argomento delicato e triste, ma che dal 2007 mi ha portato a formulare numerose domande.
Ho quindi voluto intavolare una discussione, perciò chiunque vogli dire la sua è più che ben accetto.