Siamo intorno al 1840 quando Schumann ripropone il tema della festa con quello che è ritenuto uno dei suoi massimi capolavori: Carnaval. Schumann è portato a descrivere un universo di sonorità molteplici dove vengono fuori moltissimi personaggi e situazioni espresse con una scrittura matura e un' interpretazione musicale molto commossa. L'esuberante giovinezza occupa il posto dell'amara conclusione dei Papillons. Ma chi capisce di pianoforte si rende subito conto del passo stanco di Pierrot, del melodizzare di Eusebius, attimi in cui i ritmi chiassosi delle feste si abbassano di tono per dare il posto a meditazioni sconsolate.
Ma prevale la voglia che la vita sia un evento da portare avanti con gioia e coraggio: questi i motivi che caratterizzano le danze oggettive. E qui abbiamo l'impeto di Florestan, il saltellare di Arlecchino, il geniale ma demoniaco Paganini che si affiancano a Chiarina, ad Estrella e alle lettere danzanti che suggellano un chiaro inno sentimentale. Completano il tutto le note musicali riguardanti Coquette e Reiconnessance il dialogo tra due maschere che incontrandosi si riconoscono "a pelle". La diversità degli individui pare prevalere sulle angosce solitarie del genio musicale. Carnaval esprime un periodo felice nella vita dell'artista che ha sempre alternato a questi frangenti momenti apatici in una depressione che lo divorava.
P.s le immagini riportate sono di by timolino70