ROBERT SCHUMANN stato d'animo o riflessione.

in #ita7 years ago

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Vi invito ad una riflessione lettori. Le centinaia di titoli che sono quasi tutta la musica di Schumann rappresentano qualcosa di unico, non sono elementi di richiamo e non riflettono uno stato d'animo, ma sono fasi di un'autobiografia che in parte non si riesce a decifrare o non si può confessare. O una fame di musica, lasciata libera solo sbizzarrendo la propria fantasia senza scontarne la vergogna. Un suo collega, LISZT, fece sfoggio di titoli per esprimere al meglio le sue pagine pianistiche, e CHOPIN non incline a dare ai suoi ascoltatori una piccola traccia letteraria, quale può essere un titolo. Infatti le sue composizioni si chiamano notturni, mazurche, sonate ma nulla di più.

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Più di qualcuno ci provò a dare titoli come la caduta di varsavia, il valzer dell'addio, la goccia ma Chopin bocciò tutte le proposte. Invece Liszt... apres une lecture du dante... e altro titolo ancora più farraginoso. Mendelssohn fece anche peggio: inventando 48 pezzi per pianoforte fatti apposta per avere altrettanti titoli coniò LIEDER OHNE WORTE, cioè romanze etc anche canti senza parole. Gli ammiratori delusi da Brahms. All'apertura della terza sonata per pianoforte op. 5 ci si rende conto che l'andante è preceduto da una citazione che è composta da tre versi. Poi Brahms non l'ha più fatto perché capiva che la moda dei titoli altisonanti stava passando o stava trasmigrando nella musica di consumo. Eravamo alle soglie del nuovo secolo e da snob DEBUSSY propose una nuova edizione delle opere pianistiche intitolate solo preludi, studi e per pianoforte. Qui si ha la sensazione che la stagione del pianoforte avutasi con la SONATA PATETICA si stesse per concludere.