Oggi è la volta di Arabeske,op 18 che Schumann definì: debole e per signore. È un'opera in do maggiore dedicata alla signora Serre. Qui assistiamo a un modo di fare musica che boccia pentagrammi ostici, difficili come è sempre stata la musica classica, in ossequio a una scrittura musicale elegante, forse proprio perché dedicata ad una donna. È stata un'opera, forse tra le più amate dai pianisti che induce alla musicalità con linguaggi semplici. Il tema principale è tenue e con la sua leggerezza quasi ipnotizza l'ascoltatore che ha capito e "sentito" bene, e l'esecutore che con tanta maestria dà un'interpretazione fuori dagli schemi. Il tema in do maggiore viene interrotto da due tempi, il primo che sa di onirico, il secondo che induce il canto al ritmo di una marcia. Quest'opera di fatto, pullula di vita e la particolarità è proprio questa, che questa vitalità viene resa in un modo quasi normale, sobrio, che riesce a unire cromatismi diatonici. Riappare più volte l'idea principale, in diversi momenti musicali dello stesso tema e i toni avviano all'evanescenza geniale del finale che fa presa sul pubblico, tanto quanto era riuscito a fare Carnaval, che con il suo stile rapsodico aveva rapito l'attenzione di tutto il piccolo e grande pubblico.
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